STRAGE DI CISTERNA, I CONSULENTI ACCUSANO I DUE MEDICI: “A CAPASSO CONSIGLIARONO UN PERCORSO DI FEDE”

Luigi Capasso (foto proflo facebook)
Luigi Capasso (foto profilo facebook)

Prosegue il processo sui medici che consentirono a Luigi Capasso di ottenere la sua pistola: oggi la prima udienza col nuovo giudice

È ripreso il processo, davanti al giudice monocratico del Tribunale di Latina, Enrica Villani, che vede sul banco degli imputati, accusati di omicidio colposo, i due medici Quintilio Facchini e Chiara Verdone, quest’ultima medico militare a Velletri, mentre il primo medico di fiducia di Luigi Capasso, l’appuntato dei Carabinieri che, il 28 febbraio 2018, in località Le Castella, a Cisterna di Latina, uccise le due figlie dell’età rispettivamente di 9, Martina, e 13 anni, Alessia. A quel folle quanto terribile piano criminale sopravvisse miracolosamente la moglie Antonietta Gargiulo. Capasso, dopo aver ucciso le figlie e ferito la moglie, si suicidò.

Secondo l’accusa, i due medici Verdone, assistita dall’avvocato Cassoni, e Facchini, difeso dagli avvocati Lazzari e Mariani, avrebbero agevolato la restituzione della pistola di ordinanza all’allora Carabiniere Capasso, redigendo due referti favorevoli. Insieme all’ex moglie di Capasso, Antonietta Gargiulo, nel processo, è parte civile anche l’associazione “Differenza Donna” che ha realizzato un centro intitolato alle vittime, Alessia e Martina. 

Leggi anche:
STRAGE DI CISTERNA, REFERTI FAVOREVOLI PER L’ARMA: RESPINTE DI NUOVO LE RICHIESTE DELLA DIFESA

Interrogati dai pubblici ministero Daria Monsurrò e Giuseppe Bontempo, oggi, 2 maggio, sono sfilati diversi testimoni dell’accusa, tra cui, per prima, un’amica molto stretta di Antonietta Gargiulo che ha ripercorso, non senza momenti di intensa emotività, gli ultimi periodi antecedenti agli omicidi commessi dal Carabiniere.

Il quadro che ne è uscito fuori, corroborato dalle testimonianze dei consulenti medici dell’accusa, è che Capasso fosse affetto da rilevanti disturbi psichici. Una persona non equilibrata e che più volte aveva picchiato la moglie, prima che questa si decidesse a chiedere la separazione.

Non solo, perché Capasso aveva una app con cui localizzava la moglie Antonietta Gargiulo e la seguiva virtualmente in tutti gli spostamenti, senza contare che riusciva a captare anche i messaggi che le arrivavano in entrata e che la donna scriveva in uscita. In pratica, l’ex miliare era ossessionato e convinto che la moglie lo tradisse – circostanza non vera e smentita più volte anche dalla stessa amica che ha testimoniato -, ragion per cui spesso i due litigavano e Capasso arrivava ad alzare le mani.

La donna, interrogata oggi, ha spiegato di come Capasso, in un episodio, picchiò la moglie perché era arrivato un messaggio da un collega. L’atmosfera in casa era pura tensione tanto che l’amica di Antonietta Gargiulo ha raccontato di un episodio straziante in cui vide le due bambine, poi vittime della furia del padre, abbracciate mentre pregavano Gesù Cristo. “C’erano litigi continui, Antonietta era sempre preoccupata, mentre lui voleva stare con le bambine ma loro avevano paura del padre“.

In questo clima oggettivamente tremendo, Antonietta Gargiulo si era decisa ad attivare le procedure per la separazione non consensuale. Non trattiene le lacrime, l’amica della donna quando racconta in aula il fatidico giorno del 28 febbraio 2018 quando un’altra amica la chiamò di prima mattina, intorno alle ore 8, per dirle che in televisione erano comparsi i titoli che davano conto di un carabiniere che aveva sparato alla moglie e che si era rinchiuso in casa con le figlie. “Io andai a Cisterna e strada facendo chiamai Antonietta e mi rispose Capasso. Mi disse “bastarda, è tutta colpa tua ora se Antonietta è in ospedale e le bambine sono morte, le ho ammazzate”. Io pensavo me lo stesse dicendo per spaventarmi, poi ho sentito un carabiniere che disse a Capasso di attaccare il telefono e di parlare solo con loro”. Erano gli attimi in cui i Carabinieri erano intervenuti per cercare di fare desistere Capasso: un obiettivo che, come noto, non fu raggiunto, dal momento che l’uomo si suicidò.

Nel pomeriggio di una udienza iniziata intorno alle 10,30 e durata fino alle ore 18, sono stati ascoltati altri testimoni: si tratta dei consulenti medici nominati dalla Procura. Il giudizio è stato netto: Capasso soffriva di disturbo della personalità e già nell’aprile 2006 aveva evidenziato criticità nella sua psiche. Da una relazione medica citata da uno dei consulenti, risultava che in lui venne identificato un disturbo da stress. Eppure, secondo i consulenti medici, né Verdone, medico militare, né Facchini, medico di fiducia, avevano individuato particolari patologie in Capasso, nonostante che l’uomo era stato in cura da due specialisti psichiatri e che la stessa Arma aveva disposto visite per lui.

Piuttosto rilevante l’episodio citato da uno dei consulenti medici della Procura: nel periodo del 2017, infatti, il medico di base e oggi imputato, Facchini, non solo non avrebbe individuato alcuna patologia, ma aveva suggerito a Capasso un percorso di fede cristiana. Nessuna cura, ma avvicinamento a Dio.

I consulenti hanno ribadito nella loro testimonianza che Capasso poteva essere definito, invece, come una persona incline a mentire e dissimulare, con elementi paranoidei e, con il senno di poi, psicopatici. Successivamente, il 22 novembre 2017, a pochi mesi della strage, il medico Verdone avrebbe attestato l’assenza di psicopatologie in atto. Il pubblico ministero Giuseppe Bontempo ha fatto, poi, acquisire al Tribunale una relazione del consultorio di Cisterna che si occupava della famiglia.

Il processo riprenderà il prossimo 20 giugno quando saranno ascoltati alcuni Carabinieri che erano in servizio con Capasso prima della tragedia di oltre sei anni fa.

Articolo precedente

“I PUBBLICANI”, VIOLENZE E PESTAGGI A LATINA. ARTUSA: “MAI PICCHIATO PEZZANO. DA QUANDO SONO USCITO DAL CARCERE, SONO PERSEGUITATO”

Articolo successivo

IL PARMA VOLA IN SERIE A GRAZIE AI FORMIANI PECCHIA E FERRONE

Ultime da Giudiziaria