LA TRIADE DEI NARCOS PONTINI: DROGA DA LATINA AI LEPINI. E SPUNTA UN NUOVO COLLABORATORE DI GIUSTIZIA

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Priverno
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Operazione antidroga tra Latina e Priverno: i Carabinieri di Latina e l’Antimafia di Roma procedono all’arresto di 4 persone

La droga chiamata “insalata nera” o “decespugliatore”, le innumerevoli schede telefoniche intestate a stranieri, i custodi che tengono le “rette”, un flusso di droga senza soluzione di continuità e i legami di soggetti da anni legati con il narcotraffico pontino. Tutti gli ingredienti possibili per un giro di spaccio che si muoveva, per lo più, lungo la direttrice Latina e Priverno, ma con risvolti che danno l’idea che all’origine questa avrebbe potuto essere una ordinanza monumentale sull’intero smercio pontino.

Sono due i personaggi noti dello spaccio pontino in questa ultima operazione – denominata “Ade” – dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Latina, guidati dal Maggiore Antonio De Lise, e della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma. Nel corso delle operazioni odierni sono state eseguite diverse perquisizioni nelle case degli indagati nelle quali sono stati trovati in tutto 300 grammi tra hashish e marijuana, oltreché a qualche dose di cocaina, per cui sono scattati arresti in flagranza. Per Antonio Zuccaro, uno dei quattro principali indagati, è scattato anche l’arresto in flagranza per detenzione di droga.

Tornando all’inchiesta, uno dei due personaggi noti è Pietro Canori, 73 anni, di Priverno, più volte citato nei verbali dei collaboratori di giustizia pontini. Personaggio di peso negli ambienti dello spaccio pontino (a lui si rivolgevano anche i clan rom di Latina), è stato coinvolto due anni fa nella maxi operazione anti-droga congiunta tra Dia e Carabinieri (furono due le operazioni che si congiungevano, denominate rispettivamente “Gordio” e “Pars Iniqua”), sotto il coordinamento della DDA di Palermo. Secondo gli inquirenti, aveva rapporti anche con cosche siciliane.

Fabio Nalin (la foto è del 2014)

L’altro personaggio non nuovo e finito nell’ordinanza firmata dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma, Valerio Savio, è Fabio Nalin (52 anni), di Latina, che nel quadro dell’odierna operazione è considerato il capo del sodalizio dedito allo spaccio di droga immessa sulla piazza di spaccio dei Lepini, in particolare Priverno, in Via Madonna Delle Grazie. Nalin, come noto, è stato coinvolto anni fa nell’indagine “Nuovo Impero” (2009) e di seguito nella maxi operazione anti-droga “Arco” (2014), che vedeva tra gli arrestati il suo amico o compare (così li definisce il collaboratore di giustizia, Agostino Riccardo), Gianluca Ciprian (per cui gestiva anche beni in Italia tra cui auto e barche), considerato anche lui un narcos pontino rilevante (se non il più rilevante per un certo periodo) e arrestato tre anni fa in Spagna nell’operazione Patacon (eseguita sulla costa di Barcellona e tesa a bloccare un’organizzazione internazionale di matrice albanese), beccato con 450 chili di cocaina (oltreché ad essere stato tra gli indagati nell’operazione Reset, come fornitore di droga del clan Travali). Fu Nalin a precipitarsi in Spagna per supportare l’amico/compare arrestato e la sua famiglia (proprio come fece all’indomani degli arresti di Canori e Panici).

Peraltro, emerge che, al momento dell’arresto di Ciprian avvenuto a gennaio 2020, i Carabinieri di Latina lo stavano monitorando proprio per verificare i rapporti mai interrotti che aveva con il sodalizio di Nalin e Canori. D’altra parte, come sottolineano gli inquirenti, il legame solido tra Nalin e Ciprian (la moglie del primo avrebbe gestito anche una pizzeria in Via Isonzo a Latina, riconducibile a Ciprian) risale a tanto tempo prima e ai rapporti di entrambi con Alessandro Radicioli e Tiziano Marchionne (marito di una sorella dei fratelli Travali), uccisi nel famigerato agguato al distributore di benzina nel 2012 a Sezze Scalo. Anche Canori aveva rapporti con Radicioli, al quale avrebbe dovuto 200mila euro.

