CONDANNATI PER MAFIA I FIGLI DI LALLÀ DI SILVIO. E LA DIA EVIDENZIA IL PESO DEL CLAN CIARELLI

Via Muzio Scevola, Campo Boario
In Via Muzio Scevola (nella foto), c'era il quartier generale dei balordi di Campo Boario. Qui, la famigghia e i sottopanza (gli affiliati) si vedevano per progettare estorsioni e traffico di droga. La stessa casa di Lallà nella via era adibita a centro di spaccio dove si recavano, giorno e notte, i consumatori.

Appena due giorni fa è stato inoltrato al Parlamento e pubblicato dalla Direzione Investigativa Antimafia il semestrale consueto sullo stato dell’arte delle mafie in Italia. Il periodo ripercorso va da luglio a dicembre 2018 e per Latina città non ci sono particolari novità se non una, almeno dal punto di vista del giusto rilievo che, per via delle operazioni contro i Di Silvio “ala Lallà” che hanno assorbito attenzione investigativa e mediatica, è passato piuttosto sottotraccia.

Lallà
Armando “Lallà” Di Silvio

Ci torneremo dopo, anche perché proprio ieri, al Tribunale di Roma, dove venivano giudicati con il rito abbreviato, sono stati inflitti 74 anni di carcere complessivi a buona parte degli esponenti del clan Di Silvio messi alla sbarra nel processo Alba Pontina. L’altro troncone del processo, con rito ordinario, si sta svolgendo al Tribunale di Latina dove viene giudicato il capo Lallà e le donne del clan.

A decidere le pene è stata il gup di Roma Annalisa Marzano: associazione mafiosa, estorsioni, narcotraffico, intestazione fittizia di beni, questo il quadro confermato ieri dalla sentenza. Per i tre figli di Lallà protagonisti del sodalizio, a cui è stato contestato il metodo mafioso, la maggior parte degli anni di pena comminati, in tutto oltre 50 anni da spartire per tre: 17 anni e 4 mesi per Gianluca Di Silvio, 16 anni e mezzo per Ferdinando “Pupetto” Di Silvio e a 16 anni e 8 mesi per Samuele Di Silvio.

Gianfranco Mastracci
Gianfranco Mastracci

Le altre condanne sono toccate a uno dei capozona di Latina Scalo, il violento e temibile Gianfranco Mastracci, condannato a quattro anni e quattro mesi; a uno dei cavalli dei Di Silvio a Campo Boario Daniele “Canarino” Sicignano, cinque anni; eppoi 4 anni a Valentina Travali, sorella di Angelo e Salvatore (in carcere per via del processo Don’t Touch) che, insieme a Mohamed Jandoubi e Hacene Hassan Ounissi (quattro anni e due mesi ciascuno) controllava la piazza del Nicolosi per conto dei Di Silvio che, tolto di mezzo il gruppo Cha Cha/Travali, poté imporre alla mala dello spaccio nordafricana di vendere al dettaglio nel quartiere ma solo con la droga comprata da loro. E, infine, Daniele Coppi a un anno e dieci mesi, un prestanome di Lallà per un terreno vicino al Tecariba in Via Isonzo.

Regione Lazio
Regione Lazio

Per le parti civili, discreti successi incassati da Associazione Caponnetto (10mila euro), Regione Lazio e Comune di Latina. Alla Regione è stato riconosciuto dalla sentenza un risarcimento danni per 40mila euro che il Presidente Zingaretti ha già dichiarato verranno reinvestiti sulla cultura dei giovani attraverso progetti di educazione alla legalità per il territorio pontino. Ne servirebbero 40 di milioni o, chissà, di miliardi, ma è bene rimanere con i piedi per terra.
Al Comune di Latina 50mila euro che il sindaco Damiano Coletta ha detto essere: “soldi che torneranno alla collettività. Li useremo per i patti di collaborazione, per l’acquisto di strumenti e per il bene comune. Colgo l’occasione per complimentarmi con l’Avvocatura del Comune“. Pochi ma buoni, al di là del pretesto di rabbonirsi l’Avvocatura con cui, da qualche tempo, il Comune si trova in un insolito contenzioso di fronte al Tribunale amministrativo: assegnazione dei procedimenti e una diversa definizione dei compensi. Ma questa è un’altra storia come quella di cui si accennava all’inizio. Qual è l’unico elemento di novità offertoci dalla relazione semestrale della Dia sulla città di Latina?

Porto di Livorno
Porto di Livorno

Stiamo parlando dell’operazione White Iron che ha visto il sequestro, presso lo scalo portuale di Livorno, di 80 kg di cocaina destinata ad alimentare le piazze di spaccio del Lazio. L’attività d’investigazione, spiega la Dia, si è conclusa il 27 luglio 2018 con l’esecuzione di un provvedimento cautelare nei confronti di 3 soggetti, tra i quali figurava il reggente del clan Ciarelli, dopo il terremoto del processo Caronte che levò di mezzo il fratello Carmine e Ferdinando “Furt”: Luigi Ciarelli, figlio di Giacinta Spada e Antonio Ciarelli. Gli altri due arrestati furono Claudio Pitoli e Benito Aversano, altre due vecchie conoscenze del crimine pontino. Cocaina purissima prodotta in Colombia era nascosta nelle intercapedini di un grosso container arrivato a gennaio 2018 nel porto di Livorno: 80 kg di polvere bianca per un valore di 19 milioni di euro imbarcata dal porto di San Antonio (Cile), prodotta nella Colombia dei narcos e destinata all’esponente del clan di etnia rom di Latina. 

Luigi Ciarelli
Luigi Ciarelli

I militari delle fiamme gialle inizialmente riuscirono a ricostruire chi fosse il destinatario del carico, dato che Luigi Ciarelli e soci fecero un ordine con la carta di identità di un prestanome e con un conto corrente a lui intestato. Dopo sei mesi, però, Ciarelli reclamò il carico tramite una mail anonima e in base a questo elemento gli investigatori, coordinati dal Procuratore di Livorno Ettore Squillace Greco, furono in grado di risalire al computer e al mittente della missiva. A quel punto i militari della Guardia di Finanza, tramite uno stratagemma, riprodussero una cisterna quasi identica rispetto a quella sequestrata sei mesi prima, per poi recapitarla a Ciarelli e compagni.
Quando gli affiliati del clan pontino appurarono che all’interno del container la droga era sparita, cominciarono le perquisizioni dei militari di Latina e del Gruppo Investigativo Criminalità Organizzata di Roma.

Un’operazione che pose in rilievo un elemento fondamentale: la capacità criminale del clan Ciarelli che riesce a trattare direttamente col Sudamerica e sfruttare persino il porto di Livorno un hub della droga di cui si servono organizzazioni criminali di seria A.

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