DONNA SEQUESTRATA ALL’EX SVAR: INIZIA IL PROCESSO, IL 46ENNE NON DEVE PIÙ RISPONDERE DI VIOLENZA SESSUALE

EX SVAR

Ex Svar, degrado nel sito dismesso: iniziato il processo a carico dell’uomo accusato di aver sequestrato una donna

Il processo che si svolge davanti al giudice monocratico del Tribunale di Latina, Mario La Rosa, ha visto già un capo d’imputazione cadere.

Ad aprile 2023, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Giuseppe Molfese, aveva convalidato l’arresto del 46enne marocchino Rachid Lekbiba accusato di sequestro di persona e violenza sessuale. Lo stesso gip, su istanza dell’avvocato difensore Maria Antonietta Cestra, la violenza sessuale è caduta, a seguito di alcune foto mostrate dalla stessa difesa che dimostrerebbero buoni rapporti tra imputato e persona offesa, ossia la donna sequestrata nel complesso dell’ex Svar la quale aveva conosciuto l’uomo alla Stazione Termini di Roma.

Nell’udienza che si è svolta lunedì scorso, sono sfilati alcuni testimoni di polizia giudiziaria, ossia gli agenti di Polizia di Stato che hanno ricostruito i contorni della vicenda e dell’inchiesta portata a termine l’anno scorso

Il caso risale al 24 aprile 2023, quando la Polizia di Stato aveva fatto scattare le manette per il 46enne che è risultato, per l’appunto, accusato di sequestro di persona dopo aver accolto una donna di nazionalità armena, 39 anni, dentro un capannone dell’ex Svar. Il 46enne, Rachid Lekbiba, è lo stesso uomo raggiunto da due colpi d’arma da fuoco, di cui uno all’addome, in Via Londra a Latina il 16 aprile 2022.

Successivamente, a maggio 2022, il fermo disposto dal sostituto procuratore di Latina Valerio De Luca fu eseguito nei confronti del rampollo del clan rom Di Silvio/De Rosa, Cesare Da Rosa. Gli uomini della Squadra Mobile di Latina, in collaborazione con i colleghi di Caserta, chiudevano così il cerchio sul tentato omicidio nei confronti della vittima: per l’appunto, il cittadino originario del Marocco senzatetto, Lekbiba, che, al civico 20 di Via Londra, insieme a un connazionale, Raha Bouabsa, aveva adibito un garage in disuso alla stregua di un rifugio. De Rosa gli avrebbe sparato perché non voleva che l’uomo occupasse il rudere in via Londra: una versione che, però, è stata sempre zoppiccante e non convincente per gli investigatori, tanto che a dicembre, nell’operazione della DDA e della Squadra Mobile, che ha coinvolto la famiglia De Rosa, è emerso che gli spari furono indirizzati all’uomo per questioni di concorrenza nel mercato della droga.

Per quegli spari, Cesare De Rosa è stato condannato a luglio 2023 per tentato omicidio.

Leggi anche:
SPACCIO H24, INIZIATI GLI INTERROGATORI AI DE ROSA

Tornando a ciò che è successo all’ex Svar, a intervenire la Polizia di Stato con la Squadra Volante e la Squadra Mobile di Latina, oltreché alla Polizia Scientifica per gli accertamenti del caso. La donna sarebbe stata costretta a rimanere per giorni dentro l’ex Svar, all’interno di un rudere.

Lekbiba, dopo l’arresto, ha risposto alle domande del Giudice per le indagini preliminari, Pierpaolo Bortone, negando ogni addebito e sostenendo che la donna armena sarebbe venuta di sua sponte con lui nel giaciglio degradato sito all’ex Svar.

Articolo precedente

DISTURBI ALIMENTARI: L’INCONTRO A LATINA PER LA GIORNATA NAZIONALE

Articolo successivo

SGRAVI FISCALI, IL CONSIGLIO REGIONALE DEL LAZIO APPROVA LA VARIAZIONE DI BILANCIO

Ultime da Giudiziaria