ROSA DEI VENTI A FONDI, LA CASSAZIONE SALVA TUTTI: NESSUNA CONFISCA

Corte di Cassazione
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Prescrizioni e proscioglimento per tutti gli imputati, no alla confisca dei 68 villini facenti parte del residence “Rosa dei Venti” nel Comune di Fondi

Durava da venti anni la vicenda urbanistica e penale riguardante il complesso immobiliare realizzato nei pressi della Flacca chiamato “Rosa dei Venti”. Complessissimo l’iter che ha portato, ora, al proscioglimento degli imputati (già prescritti da illo tempore) e, sopratutto, al no della condisca degli immobili. E non poteva essere altrimenti, considerati i tempi elefentiaci e la selva di pronunce e ricorsi susseguitisi negli anni. Ma, a farla da padrone, è la pronuncia della Cassazione del 30 gennaio scorso che è già intervenuta in merito ad altre confische inserite in altri processi.

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LE TAPPE – A maggio del 2000, con un sequestro d’urgenza, l’allora sostituto procuratore Gregorio Capasso, ora Procuratore Capo a Tempio Pausania, fece apporre i sigilli ai 68 immobili. L’accusa era di lottizzazione abusiva sebbene fosse burocraticamente tutto in regola: gli uffici comunali avevano rilasciato ai costruttori le concessioni edilizie e c’erano tutti i pareri a posto da parte del Ministero competente e della Regione Lazio. Tuttavia, secondo il pm si era di fronte a concessioni edilizie illegittime, conseguenza di abuso d’ufficio e false attestazioni da parte dei dirigenti comunali.

Tre anni dopo, nel 2003, tutti gli imputati, costruttori e tecnici comunali, vennero rinviato a giudizio, e nel settembre dello stesso anno iniziò il processo. Gli immobili, invece, vennero dissequestrati in favore di chi aveva concluso gli acquisti dei villini.

Sei anni dopo, a marzo 2009, il Tribunale di Latina, dopo aver disposto un rinvio nell’attesa di una sentenza della Corte costituzionale e della Corte di giustizia europea, che avrebbero dovuto decidere se fosse legittimo confiscare immobili anche nel caso di proscioglimento degli imputati e anche in danno dei terzi compratori in buona fede (ndr: un provvedimento che, come suddetto, è arrivato di recente da altra Corte), si pronunciò e dichiarò prescritti tutti i reati per gli imputati, ordinando contemporaneamente la confisca di tutti gli immobili compresi quelli già comprati da terze persone.

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Le difese dei due costruttori, Umberto Marazzi e Giovanni Diana, si appellarono, contestando irregolarità della sentenza e chiedendo l’annullamento.

La confisca, secondo i legali, avrebbe comportato un danno economico sia a coloro che, estranei all’eventuale comportamento illecito, avevano acquistato i villini, sulla base di concessioni edilizie e pareri del Comune di Fondi, sia per i due costruttori Marazzi e Diana che avrebbero potuto far fronte, dopo la confisca degli immobili agli acquirenti terzi, ad azioni per il risarcimento dei danni da parte dei medesimi. Tradotto: rischiavano conseguenze poiché eventuali responsabili di aver venduto delle patacche, poi rivelatesi immobili non autorizzati, abusivi e persino confiscati dal Tribunale.

A maggio 2013, la Corte d’Appello di Roma, però, levò d’impaccio i costruttori e accolse gli appelli, dichiarando la nullità della sentenza e della confisca e rinviando gli atti al Tribunale di Latina per un nuovo processo.

Ad ottobre 2013, la Corte Europea stabilì che non si può confiscare la lottizzazione abusiva a seguito di prescrizione senza un processo che abbia accertato l’esistenza o meno del reato.

Cinque anni dopo, a giugno 2018, la medesima Corte Europea, stavolta disposta nella sua più alta composizione – Grand Chambre -, tuttavia ribaltò tutto e si pronunciò consentendo la confisca a seguito di prescrizione e senza accertamento del reato.

A febbraio 2020, come accennato in precedenza, la Cassazione a Sezioni Unite informò che non è più possibile disporre la confisca urbanistica di un immobile se il reato di lottizzazione abusiva è da ritenersi prescritto prima della fine del primo grado.

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Ecco allora, finalmente arrivati ad oggi, che, come in altri casi recenti (vedi i link nell’articolo), il Tribunale di Latina ha emesso una sentenza di prescrizione del reato per tutti gli imputati senza disporre la confisca, perché in precedenza non è stato accertato se vi fosse o meno il reato di lottizzazione abusiva.

Prosciolti tutti quanti, sia i costruttori che gli altri 11 imputati, tra tecnici e componenti della commissione edilizia.

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