AFFARI, POLITICA, APPALTI E CLAN: IL BILANCIO DELLA DIA SULLA PROVINCIA DI LATINA

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La Direzione Investigativa Antimafia ha pubblicato la consueta relazione semestrale riferita stavolta al periodo gennaio-giugno 2021: focus sulla provincia di Latina

Anche la provincia di Latina e il suo capoluogo – si legge nella relazione della Dia – si caratterizzano per la coesistenza di diverse organizzazioni criminali. Qui le proiezioni delle mafie tradizionali soprattutto camorra e ‘ndrangheta convivono e, se del caso, concludono affari con quelle autoctone.

CLAN ROM (DI SILVIO, TRAVALI, CIARELLI) – Da anni infatti opera in loco una criminalità organizzata locale riconducibile, specie nel capoluogo, al clan Di Silvio, le cui espressioni delinquenziali (tentati omicidi, gambizzazioni e atti intimidatori di vario genere) vanno ricondotte al paradigma dell’azione mafiosa.

Con sentenza del 19 luglio 2019, poi confermata in altri due gradi di giudizio, è stata riconosciuta per la prima volta nel territorio pontino l’aggravante del metodo mafioso sulla linea di quanto occorso ai clan “romani” CASAMONI- CA e SPADA, ai quali i DI SILVIO sono legati da vincoli di parentela. Il 14 luglio 2021 inoltre il Tribunale di Latina, nell’ambito del processo “Alba pontina” (luglio 2018) in rito ordinario ha comminato 8 condanne ai membri del clan, successivamente il 6 ottobre 2021 la Corte di Cassazione nel medesimo processo in rito abbreviato ha confermato nei confronti di 9 imputati condanne per oltre mezzo secolo di carcere, riconoscendo la sussistenza dei requisiti di mafiosità già individuati dai Giudici d’Appello.

Il 17 febbraio 2021 la Polizia di Stato nell’ambito dell’operazione “Reset” ha dato esecuzione ad una misura restrittiva nei confronti di 19 persone indagate per associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e per numerose estorsioni aggravate dal metodo mafioso. Le indagini costituiscono l’epilogo di un mirato approfondimento investigativo rafforzato an- che dal contributo di alcuni collaboratori di giustizia, scaturito dalle risultanze dell’inchiesta “Don’t Touch” del 2015 che aveva fatto luce sulle attività illecite svolte sul territorio pontino dalle famiglie DI SILVIO e TRAVALI. Tra l’altro, le investigazioni hanno rivelato uno scenario sotteso alla commissione dell’omicidio di un cittadino romeno occorso a Latina nel marzo del 2014, disvelando come l’episodio sebbene premeditato per ragioni sentimentali avesse visto la partecipazione di esponenti di spicco del clan TRAVALI.

Il successivo 11 marzo 2021 nell’ambito dello sviluppo della medesima inchiesta, tranche investigativa denominata “Reset 2”, la Polizia di Stato ha dato esecuzione all’aggravamento della misura cautelare nei confronti di una donna già sottoposta agli arresti domiciliari nell’ambito dell’operazione “Reset”. L’inasprimento della misura cautelare ha preso spunto da un video pubblicato on line il 27 febbraio 2021 in cui la stessa compariva unitamente ad un gruppo di persone, peraltro all’interno della propria abitazione e quindi in violazione delle prescrizioni impostele, mentre inneggiavano ai destinatari della predetta misura auspicandone la liberazione.

NDRANGHETA – Anche le ‘ndrine calabresi sono attive nel capoluogo pontino con soggetti riconducibili ai clan BELLOCCO, LA ROSA-GARRUZZO, TRIPODO, ALVARO, AQUINO-COLUCCIO, COMMIS- SO e GALLACE. Ad Aprilia inoltre risultano presenti anche esponenti della famiglia GANGEMI vicini ai reggini DE STEFANO.

CAMORRA – Relativamente alle consorterie criminali di matrice camorristica, si sottolinea come la vicinanza geografica al sud pontino renda l’area una sorta di “periferia campana” utilizzabile quale rifugio per i latitanti o dove estendere i traffici illeciti, dal riciclaggio al reimpiego dei capitali nei settori dell’edilizia e del commercio, nonché nel circuito agroalimentare e della ristorazione. È del 29 aprile 2021 infatti la cattura di un pluripregiudicato napoletano, rintracciato dalla Polizia di Stato a Minturno (LT). L’uomo ritenuto contiguo al clan CONTINI si era sottratto all’esecuzione di una misura restrittiva per la violazione degli obblighi inerenti la sorveglianza speciale di Polizia.

