Cimitero di Sezze: la situazione delle cappelle nel camposanto è ancora fuori controllo, la testimonianza di una cittadina
A raccontare la vicenda, e ad appellarla “breve storia triste di un appuntamento presso l’ufficio tecnico del Comune per la questione Cimitero“, è Annalisa Savelli, per inciso rappresentate dell’Associazione Plastic Free Odv Onlus.
Savelli, sulla pagina Facebook “Basta Bruciare Plastica a Sezze”, ha riportato un episodio che fissa la cronicità di una mala-gestione. Ma, almeno per questa volta, non si tratta di orrori ambientali che spesso vedono la setina in prima linea, ma della madre di tutte le questioni a Sezze che ha attirato su di sé, negli ultimi tempi, l’attenzione di informazione, magistratura e cittadinanza sospesa tra indignazione e rabbia: stiamo parlando, ovviamente, del cimitero di Via Bassiano.
Scandali e ombre non hanno ancora smesso di far discutere a Sezze, nonostante le dimissioni di una Giunta a marca Partito Democratico travolta dalla vicenda che ha interessato l’ex custode del cimitero Fausto Castaldi e tutti coloro che hanno tratto beneficio da una gestione allegra e tremenda del luogo sacro.
L’attuale Commissario prefettizio Raffaele Bonanno, capendo la gravità della situazione, il 20 aprile scorso, ha approvato una delibera, con i poteri della Giunta, propedeutica alla costituzione di un gruppo di lavoro. Troppo il peso di una storia che ha evidenziato, almeno in fase di indagine dei Carabinieri del Comando Provinciale di Latina, mercimonio di loculi, affari illeciti, sesso a pagamento e probabilmente droga.
Sulla scorta della delibera del Commissario, il Settore Servizi Edilizia Privata/Cimitero ha disposto una determina con cui sono stati nominati i componenti del gruppo di lavoro che deve operare sul Cimitero di Via Bassiano, non prima di avere compiuto un’istruttoria su ciò che in molti giudicano un rebus dai tanti pezzi ancora mancanti.
“Nel corso dello svolgimento delle attività d’Ufficio – si leggeva nella determina – è stata rilevata la presenza di molteplici criticità legate ad un’anomala gestione, nel tempo, del Cimitero Comunale, la quale, ha delineato uno stato dei luoghi parzialmente difforme da quanto in atti, comportando l’esigenza di procedere ad un’analisi approfondita degli stessi, tramite attività ricognitive finalizzate a verificare le sepolture, i manufatti realizzati ed, altresì, provvedere all’aggiornamento dell’anagrafe cimiteriale“.
Del gruppo di lavoro fanno parte due unità di supporto tecnico, due unità di supporto amministrativo e un’unità di supporto legale individuata nell’esperto avvocato del Foro di Latina, nonché Commissario dell’Ordine degli Avvocati pontini, Giacomo Mignano.
Tuttavia, a giudicare da quanto scritto da Savelli nella sua denuncia pubblica, pare che il lavoro di mappatura delle criticità interne all’amministrazione del cimitero sia ancora lungo, lunghissimo. E sì che il Commissario Bonanno ha chiesto esplicitamente che lo screening degli orrori gestionali sia compiuto prima che Sezze torni al voto.
“Insieme a mio padre di 80 anni – scrive Savelli – mi sono recata presso gli uffici comunali per verificare se la nostra cappella di famiglia costruita prima degli anni ’50 e intestata al nonno di mio padre fosse in regola. Ci paghiamo la corrente, e non abbiamo mai ricevuto lettera dal Comune per altre questioni, solo la bolletta della luce”.
“Premetto – continua Savelli – che ho chiamato ieri per sapere cosa dovevamo fare e una signora mi ha detto che obbligatoriamente dovevamo presentarci di persona, senza appuntamento e fare la fila. Arrivati oggi, il ragazzo gentilissimo ci ha detto che bastava un semplice accesso agli atti.
Mentre compilavo, una signora digrignava i denti dicendo che la cappella non ha nessun titolo. Ci sono 7 defunti lì dentro, compresa mia madre, e praticamente in malo modo diceva che non si può fare nulla, non sapeva assolutamente il da farsi e che il problema non la riguardava“.
“Le ho chiesto di dirmi il suo nome – incalza Savelli – ma mi ha detto che non era tenuta a dirmelo…peccato che aveva davanti un impiegata pubblica che il nome è obbligata ad attaccarlo in petto con il cartellino e foto, e che mai si è azzardata a rispondere ad un utente in quel modo. Quando ho detto alla signora: “scusi se la cappella non è in regola come hanno fatto a farci entrare mia madre?”.
Ecco, una bella domanda la cui mancata risposta è tremendamente drammatica e non se non si trattasse di defunti dolore verrebbe quasi da piegare l’episodio a letteratura macabra e grottesca.
“Il camposantaro che ci ha autorizzati – aggiunge Savelli – e che a quei tempi non era neanche quello attuale, non era un impiegato comunale? Mi dica lei come ci avete fatto ad autorizzare? Se io vado da un impiegato comunale che mi dice puoi entrare al cimitero nella cappella che da decenni è di proprietà, lo faccio. A chi avremmo dovuto chiedere?“.
A chi dovrebbero chiedere i cittadini? Legittima come questione, se non fosse altro che a Sezze di regole, all’interno della struttura del cimitero, non se ne sono mai rispettate molte. Anzi, c’era persino chi vi lucrava. Basti pensare che. a fronte di un regolamento oltremodo preciso e complesso, la via è stata quella di non rispettarlo in toto. E i cittadini non hanno fatto altro che seguire le “regole” stabilite arbitrariamente da chi ha avuto per anni in mano la gestione del cimitero, senza controlli e con varie compiacenze – non a caso nell’operazione Omnia, come noto, sono coinvolti l’ex vice sindaco e un ex dipendente del Comune.
Non tutti ovviamente hanno agito in tal modo: grossomodo su 8mila autorizzazioni nella struttura cimiteriale, 5mila sono fuori regola nel senso che chi pensava di avere tutto a posto, alla fine non ha con sé né concessione dell’area, né titolo demaniale, né titolo edilizio. E alla fine dei conti, come accade in molte realtà dello Stivale, e per più di un ambito, chi voleva rispettare le regole non aveva davanti a sé nessun ostacolo a parte la burocrazia e la fatica delle procedure amministrative. Ecco perché ci sono circa 3mila utenze con tutte le carte messe al posto giusto.
È chiaro, però, che non mancano i casi in cui un ex custode come Castaldi diventava per un cittadino rispettoso delle regole una montagna dura da scalare: si ricordi l’episodio, citato nelle carte d’indagine dell’inchiesta Omnia, in cui un cittadino si è ribellato ed è finito male: umiliato e picchiato.
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