HOTEL GROTTA DI TIBERIO: SCATTA LA MULTA. MA INTANTO SPUNTA IL NUOVO RICORSO CHE BLOCCA TUTTO

Hotel grotta di tiberio
Hotel Grotta di Tiberio

Hotel Grotta di Tiberio: il Comune irroga una multa ai proprietari per la mancata demolizione dell’albergo. Spunta un ricorso in Cassazione

Si sono scritte pagine di sentenze amministrative, provvedimenti del Comune di Sperlonga e comunicati politici da parte degli storici oppositori del sindaco Armando Cusani. Eppure l’albergo della Chinappi Aldo Erasmo & C è ancora lì, con la bella stagione alle porte e le prenotazioni partite ormai da quasi due mesi, in barba alla sentenza del Consiglio di Stato che ha stabilito di come la struttura del suocero del sindaco di Sperlonga, e un tempo di proprietà dello stesso Armando Cusani, è abusiva e, quindi, da demolire o acquisire al patrimonio del Comune.

È del 15 aprile, una nuova ordinanza del Comune di Sperlonga, firmata dal Capo Area “Territorio e Ambiente”, Vittoria Maggiarra, con cui l’ente irroga una multa da 20mila euro alla proprietà dell’hotel, in ragione della mancata ottemperanza all’ordine di demolizione impartito addirittura due anni fa.

Come noto, a maggio 2022, il Comune di Sperlonga aveva ordinato la demolizione dell’hotel del suocero del Sindaco di Sperlonga, Armando Cusani. Il complesso, come detto, è appartenuto per un periodo di tempo anche all’attuale primo cittadino, che è stato anche processato, ottenendo una prescrizione, per il reato di lottizzazione abusiva contestata a lui e al suocero. La commissione istruttoria, nominata il 30 marzo 2022 dal Comune di Sperlonga, per via di una determina del Responsabile dell’Ufficio Urbanistica e Demanio del Comune di Sperlonga, l’ingegner Pietro D’Orazio, aveva avuto il compito di valutare i due permessi a costruire, di cui il secondo in variante, risalenti al 2004 e al 2005, e la concessione edilizia del 1992.

Successivamente, il 17 maggio 2022, il Comune aveva notificato un provvedimento che annullava concessione edilizia e i due permessi a costruire, fissando in 90 giorni di tempo la demolizione dell’intero corpo fabbrica dell’albergo.

Da qui è iniziato il girone delle carte bollate che, il 28 novembre 2023 (sebbene la sentenza sia stata deposita solo il 5 febbraio di quest’anno), ha visto il Consiglio di Stato respingere il ricorso della Chinappi Aldo Erasmo & C s.a.s., proprietaria dell’Hotel Grotta di Tiberio, assistita dagli avvocati Alfredo Zaza D’Aulisio e Alfonso Celotto. Ricors infondato, questo è stato il responso. Un budello di ricorsi e contro ricorsi che, dunque, ha decretato la fine dell’hotel: una struttura da abbattere perché abusiva, come sempre sostenuto dai privati confinanti Carmine Tursi e Anna Miele, difesi dall’avvocato Francesco Di Ciollo.

“Le censure proposte avverso l’ordine di demolizione, in quanto non avrebbe individuato la parte da demolire, rispetto alle opere legittimamente realizzate nel 1963 e, quindi, prima del 1967, – riporta la nuova ordinanza del Comune, riprendendo fedelmente un passaggio della sentenza del Consiglio di Stato – sono infondate, in relazione alla natura abusiva dell’intera opera realizzata, non essendo mai stato validamente ed efficacemente rilasciata la sanatoria (per la mancata esecuzione della condizione apposta al condono) e comunque per la illegittimità della stessa, avendo inoltre subito l’immobile interventi fino al 1980, che lo hanno radicalmente trasformato (con aumento di cubatura di almeno 864,60 metri cubi e di superficie di 247,86 metri quadri dichiarati nella seconda domanda di condono come ultimati nel 1980), così che nessuna delle parti originariamente realizzate aveva mantenuto già nel 1980 una effettiva distinzione, essendo stata inglobata in un organismo edilizio radicalmente diverso”.

Considerato che nulla si muoveva, il capo Area 3 ha investito la Polizia Locale di Sperlonga del compito di effettuare un sopralluogo. Una nota indirizzata per conoscenza al Prefetto di Latina, Maurizio Falco. E lo scorso 5 aprile, la Polizia Locale ha accertato ciò che è sotto gli occhi di tutti: l’inottemperanza all’ordine di demolizione del 9 maggio 2022, evidenziando che la società del suocero del Sindaco “non ha ottemperato all’ordine di demolizione dell’intero corpo di fabbrica, non provvedendo alla rimozione delle opere abusivamente realizzate ed al ripristino dello stato dei luoghi”.

Un’inottemperanza che costa 20mila euro di sanzione alla Chinappi Aldo Erasmo & C la quale, però, non si è persa d’animo e, nel frattempo, ha presentato, nonostante gli accertamenti del Nipaaf inviati dalla Procura di Latina, un ricorso in Cassazione per violazione di giurisdizione interna che avrebbe commesso il Consiglio di Stato. L’ennesimo ricorso da “cacadubbi” che, a meno di clamorosi colpi di scena verrà respinto, ma che, intanto, blocca sia demolizione che sanzione. D’altra parte si vive nella patria del diritto dove anche le realtà più evidenti sono messe in discussione dai giuristi e soprattutto da chi li paga.

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