FEMMINICIDIO DI CISTERNA, SODANO NON RISPONDE MA CONFERMA. NELLA SUA AUTO TROVATI SACCHI NERI E NASTRI

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Christian Sodano
Christian Sodano

Duplice omicidio di Cisterna di Latina, finito l’interrogatorio per la convalida dell’arresto del maresciallo della Guardia di Finanza

Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Giuseppe Cario, ha convalidato l’arresto di Christian Sodano, il ventiseienne maresciallo della Guardia di Finanza accusato del duplice omicidio di Nicoletta Zomparelli (19 anni) e Renèe Amato (46), rispettivamente sorella e madre della sua ex-fidanzata Desyrèe Amato, avvenuto martedì pomeriggio, 13 febbraio, a Cisterna di Latina. 

“È chiaramente addoloratissimo e distrutto dopo una tragedia del genere”, hanno dichiarato ai microfoni dei cronisti gli avvocati difensori Lucio Teson e Leonardo Palombi al termine dell’interrogatorio di convalida del fermo che si è tenuto nel carcere di via Aspromonte di Latina.

Sodano, infatti, in un interrogatorio durato dieci minuti, si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al Gip di Latina, dichiarando spontaneamente di rimettersi a quanto già dichiarato al Pubblico Ministero Valerio De Luca e agli investigatori della Squadra Mobile che lo hanno arrestato la sera stessa del delitto. Come dopo la mattanza, Sodano è apparso freddo, senza una parola di pietà per le sue vittime o per l’ex fidanzata, nonostante le dichiarazione dei suoi legali.

Per lui, naturalmente, il Gip Cario ha disposto, confermandola, la custodia cautelare in carcere in quanto c’è pericolo di fuga. Infatti, come riportato nell’ordinanza del Gip Cario, Sodano, dopo aver ucciso le due donne a Cisterna, si è messo alla guida della sua auto Audi Q3 a tutta velocità, tanto da essere fermato da una pattuglia dei Carabinieri, chiaramente non a conoscenza di ciò che era successo. Il giovane, che ha detto ai militari dell’Arma di essere un collega, in quanto finanziere, era stato invitato ad andare a velocità ridotta con l’auto. Secondo il ragionamento del magistrato, Sodano avrebbe potuto confessare subito ai Carabinieri, ma non lo ha fatto. Da qui, il concreto pericolo di fuga e la misura restrittiva del carcere.

Come noto, Sodano ha già confessato il delitto delle due donne, pur sostenendo di non aver mai voluto uccidere Desyrée: “Volevo suicidarmi, loro hanno visto la pistola e si sono messe a urlare. Non so perché ho sparato a Renée e Nicoletta. Se avessi voluto uccidere Desyrée lo avrei fatto. Ma non ho voluto”.

Una tesi che sembra confermata anche dalle parole della ragazza, la quale ha spiegato che, ad un certo punto, sarebbe stato proprio Sodano a piangere, dopo aver sparato alla madre e alla sorella, e a chiederle di sparare contro di lui. Dopodiché, non fidandosi, la stessa 22enne, Desyrée è scappata via temendo che per la sua sorte e chiedendo aiuto a un gestore del distributore di benzina vicino casa: “Mi sta inseguendo, aiutami”.

In fase investigativa, però, è spuntato un particolare inquietante. I poliziotti, sequestrando l’auto Audi di Sodano, hanno trovato uno zainetto nero sul sedile posteriore. All’interno c’erano delle buste di plastica nera, un paio di guanti, un nastro adesivo e anche un un paio di manette da poliziotto e un manganello telescopico. Particolari che hanno riportato alla memoria il piano di premeditazione adottato da Filippo Turetta per uccidere la fidanzata Giulia Cecchetin.

Solo una suggestione al momento perché dovrà essere la Procura a valutare l’ipotesi della premeditazione oltreché a quella dell’omicidio volontario già contestato a Christian Sodano. Sul ragazzo, però, ancora si scava per capire quale fosse il suo reale temperamento, celato dal fatto di essere parte di una famiglia specchiata, per di più di servitori dello Stato. Problemi anche con la sua ex fidanzata e probabilmente una certa predisposizione al gioco d’azzardo. E tanti soldi spesi.

Il 26enne, ad ogni modo, ha giustificato la presenza di manette e manganello con il ricordo della madre defunta, che è stata un agente della Polizia di Stato. Sul resto, si vedrà in fase di avviso di conclusione indagine.

L’ARRESTO – L’arresto di Sodano, come noto, risale a martedì sera, quando gli agenti della Squadra Mobile di Latina, guidati dal vice questore Mattia Falso, su disposizione della Procura, hanno eseguito il suo decreto di fermo di indiziato di delitto.

L’attività di indagine ha avuto origine dalla segnalazione effettuata alla Questura di Latina nel pomeriggio dallo zio del ragazzo, il quale ha riferito che quest’ultimo aveva sparato a due persone e si stava dirigendo verso Latina. Dopo aver raccolto le prime informazioni utili all’individuazione del luogo dove il 26enne si stava dirigendo, gli agenti della Squadra Mobile si sono recati immediatamente presso un’abitazione sita nel quartiere Q4, in Via Sgambati, trovando il ragazzo affacciato alla finestra.

Una volta all’interno dell’appartamento, il 26enne ha subito riferito che poco prima, all’esito di una lite dovuta a motivi sentimentali, aveva sparato con la pistola d’ordinanza — rinvenuta dagli agenti su di un divano presente nel salone — alla madre e alla sorella della sua fidanzata.

Contestualmente, altro personale della Squadra Mobile e del Commissariato di Cisterna di Latina si è recato presso l’abitazione dove è avvenuto il fatto, all’interno della quale sono stati rinvenuti i corpi delle due donne, attinte da alcuni colpi d’arma da fuoco.

Desyrée Amato, in stato di shock, è stata trovata e soccorsa per strada. Secondo quanto ricostruito anche grazie alle dichiarazioni rese da quest’ultima, il ragazzo, all’esito di una lite avvenuta all’interno dell’abitazione, avrebbe impugnato l’arma di ordinanza, alla vista della quale la fidanzata è fuggita urlando e si è rifugiata nel bagno (leggi approfondimento di seguito).

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Udite le grida della ragazza, sono accorse in suo aiuto la madre e la sorella, le quali sono state fatte oggetto di alcuni colpi d’arma da fuoco da parte dell’indagato. Dopo averle colpite, il 26enne si è diretto verso il bagno, prendendo a calci la porta, provocandone la rottura di una parte.

A quel punto, la ragazza scappata di nuovo ha raggiunto la camera della sorella al fine di fuggire dalla finestra, ma è stata anche qui raggiunta da Sodano per poi riuscire a fuggire un’ultima volta e rifugiarsi dietro una legnaia del giardino di casa. Da lì ha udito l’esplosione di altri due colpi di pistola ed è quindi fuggita in strada, passando da un buco della rete di recinzione dell’abitazione. In tutto, per la mattanza di Cisterna, sono state esplosi nove colpi di pistola.

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