VOTO DI SCAMBIO POLITICO MAFIOSO: AL VIA GLI INTERROGATORI PER L’EX SINDACO DI ANZIO E GLI ALTRI

L'ex Sindaco di Anzio Candido De Angelis
L'ex Sindaco di Anzio Candido De Angelis

‘Ndrangheta ad Anzio: sarà interrogato anche l’ex Sindaco Candido De Angelis. L’ipotesi è voto di scambio politico mafioso

Sono stati raggiunti dagli inviti a comparire per domani, 12 aprile, dinanzi al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma, l’ex sindaco di Anzio, Candido De Angelis che, insieme agli ex consiglieri comunali Cinzia Galasso, Giuseppe Lucia Pascucci, Gualtiero Di Carlo e all’ex assessore Giuseppe Ranucci, dovranno rispondere di voto di scambio politico-mafioso.

A darne notizia è il quotidiano “Il Messaggero”.

Come noto sin da ottobre 2022, infatti, i sostituti procuratori della Procura di Roma hanno indagato anche l’ex primo cittadino di Anzio che, insieme al comune di Nettuno, è ancora sotto commissariamento per infiltrazioni della ‘ndrangheta. Secondo le ipotesi degli inquirenti, gli esponenti politici avrebbero intrattenuto rapporti con alcuni dei coinvolti nella maxi operazione di Direzione Distrettuale Antimafia e Carabinieri di Roma denominata “Tritone”. Tra di loro, per l’appunto, l’ex sindaco di centrodestra e anche l’ex Assessore ai lavori pubblici Giuseppe Ranucci (Forza Italia).

Già in passato erano emerse intercettazioni indirette che menzionavano il sindaco. L’indagine per voto di scambio politico-mafioso avrebbe visto iscritto De Angelis già tre anni fa.

Dopo l’avviso di conclusione indagini per 66 indagati nell’operazione “Tritone”, la Corte d’Appello di Roma, lo scorso marzo, ha confermato la sentenza di primo grado per gli imputati del processo Tritone che avevano scelto il rito alternativo, ossia l’abbreviato.

Giudicati col rito abbreviato, il Gup Saulino ha condannato a 20 anni di reclusione, tra gli altri, Bruno Gallace, Vincenzo Italiano, Gregorio Spanò e Fabrizio Schinzari e ha rinviato a giudizio un’altra trentina di imputati, tra cui Giacomo Madaffari, che hanno scelto il rito ordinario e che saranno giudicati presso il Tribunale di Velletri. A tutti e 25 gli imputati che hanno optato per il rito abbreviato sono stati inflitti complessivamente 260 anni di carcere. Tra le condanne anche qualche assoluzione per alcuni degli imputati.

Confermata, quindi, l’associazione mafiosatra Anzio e Nettuno era stata impiantata una locale di ‘ndrangheta autonoma e riconosciuta dalla “mamma” calabra. Una sentenza certificata ora anche dai giudice della Corte d’Appello. Una vera e propria cellula autonoma, gestita dai Gallace, Perronace, Tedesco e Madaffari, che si muoveva nel litorale sud capitolino a pochi passi dalla provincia di Latina.

Diversi i reati contestati a vario titolo: associazione mafiosa, associazione finalizzata at traffico internazionale di sostanze stupefacenti aggravata dal metodo mafioso, cessione e detenzione ai fini di spaccio, estorsione aggravata e detenzione illegale di arma da fuoco, fittizia intestazione di beni e attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti aggravato dal metodo mafioso.

“Le indagini per scambio elettorale politico mafioso sull’ex sindaco di Anzio e quattro esponenti della sua maggioranza di centrodestra aprono a scenari preoccupanti. Il quadro accusatorio rafforza l’immagine di una commistione tra politica e organizzazioni criminali dopo lo scioglimento per mafia del comune del litorale romano deciso nel novembre del 2022”. Lo afferma in una nota la senatrice Enza Rando, responsabile Legalità e lotta alle mafie del Partito Democratico e componente della commissione Antimafia.

“In particolare – sottolinea Rando – dalle indagini emerge il potere coercitivo di alcune famiglie delle ‘ndrine locali sulle amministrazioni di Anzio e della vicina Nettuno, guidate da esponenti di Fratelli d’Italia e Lega”.

“Abbiamo già raccolto elementi dalle importanti audizioni dei commissari prefettizi di Anzio e Nettuno – conclude la senatrice Pd – ma chiederemo che la commissione Antimafia torni a riunirsi sui due comuni del litorale alla luce delle indagini sui rapporti tra mafia e politica che emergono oggi”.

“La notizia apparsa a mezzo stampa, secondo la quale nelle elezioni del Comune di Anzio, già sciolto per mafia, alcuni esponenti delle Destre locali avrebbero usufruito dei favori di alcuni boss criminali, conferma un problema di legalità nei partiti della maggioranza di governo, nonché di credibilità quando si parla di lotta alle mafie e alla corruzione. In un contesto politico di questo tipo, evidentemente permeabile al malaffare, è incredibile che si attacchino quotidianamente tutti gli strumenti dello Stato contro la corruzione e l’utilizzo fondamentale delle intercettazioni. Giorgia Meloni la smetta di lavorare per l’impunità, lavori invece per la trasparenza e per la giustizia”.

Lo afferma il presidente dei deputati M5s Francesco Silvestri, in una dichiarazione congiunta con gli ex consiglieri comunali di Anzio Alessio Guain e Rita Pollastrini e Marco Cesarini, Rappresentante del Gruppo Territoriale M5s di Anzio.

Articolo precedente

RICOTTE PONTINE DALL’ESTERO, COLDIRETTI DENUNCIA IL CASO AL BRENNERO

Articolo successivo

DISTURBI ALIMENTARI: IL CONVEGNO DELL’ARCIDIOCESI A FORMIA

Ultime da Giudiziaria