ALBA PONTINA: I DI SILVIO SONO UN CLAN MAFIOSO. CASSAZIONE CONFERMA

Gianluca Di Silvio
Gianluca Di Silvio, uno dei figli di Armando detto Lallà e fratello di Pupetto e Samuele

Processo Alba Pontina: respinti i ricorsi in Cassazione presentati dai figli di Armando “Lallà” Di Silvio e dagli altri condannati che aveva scelto il rito abbreviato

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi dei nove imputati che, a settembre 2020, erano stati condannati dalla Corte d’Appello di Roma. Si tratta di un troncone del processo Alba Pontina che riguarda coloro che hanno scelto il rito abbreviato e sono stati processati presso il Tribunale di Roma.

A settembre, dopo una breve camera di consiglio dei giudici Acerra-Ghedini Ferri-Bonagura, a tutti i condannati in primo grado erano state ridotte le pene. Per i figli del boss Armando “Lallà” Di Silvio: 10 anni e otto mesi a Ferdinando “Pupetto” Di Silvio, 12 anni e sei mesi a Gianluca Di Silvio,  11 anni e 10 mesi a Samuele Di SilvioFu confermata l’aggravante mafiosa.

Pene ridotte anche per Daniele Sicignano detto “Canarino” (4 anni e 20 giorni), Gianfranco Mastracci (tre anni e quattro mesi), Valentina Travali (due anni e due mesi), Mohamed Jandoubi e Hacene Hassan Ounissi (2 anni e 4 mesi) e Daniele Coppi (un anno e 4 mesi).

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Ora, dal Palazzaccio, gli ermellini confermano quella sentenza di settembre 2020 respingendo i ricorsi dei nove imputati. Una sentenza importante perché da oggi i Di Silvio possono essere definiti un clan mafioso.

Solo, una settimana fa, nell’ambito del processo Scheggia – che vede alla sbarra i Di Silvio e l’ex consigliera regionale del Pdl Gina Cetrone – vi era stato uno scontro in Aula poiché uno degli avvocati del collegio difensivo, che difende Armando Di Silvio detto “Lallà”, aveva obiettato al Dirigente della Squadra Mobile, interrogato nell’occasione dal Pm Luigia Spinelli, la definizione di Clan in riferimento ai Di Silvio non essendosi, a livello processuale, ancora una sentenza passata in giudicato.

Se non fosse che, invece, c’era già una sentenza definitiva che riguarda i due collaboratori di giustizia Agostino Riccardo e Renato Pugliese e quella di secondo grado che, almeno nel merito, condannava i figli di “Lallà” con l’aggravante mafiosa.

Quest’ultima sentenza, adesso, è definitiva e i Di Silvio possono essere definiti clan mafioso anche nelle Aule di Tribunale, nonostante nella coscienza morale e civile di una città lo siano da tempo. Un clan dedito alle estorsioni, allo spaccio di droga e, come emerge da questo processo e da altre indagini collegate, ai rapporti indicibili con il mondo politico.

In attesa che il principale troncone del processo – per cui Armando Di Silvio detto “Lallà”, la moglie e gli altri parenti sono stati condannati in primo grado a luglio 2021 con l’aggravante mafiosa – arrivi in Appello, non c’è dubbio che il castello accusatorio del processo Alba Pontina ha retto.

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