CAMORRA, OMICIDIO MCKAY MARINO: FINE PENA MAI PER I KILLER DI MONCHERINO

Gaetano Marino detto Moncherino McKay
Gaetano Marino detto Moncherino McKay

Omicidio di Gaetano Marino detto Moncherino McKay: due ergastoli agli esecutori e condanne per i basisti a Terracina

La Corte d’Assise del Tribunale di Latina, presieduta dai giudici Francesca Valentini, a latere Maria Assunta Fosso, ha condannato Arcangelo Abbinante, come esecutore materiale dell’omicidio del boss scissionista Marino, e Giuseppe Montanera, componente della spedizione, al fine pena mai. Ergastolo per entrambi.

I 4 presunti autori del delitto Marino. Da sinistra verso destra: Arcangelo Abbinante, Giuseppe Montanera, Salvatore Ciotola e Carmine Rovai
I 4 autori del delitto Marino. Da sinistra verso destra: Arcangelo Abbinante, Giuseppe Montanera, Salvatore Ciotola e Carmine Rovai

Condanne anche per Salvatore Ciotola e Carmine Rovai, i due uomini che fornirono l’appoggio ai due killer a Terracina per freddare Marino davanti al Lido Il Serenella sul lungomare: 22 anni per ciascuno dei due uomini.

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La sentenza è stata resa pubblica nel tardo pomeriggio dopo ore di camera di consiglio per un delitto che, nel 2012, scosse tutta la provincia pontina. Un’estate che non sarà mai più dimenticata nella città di Terracina che scoprì d’un tratto che la camorra non era solo reinvestimento di capitali opachi e illeciti nelle attività cittadine ma poteva manifestarsi anche nella sua violenza militare, quella più cruda, crudissima. La camorra da strada, quella che ammazza – nell’eterna lotta per il potere tra clan – a bruciapelo anche in un giorno d’agosto (23 agosto) con la spiaggia affollata e la spensieratezza della stagione. E invece furono dieci colpi dieci, l’ultimo alla nuca, che fecero fuori il boss delle Case Celesti.

Un delitto nato nell’ambito del controllo dello spaccio a Secondigliano e l’esigenza di gestire le piazze di Mugnano, Casavatore e Arzano, comuni complessi dove estorsioni e smercio di droga sono, purtroppo, parte integrante dell’ambiente sociale. Secondo gli investigatori, è proprio nella faida interna degli Scissionisti che vanno rintracciati tutti gli elementi portanti di questa storia criminale. “In quel periodo (ndr: quello dell’omicidio Marino) – ha confessato durante l’interrogatorio un affiliato – noi come clan eravamo piuttosto depressi, giù di morale, stavamo perdendo tutto”. Quell’omicidio portato sul litorale laziale, anche per spostare l’attenzione delle forze dell’ordine da Secondigliano, diede coraggio a “chi si stava abbattendo.

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