Il duplice omicidio del 2012, per cui furono condannati i fratelli Botticelli, segnò una data importante per il narcotraffico pontino. A scampare a quell’assalto, in cui si regolarono conti di anni, fu anche Gianluca Ciprian (definito dai collaboratori il pupillo di Radicioli e soprannominato “Bagnarola”) che per ben due volte, nella stessa circostanza, riuscì a passarla miracolosamente liscia. Ciprian, in seguito, a quanto sostengono dagli ex affiliati del Clan Di Silvio, Agostino Riccardo e Renato Pugliese (definiti da Nalin “due scemi che stanno parlando”), è divenuto un vero e proprio punto di riferimento per la droga in provincia, capace di rifornire il sodalizio rom e altre organizzazioni in provincia.

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Ciprian, Canori e Nalin avrebbero messo su una vera e propria organizzazione dedita allo smercio di droga con cui rifornivano assuntori semplici, ma anche clan del territorio. Le intercettazioni e le indagini dei Carabinieri hanno fatto emergere un’associazione organizzata che vedeva dentro di sé spacciatori, corrieri e anche gestori di un patrimonio mobiliare costituito da soldi, barche e auto di lusso: Tra coloro che avevano il ruolo di gestori, secondo i Carabinieri, Alessandro Carboni detto “Berlusconi” (operante nel commercio di auto e, secondo il collaboratore Riccardo, persona di fiducia di Ciprian), la moglie di Ciprian, Michela Marini, Ugo Mingozzi (già citato dai pentiti pontini), Saro Frezza, Simone Venerucci e Luigi Zonfrilli.

Un gruppo che non appariva e con abilità manteneva un profilo basso, con spacciatori che operavano a Sezze, soprattutto a Priverno, ma anche a Latina. Sempre a Priverno, in due magazzini sarebbe stata stoccata la droga dell’organizzazione. Secondo l’informativa dei Carabinieri, Ciprian si occupava delle grandi forniture e della gestione dei narco proventi.

Pietro Canori

Nel corso delle indagini sono state sequestrate diverse quantità di droga: a iniziare dal chilo e trecento grammi a Priverno, a settembre del 2019 (coinvolto Canori e due donne, una delle quali risulta indagata), fino ai 770 grammi di Amnesia nell’agosto 2020. Esemplificativi i contatti del sodalizio, captati dagli investigatori, con altri personaggi noti del pontino, tra cui, ad esempio, Giuseppe Purita, condannato e sorpreso con chili di droga sulla Monti Lepini, Devis Pizzuti, e Massimiliano Palcinetti, altra persona nota alle Forze dell’Ordine. Le indagini si sono concentrate, inoltre, tramite la videosorveglianza, sulla casa di Canori a Priverno, in Via Madonna delle Grazie, nella quale l’uomo stoccava la droga e in alcuni casi la vendeva, e nell’abitazione di campagna di Fabio Nalin.

L’ipotesi investigativa, che parte anche dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia ed ex affiliato ai clan rom di Latina, Agostino Riccardo, è che Ciprian, Canori e Nalin fossero non solo legati tra di loro ma costituissero una diramazione di Patrizio Forniti, personaggio di peso tra Aprilia e il litorale sud-capitolino e coinvolto nel processo per estorsione mafiosa (contro due imprenditori di Pomezia), insieme all’imprenditore legato alla ‘ndrangheta Sergio Gangemi (già condannato per questi fatti). Sarebbe stato Forniti, secondo Riccardo, a vendere la droga a Ciprian il quale a suo volta riforniva Canori e Nalin. I rapporti tra Nalin e Forniti verrebbero avvalorati, dopo le dichiarazioni di Agostino Riccardo, in quanto vi è una circostanza in cui Nabil Salami, personaggio noto nel mondo del riciclaggio d’auto e fidanzato della figlia di Forniti, avrebbe consegnato un pacco allo stesso Nalin in un’area di campagna a Tor Tre Ponti. Una circostanza che non prova niente, ma che dà riscontro alle dichiarazione di Riccardo.

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Tornando agli arresti di oggi, gli altri due destinatari di custodia cautelare in carcere (Canori si trovava già detenuto) sono due uomini di Priverno: il 51enne Massimiliano Frattarelli, considerato il tuttofare di Nalin, e il 34enne Antonio Zuccaro detto “Tab”, tabaccaio arrestato per droga ad agosto 2020.

