ANNI 2000: TUTTI CONDANNATI I COMPONENTI DEI CLAN ANTINOZZI E MENDICO

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Il tribunale di Cassino

Anni 2000: disposte le condanne per i componenti dei due sodalizi degli Antinozzi e dei Mendico tra Santi Cosma e e Damiano e Castelforte

Tutti condannati gli imputati che avevano scelto il rito ordinario e accusati di far parte di ben due distinte associazioni criminali, legate alla camorra, finalizzate allo spaccio, alle estorsioni e alle minacce ai danni di imprenditori e cittadini tra Castelforte, Santi Cosma e Damiano e Minturno. Lo ha deciso, dopo circa 10 ore di camera di consiglio, il collegio del Tribunale di Cassino, presieduto dal giudice Tania Tavolieri, a latere i giudici Martina Di Fonzo e Antonio Gavino Falchi. Il pronunciamento è stato letto dal Collegio nella tarda serata di ieri, 25 ottobre, e ha fatto emergere delle pene complessive anche più altre rispetto alle richieste della Procura di Cassino/Direzione Distrettuale Antimafia di Roma.

Il 18 ottobre, erano arrivate le richieste di condanna, al termine della requisitoria, da parte dei due Pm della Procura di Cassino, Emanuele De Franco e Alfredo Mattei, nei confronti degli imputati.

A fronte delle richieste, ecco quali sono state le condanne per gli imputati: Decoroso Antinozzi 16 anni e 4 mesi; Marika Messore 6 anni e 9 mesi; Adolfo Pandolfo 8 anni e 9 mesi, Fabio Buonamano 7 anni, Ettore Mendico 13 anni e 9 mesi, Maurizio Mendico 14 anni e 10 mesi, Armando Puotì 4 anni, Gianluigi Mendico 2 anni e 2 mesi, Pierluigi Mendico 7 anni e 4 mesi, Alessandra Forcina 3 anni e 6 mesi, Sergio Canzolino 3 anni e 6 mesi, Ciro Bonifacio 8 anni e 1 mese, Luigi Parente 1 anno e 4 mesi, Eduardo e Francisco Parente rispettivamente 8 anni e 4 anni e 7 anni e 4 mesi; Giuseppe Sola 2 anni e 4 mesi, Antonio Reale 8 anni, Carla Tomao 1 e 4 mesi. Chieste, invece, e confermate le assoluzioni per Salvatore Di Franco e Marco Viccaro; assolti per alcuni capi d’imputazione anche Eduardo Parente e Pierluigi Mendico. E per altri capi d’imputazione dichiarata l’intervenuta prescrizione per Antinozzi, Forcina e Cozzolino.

A marzo 2022, il Giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Roma Valerio Savio, invece, aveva condannato col rito abbreviato tre dei coinvolti nell’operazione della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma e di Carabinieri di Latina e Formia che, a gennaio, 2021, erano stati arrestati. Fu lo stesso Gup Savio, lo scorso ottobre 2021, a disporre il rinvio a giudizio per le persone oggi condannate, mentre Antonio Antinozzi detto “Trippetta”, Vincenzo De Martino e Agostino Di Franco avevano fatto richiesta del rito alternativo.

Si erano costituiti come parte civile, tramite l’avvocato Licia D’Amico, l’Associazione antimafia Antonino Caponnetto e l’impresa Volturnia Industria Costruzioni di Maddaloni, in provincia di Caserta, vittima di due incendi dolosi nell’ambito della strategia di minacce e tensioni messa in atto dal Clan Antinozzi. A entrambi il Tribunale di Cassino ha riconosciuto il risarcimento di 3000 euro ciascuno.

Per Antinozzi, Di Franco e De Martino, tutti e tre di Santi Cosma e Damiano, il Pm della DDA di Roma, Corrado Fasanelli, aveva chiesto rispettivamente 18 anni, 13 anni e 3 mesi e 10 anni e 8 mesi. Il Gup Savio, invece, condannò il boss Antinozzi a 16 anni di reclusione, Di Franco a 7 anni e 3 mesi e De Martino a 14 anni e 6 mesi. Cadde, però, il capo d’imputazione dell’associazione per delinquere con l’aggravante mafiosa, nonostante sia rimasta in piedi l’associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di droga e alle estorsioni. Un vicolo mafioso che ovviamente non è stato riconosciuto neanche dal Tribunale di Casino

Gli arresti, come accennato, sono scattati a gennaio 2021 e ad essere coinvolti gli appartenenti ai due nuclei, o clan, Antinozzi e Mendico, un tempo sodalizio affiatato tra Santi Cosma e Damiano e Castelforte, in parte anche a Minturno, ora scisso e con affari ben distinti tra loro. Sebbene permanga un tacito rispetto. Traffico di droga, estorsioni, minacce a ditte locali, rapina, danneggiamento, incendio, armi illegali: queste le principali accuse rivolte ai due sodalizi per ipotesi di reato aggravati anche dal metodo mafioso (sebbene col rito abbreviato sia caduto).

L’operazione Anni 2000 ripercorreva, come da tragitto investigativo e giudiziario, quella denominata “Anni 90” che dieci anni anni fa disarcionò il gruppo di Santi Cosma e Damiano e Castelforte, retto dall’imputato odierno Ettore Mendico e Orlandino Riccardi e legato ai Casalesi di Michele “Capastorta” Zagaria e Alberto Beneduce. In seguito, i militari dell’Arma e la DDA, con l’operazione “Anni 2000”, hanno scoperto che il gruppo si era scisso, pur conservando una sorta di mutuo rispetto per gli affari comunque distinti: oltreché al gruppo di Mendico, secondo la DDA, vi è quello di Antinozzi, un tempo compreso nel primo sodalizio.

Il processo che si è concluso nella tarda serata di ieri ha visto durante il dibattimento anche una intimidazione ai danni dell’imprenditore di Castelforte, vittima di attentati incendiari, Enrico Giuliano, il quale, dopo la sua deposizione in Aula, che aveva che vedere con il condannato odierno Antonio Reale , sarebbe stato offeso da un uomo di nome Giuseppe Veglia, estraneo all’inchiesta “Anni 2000”. L’autorità giudiziaria ha comunque aperto un fascicolo per minacce riguardo a questo episodio, in seguito minimizzato da Veglia stesso che sostiene di essere amico dell’imprenditore.

Il collegio difensivo è stato composto dagli avvocati Francesco Ferraro, Pasqualino Santamaria, Pasquale Cardillo Cupo, Enzo Biasillo, Roberto Palermo, Camillo Irace, Anna Marciano, Enrico Mastantuono, Mariano Giuliano, Cesare Gallinelli, Gennaro Caracciolo e Mario Rossi.

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