Nella provincia risultano attivi anche esponenti del gruppo dei CASALESI, storicamente rappresentati dai BARDELLINO, dai BIDOGNETTI e dalle altre componenti del pericoloso cartello casertano, nonché dei clan MOCCIA, MALLARDO, GIULIANO e LICCIARDI. Alla stregua di altre famiglie originarie dell’area settentrionale di Napoli, quartieri Secondigliano e Scampia, i citati LICCIARDI sembrano mantenere salda la propria leadership nel narcotraffico

OMICIDIO MARINO – Il 19 febbraio 2021 la Corte di Assise di Latina ha irrogato la pena dell’ergastolo a 2 esponenti del gruppo ABBINANTE – inserito nella complessa galassia scissionista di Scampia – e a 22 anni di reclusione ad altri 2 affiliati, in relazione all’omicidio di un elemento di spicco appartenente alla stessa compagine camorristica, avvenuto nell’agosto del 2012 pres- so uno stabilimento balneare di Terracina dove la vittima era in vacanza con la famiglia.

ANNI 2000 – Per quanto concerne la camorra casertana e le sue interazioni con compagini locali, si cita l’operazione “Anni 2000” conclusa dai Carabinieri il 26 gennaio 2021 con l’esecuzione di una misura restrittiva nei confronti di 19 persone ritenute contigue al clan ANTINOZZI insistente sui territori del sud pontino e segnatamente SS Cosma e Damiano e Castelforte. Gli indagati si erano resi protagonisti di un vasto giro di estorsioni, nonché di detenzione illegale di armi, rapina, danneggiamento e incendio e a seguito della scissione dal locale gruppo MENDICO-RICCARDI ritenuto contiguo al clan dei CASALESI, avevano costituito una formazione autoctona su base familiare. Alcuni tra i destinatari della misura cautelare già nel 2007 erano stati riconosciuti come appartenenti al medesimo clan.

LATITANTI E DROGA – Si ricorda l’avvenuta cattura il 13 marzo 2021 in Brasile ad opera della Polizia di Stato e della Polizia Federale Brasiliana di un soggetto originario di Fondi e latitante da circa 4 anni. L’uomo, considerato elemento di spicco del clan ZIZZO egemone nel territorio di Fondi e del basso Lazio deve scontare la pena di 9 anni di reclusione per reati inerenti al traffico di stupefacenti. Sempre in tema di narcotraffico appare indicativo riportare gli esiti dell’operazione “Babele”, conclusa il 30 marzo 2021 dai Carabinieri con l’esecuzione di una misura restrittiva nei confronti di 16 persone ritenute colpevoli di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti. L’indagine avviata nel 2018 ha consentito di disarticolare il sodalizio criminale dedito al con- trollo di un’importante piazza di spaccio ad Aprilia e di sequestrare 2,5 kg di cocaina e 226 kg di hashish. Sono state altresì rilevate 2 raffinerie di cocaina e crack.

INTRECCIO AFFARI E POLITICA – Le consorterie criminali si sono dimostrate da sempre interessate all’infiltrazione e al condizionamento degli ambienti imprenditoriali anche a fini di riciclaggio e di evasione fiscale. Recenti risultanze investigative e giudiziarie hanno fatto emergere rapporti collusivi-corruttivi tra imprenditori nei settori dell’edilizia e del commercio e contesti politico-amministrativi locali, finalizzati ad agevolare il rilascio di concessioni edilizie ovvero per ottenere l’aggiudicazione di appalti nei settori dei servizi pubblici.

CAPORALATO – Infine tenuto conto della vocazione prettamente agricola dell’Agro pontino, si rileva di frequente la perpetrazione del fenomeno del cosiddetto caporalato ad opera di imprenditori locali senza scrupoli. Si ricorda a tal proposito l’operazione “Job tax” conclusa dai Carabinieri il 19 aprile 2021 nei confronti di 7 persone indagate per associazione per delinquere dedita allo sfruttamento di manodopera straniera per lo più bangladese, pakistana e indiana in agricoltura, estorsione e impiego illecito di fitofarmaci non autorizzati e nocivi per la salute nelle coltivazioni in serra.

RICICLAGGIO – Il 14 aprile 2021 è stata data esecuzione ad un decreto di sequestro beni nei confronti di un imprenditore che nell’ambito della già citata operazione era stato accusato di aver commesso reati finanziari nell’interesse di sodalizi ‘ndrangheta. Come altre organizzazioni criminali, anche la famiglia criminale conosciuta come “clan dei CASALESI” ha approfittato delle maglie larghe del diritto societario inglese per commettere reati contro il patrimonio ed illegali attività finanziarie che si avvalevano di alcune società acquisite direttamente in territorio inglese. Recenti attività investigative hanno consentito di accertare che uno dei luogotenenti del boss dei Casalesi Michele ZAGARIA rivestiva una figura chiave nell’ambito di una attività di riciclaggio, che una società di Latina aveva realizzato mediante società londinesi.

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