Canori, personaggio di peso negli ambienti dello spaccio pontino, negli ultimi tempi aveva perso peso criminale: sarebbe stato Nalin a fornire a Canori la droga; tra i capi d’imputazione spunta anche una circostanza nella quale lo stesso Canori, pur sulla soglia dei 70 anni, minaccia un debitore di droga (pregiudicato campano) tentando di estorcergli il denaro: “ti do una coltellata…portami i bocchi (nda: i soldi) sennò ti uccido”. La sua casa in Via Madonna delle Grazie, secondo gli inquirenti, era diventata una vera e propria piazza di spaccio.

Antonio Zuccaro

Secondo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia, Agostino Riccardo, almeno fino al 2016, la triade “Canori-Ciprian-Nalin” aveva assunto il controllo delle forniture di droga anche sulla città di Latina. Canori detto “Scassitto” (perché avrebbe iniziato facendo rapine ai portavalori), solo dopo una lunga detenzione, sarebbe stato ridimensionato, così come accennato, nello scacchiere dello spaccio rispetto a Ciprian e Nalin: un tempo, il 73enne avrebbe mosso, secondo Riccardo, 200-300 chili di cocaina al mese.

È sempre Riccardo a descrivere un incontro tra lui stesso e Renato Pugliese con Nalin e Canori, a cui avrebbe dovuto partecipare anche Ciprian, in cui questi ultimi furono informati di una indagine a loro carico fatta trapelare da un appartenente alle forze dell’ordine infedele (si tratta di Carlo Ninnolino, già assolto nel processo Don’t Touch e tuttora imputato nel processo “Reset” con l’accusa di aver soffiato notizie di indagini). “Nalin – ha spiegato Riccardo – gestisce tutta la cocaina dei Monti Lepini e arriva fino a Fondi, so che smercia lì anche tramite Carlo Zizzo…Sapevo che Nalin era diplomato o laureato”.

Tra gli indagati (in tutto sono 11 persone, compresi i 4 arrestati) risulta anche Cristian Pietrosanti (in rapporti con Nalin), l’ex praticante avvocato, finito agli arresti nell’operazione “Nico” che ha coinvolto un dipendente comunali a Latina. A lui è contestato un capo d’imputazione per una cessione di una dose di cocaina a Latina.

A Canori, Nalin, Frattarelli, Zuccaro (ossia i quattro arrestati) e agli indagati (non colpiti da misura cautelare) Cesare Panici (arrestato nel 2020) e Emiliano Fedeli detto “Il Nano”, la DDA contesta l’associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di droga da smerciare nell’area dei Monti Lepini.

Nalin come capo dell’organizzazione, colui che si occupava dell’approvvigionamento e dello stoccaggio. La droga veniva poi portata a Priverno per essere venduta. Nalin è accusato anche di aver procurato anche schede telefoniche intestate a prestanome e curare l’organizzazione e la contabilità della stessa. Il 52enne avrebbe anche saputo di una indagine a suo carico da parte della DDA e di due polizie giudiziarie diverse. E non manca anche un debito maturato nei confronti di un noto imprenditore di Priverno, a processo per bancarotta: quest’ultimo sarebbe finito sotto strozzo.

Pietro Canori, invece, era partecipe alla congrega e garantiva lo smercio con la droga procurata da Nalin nella piazza di spaccio di Via Madona delle Grazie a Priverno. La sostanza era comprata per lo spaccio dall’altro arrestato Antonio Zuccaro. A Canori, calcolano gli inquirenti, andavano circa 2mila euro a settimana; solo successivamente, quando Canori viene arrestato il 19 dicembre 2019 per un cumulo di pene, Zuccaro avrebbe accettato di gestire lo spaccio per conto suo, non senza assicurare con Nalin il sostentamento di Canori in carcere. È lo stesso Canori, durante uno dei tanti episodi di cessione di droga documentati dai Carabinieri, a dire a un altro uomo (indagato) che avrebbe dovuto ricevere quanto prima 2500 euro “perché devo andare in carcere e devo pagare”. La sua vera preoccupazione, poco prima dell’arresto, è trovare un “erede”: “se c’è uno che mi continua il lavoro”, inteso come lo spaccio e il recupero crediti.

