OPERAZIONE “ADE”, INIZIA IL PROCESSO PER IL NARCOS PIETRO CANORI

Pietro Canori

Operazione antidroga tra Latina e Priverno: si è aperto il processo derivante dall’operazione “Ade” per tre degli imputati rimanenti

Si è aperto davanti al I collegio del Tribunale di Latina, presieduto dal giudice Gian Luca Soana, il processo che vede alla sbarra per spaccio di droga tre imputati, tra cui Pietro Canori, narcotrafficante che per anni ha gestito i flussi di droga nell’agro pontino. L’udienza è stata rapina, giusto il tempo per aprire il dibattimento e rinviare al prossimo 22 novembre.

Lo scorso maggio, dopo poco più di mezz’ora di camera di consiglio, il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Roma, Maria Gaspari, ha pronunciato le sentenze nei riguardi degli indagati giudicati con il rito abbreviato nell’ambito del medesimo procedimento penale scaturito dall’indagine denominata “Ade” di Direzione Distrettuale Antimafia di Roma e Carabinieri del Nucleo Investigativo di Latina, guidati dal tenente colonnello Antonio De Lise.

Fabio Nalin
Fabio Nalin

Il Gup Gaspari ha confermato in toto le richieste formulate dal pubblico ministero della Procura/DDA di Roma, Luigia Spinelli. L’accusa ha retto in pieno. La condanna più pesante è per Fabio Nalin: Il latinense, 52 anni, che ha imperversato per tanto tempo nell’agro pontino come narcos, ha rimediato una condanna a 15 anni di reclusione. Contestato per lui, e i privernesi Massimiliano Frattarelli (51 anni) e Antonio Zuccaro (35 anni) l’associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di droga. Frattarelli è stato condannato a 7 anni e 8 mesi, mentre Zuccaro a 8 anni e 6 mesi. Condanne più lievi per gli privernesi Cesare Panici (30 anni), 2 anni e 2 mesi, e Emiliano Fedeli (50 anni)3 anni e 8 mesi. Due sono stati i patteggiamenti.

Pietro Canori (73 anni), di Priverno, l’altro peso massimo del narcotraffico pontino, insieme a Nalin, ha scelto, come accennato, il rito ordinario, così come altri due imputati minori.

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Il comandante del nucleo investigativo dei carabinieri di Latina, Antonio De Lise

Zuccaro, peraltro, era stato già condannato in abbreviato a 3 anni di reclusione dal Gup del Tribunale di Latina Giuseppe Cario, poiché sorpreso dai militari dell’Arma con 200 grammi di hashish contenuto in alcuni barattoli, proprio durante l’operazione anti-droga “Ade”, per cui finì arrestato insieme a Nalin, Canori e Frattarelli. Nel frattempo, a febbraio scorso, il Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Latina, ha dato esecuzione ad un decreto di sequestro del patrimonio di Fabio Nalin, da anni nel mondo del narcotraffico, e vicino all’altro broker della droga pontina, Gianluca Ciprian, poi coinvolto nella maxi indagine antimafia “Reset”, con l’accusa di essere stato il fornitore di droga del clan Travali, infine arrestato dalla Guardia Civil in Spagna.

Tutti e quattro i principali indiziati, dopo l’arresto avvenuto a maggio 2023, si erano avvalsi della facoltà di non rispondere

I FATTI – Su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, il Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Latina, coadiuvato nella fase esecutiva dal Raggruppamento Aeromobili Carabinieri di Pratica di Mare e dai Carabinieri delle Compagnia di Latina e Terracina, ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Roma, Valerio Savio, nei confronti di 4 persone gravemente infinite, a vario titolo, di appartenere ad un’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti. Si tratta dei noti narcos pontini Pietro Canori e Fabio Nalin (coinvolto anni fa nella maxi operazione anti-droga “Arco”), oltreché ad Antonio Zuccaro, tabaccaio di Priverno arrestato per droga ad agosto 2020 e Massimiliano Frattarelli. Tutti e quattro sono destinatari di custodia cautelare in carcere (Canori si trovava già detenuto).

Canori, personaggio di peso negli ambienti dello spaccio pontino, è stato coinvolto due anni fa nella maxi operazione anti-droga congiunta tra Dia e Carabinieri (furono due le operazioni che si congiungevano, denominate rispettivamente “Gordio” e “Pars Iniqua”), sotto il coordinamento della DDA di Palermo.

