“DAMASCO I”: ACCUSATO DI USURA, DOPO 16 ANNI ASSOLTO IL FONDANO DOMENICO CAPOTOSTO

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Damasco I, una costola dell’operazione del 2008 arriva a sentenza per uno dei personaggi coinvolti nell’indagine dell’Antimafia di Roma

Per spiegare questo processo che si è concluso oggi davanti al II collegio del Tribunale di Latina composto dalla terna dei giudici Coculo-Villani-Trapuzzano Molinaro, è dirimente ripercorrere in sintesi cosa successe 16 anni fa.

Nel 2008, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, i Carabinieri del comando provinciale di Latina perquisirono alcuni uffici comunali di Fondi sequestrando documenti relativi ad appalti e concessioni. Erano i giorni della cosiddetta Operazione Damasco (a cui seguì anche il secondo filone “Damasco II” per le infiltrazioni mafiose nel Comune di Fondi): arrestati, oltreché a Vincenzo Garruzzo, detto zio Vincenzo legato all’omonima ndrina calabra, l’immobiliarista Massimo Anastasio Di Fazio e l’imputato odierno Domenico Capotosto. Agli arresti domiciliari finì anche l’imprenditore Giuseppe De Carolis. Per tutti l’accusa fu di usura aggravata dal metodo mafioso. 

L’inchiesta nel suo complesso (andava oltre il giro di strozzo che coinvolse Garruzzo ma riguardava anche appalti e associazione per delinquere) fu uno dei motivi per cui l’ex Prefetto di Latina Bruno Frattasi istituì la “famosa” commissione d’accesso al Comune di Fondi. Una vicenda che invece di portare allo scioglimento del Comune finì con le dimissioni di Sindaco e Giunta e con il diniego da parte del centrodestra al Governo di allora (Governo Berlusconi III) al medesimo scioglimento dell’amministrazione fondana.

Oggi, 16 aprile, a giudizio, c’era Domenico Capotosto, commerciante di Fondi, accusato di usura senza l’aggravante mafiosa, difeso dagli avvocati Giulio Mastrobattista e Fabrizio Di Sarra. Un processo che ha visto battagliare Procura e difesa, fino in Cassazione, per stabilire la competenza territoriale del reato contestato.

Alla fine il processo si è svolto a Latina, con l’esame di diversi testimoni, tra cui anche i Carabinieri del Nucleo investigativo di Latina la cui indagine ha portato a contestare a Capostosto e Di Fazio, processati separatamente, un giro milionario di prestiti usurai, con tassi del 120% annuo, portato avanti da Garruzzo con la collaborazione dell’immobiliarista Peticone e del medesimo Capotosto.

Ad ogni modo, per Capotosto cadde sin da subito l’accusa di essere vicino alle mafie e alla fine per lui restò soltanto l’ipotesi che fosse responsabile, insieme a Di Fazio, di un prestito usuraio alla titolare di una vetreria, costituitasi parte civile.

Nel frattempo Di Fazio è stato assolto con formula dubitativa, mentre per Capotosto è arrivata oggi la sentenza pronunciata dal II Collegio del Tribunale. È stato lo stesso pubblico ministero Giuseppe Miliano a chidere un’assoluzione, sempre con formula dubitativa (la vecchia insufficienza di prove), mentre l’avvocato Mastrobattista, al termine della sua arringa difensiva, ha invece invocato un’assoluzione piena.

Al termine della camera di consiglio, il Tribunale ha assolto Domenico Capotosto perché il fatto non sussiste. Tra 90 giorni verranno rese pubbliche le motivazioni.

Soddisfazione moderata da parte della difesa che annuncia, a breve, un’istanza per il risarcimento del danno in merito all’ingiusta detenzione. Capotosto, secondo quanto trapela dalla difesa, dovette peraltro rinunciare a un posto da vigile urbano nel Comune di Fondi, dopo aver vinto un concorso pubblico. La causa della rinuncia fu questo processo che dopo oltre tre lustri si è chiuso in una calda giornata di aprile.

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