Massimiliano Frattarelli

La figura di Massimliano Frattarelli, volontario della Protezione Civile di Priverno, è quella di colui che viene definito dagli stessi inquirenti un “fedele soldatino” di Nalin: Frattarelli è accusato di essere il corriere della droga (e anche traghettatore di armi, come quando viene incaricato da Nalin di disfarsi di un fucile e delle munizioni) che trasportava la droga da Latina a Priverno e il “portavoce” del capo Nalin che faceva da tramite, riportando i suoi ordini, con i sodali della congrega dello spaccio: Zuccaro e gli indagati Panici, Fedeli e Emiliano De Santis. È lui, Frattarelli, secondo i Carabinieri, a utilizzare le linee degli autobus per muoversi tra Priverno e Latina, vedersi con Nalin e tornare a Priverno con una borsa e vendere la droga ai pusher “affiliati”.

Il sodalizio controllato da Nailn si serviva di una “rete chiusa” di cellulari dedicata esclusivamente ai rapporti di coordinamento con gli spacciatori, il che ha reso difficoltoso almeno all’inizio il lavoro degli investigatori dell’Arma dei Carabinieri.

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L’attività di indagine svolta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Latina con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma si è sviluppata tra l’estate del 2019 e l’estate del 2020 e ha preso spunto da una denuncia di un uomo poi divenuto collaboratori di giustizia, Alessandro Cattaneo (nato 31 anni fa a Priverno). Quest’ultimo, a gennaio, 2019, sporse denuncia ai Carabinieri di Priverno per alcune minacce ricevute da diversi personaggi (uno di loro gli disse che gli avrebbe tagliato la testa) che gli intimavano di non abbandonare il giro di spaccio gestito da Canori oppure di versare la cifra di 1500 euro. Uno dei denunciati era Giuseppe De Paolis, detto “Peppaccio”. Cattaneo, che voleva ritirarsi dallo smercio di droga in seguito ad un arresto nel 2015 avvenuto a Priverno, avrebbe svolto il ruolo di cassiere e pusher, secondo da quando dichiarato da lui stesso, nel sodalizio di Canori che avrebbe mosso circa un chilo a settimana e che contava su una rete di spacciatori. Senza contare che le dichiarazioni di Cattaneo sono servite per fare luce anche su altri traffici nell’area dei Lepini.

Gianluca Ciprian (foto da h24notizie.com)
Gianluca Ciprian (foto da h24notizie.com)

Il ricavo della droga da parte del gruppo, come denunciato da Cattaneo, sarebbe stato di 5mila euro a settimana. Lo stesso Cattaneo ha fornito particolari importanti du Canori: “So che usa prelevare i suoi debitori e farli condurre al suo cospetto nella sua abitazione o in un locale Black Slot a Priverno dove “gli fanno male”. In episodio avrebbe visto un debitore uscire fuori da un bagno completamente ricoperto di sangue per le botte ricevute.

A conclusione dell’ordinanza, il Gip ha disposto i 4 arresti, ma respinto le richieste di misura cautelare per gli indagati Cesare Panici e Emiliano Fedeli, un gommista di Latina (il quale, secondo Riccardo, avrebbe tenuto la cosiddetta “retta”, ossia la custodia di materiale illegale, a Cirpian e Nalin), Luigi Capraro e Maurizio Marconi (intercettato mentre spiega a Canori di aver acquistato mezzo chilo da un uomo non identificato e definito “il calabrese). Infine, tra gli indagati anche una donna, Daniela Marrocco: è accusata di aver ceduto grammi cocaina, precedentemente acquistati da Canori.

Una indagine non tra le tante e con qualche margine di riflessione tra il politico e il grottesco: è il narcotrafficante Ciprian a lamentarsi con il compare Nalin della presunta legge che avrebbe legalizzato l’erba. Ciprian e Nalin erano assolutamente e ovviamente contrari: una legge del genere, che in realtà non è stata mai approvata, gli avrebbe tolto il mercato ben remunerativo di cui vivono da anni. Nei loro discorsi, il salvatore sarebbe stato Matteo Salvini il quale avrebbe concepito una normativa “per annullare la legalizzazione”.

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