Tra gli indagati (in tutto sono 11 persone, compresi i 4 arrestati) anche Cristian Pietrosanti, l’ex praticante avvocato, finito agli arresti nell’operazione “Nico” che ha coinvolto un dipendente comunali a Latina.

A Canori, Nalin, Frattarelli, Zuccaro (ossia i quattro arrestati) e agli indagati (non colpiti da misura cautelare), la DDA contesta l’associazione per delinque finalizzata allo spaccio di droga da smerciare nell’area dei Monti Lepini.

Nalin come capo dell’organizzazione, colui che si occupava dell’approvvigionamento e dello stoccaggio. La droga veniva poi portata a Priverno per essere venduta. Nalin è accusato anche di aver procurato anche schede telefoniche intestate a prestanome e curare l’organizzazione e la contabilità della stessa.

Pietro Canori, invece, era partecipe alla congrega e garantiva lo smercio con la droga procurata da Nalin nella piazza di spaccio di Via Madona delle Grazie a Priverno. La sostanza era comprata per lo spaccio all’altro arrestato Antonio Zuccaro. A Canori, calcolano gli inquirenti, andavano circa 2mila euro a settimana; solo successivamente, quando Canori viene arrestato, Zuccaro avrebbe accettato di gestire lo spaccio per conto suo, non senza assicurare con Nalin il sostentamento di Canori in carcere.

La figura di Massimliano Frattarelli è quella di colui che viene definito dagli stessi inquirenti un “fedele soldatino” di Nalin: Frattarelli è accusato di essere il corriere della droga che trasportava la droga da Latina a Priverno e il “portavoce” del capo Nalin e i sodali della congrega dello spaccio: Zuccaro e gli indagati Panici, Fedeli e De Santis.

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L’attività di indagine svolta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Latina con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, sviluppata tra l’estate del 2019 e l’estate del 2020, trae origine da alcuni servizi di osservazione eseguiti dagli inquirenti nei confronti di narcotrafficanti stanziali nel territorio pontino, rafforzati della denuncia di alcuni cittadini.

L’attività investigativa si è articolata in servizi di osservazione, attività di indagine classica affiancata da attività tecnica di intercettazione e da mirati riscontri. Gli episodi di traffico di sostanze stupefacenti ricostruiti nel corse delle indagini, per i quali il Giudice per le indagini preliminari ha ravvisato la sussistenza di gravi indizi, si collocano nel contesto di un’associazione locale costituita allo scopo di acquistare, detenere e commercializzare, nell’area dei Monti Lepini, ingenti quantitativi di stupefacenti come tipo hashish, marijuana, cocaina e amnesia.

Le investigazioni hanno consentito di ricostruire l’esistenza di una consorteria dedita al traffico di sostanze stupefacenti ed operante a Latina e Priverno, cui hanno preso parte, tra gli altri„ soggetti già recidivi nello specifico settore dei reati in materia di stupefacenti, chi con il ruolo di capo e promotore e chi con il ruolo di semplice partecipe dell’associazione. Soggetti che hanno assicurato lo stabile approvvigionamento della zona ricomprese nel territorio dei Monti Lepini, grazie a una consolidata esperienza maturata nel settore e a una solida rete di persone dedite alla commercializzazione dello stupefacenterifornito da uno degli indagati stanziale nel capoluogo pontino, Fabio Nalin, e canalizzato sugli spacciatori di Priverno e nella piazza di spaccio di via Madonna delle Grazie, mediante l’utilizzo anche di corrieri che per gli spostamenti utilizzavano autobus di linea.

Oltreché al citato contesto associativo, l’attività investigativa ha permesso di raccogliere diversi elementi indiziari a carico di altri soggetti responsabili di cessione di cocaina marijuana e hashish tramite soggetti in grado di imperversare tra Priverno e Latina con una disponibilità pressoché illimitata di sostanza stupefacente.

Il complesso degli elementi di prova raccolti è stato arricchito dalle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Agostino Riccardo dinanzi alla DDA di Roma, utili a descrivere le origini del sodalizio poi progressivamente riscontrato dagli accertamenti tecnici.

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