MAFIA E DROGA, BLITZ DALLA SICILIA A LATINA: COINVOLTI CANORI E DUE CORRIERI

Blitz dell’Antimafia a Palermo: l’indagine che ha colpito più soldalizio dediti allo spaccio ha coinvolto anche un noto narcotrafficante pontino

Tocca anche la provincia di Latina la maxi operazione anti-droga congiunta tra Dia e Carabinieri (sono due le operazioni denominate rispettivamente “Gordio” e “Pars Iniqua”), sotto il coordinamento della DDA di Palermo. A risultare tra i coinvolti un nome noto agli ambiente criminali pontini: si tratta dello storico esponente del narcotraffico per l’area dei Monti Lepini, Pietro Canori (71 anni), che insieme ad altri personaggi della ‘ndrangheta dei Pesce di Rosarno e trattando direttamente con l’affiliato a Costa Nostra Michele Vitale, avrebbe rifornito di cocaina la cosca siciliana mafiosa dei cosiddetti “Fardazza”/Vitale” di Partinico, recandosi per di più, pur avendo la “malaria” (come dice in un’intercettazione, intendendo di essere attenzionato dalle Forze dell’Ordine), in un’occassione nella villa del suddetto boss Vitale ristretto agli obblighi di soggiorno in Sicilia. I referenti del sodalizio con i quali maggiormente si relazionava erano Rita Santamaria e Salvatore Leggio.

Canori, volto noto nel campo del narcotraffico pontino, già nella lista dei 30 latitanti più pericolosi d’Italia, è stato arrestato l’ultima volta a dicembre 2019 dagli agenti di Polizia di Terracina. Mentore di altri narcotrafficanti pontini, sta già scontando una condanna per spaccio ma è nel 2018 che viene intercettato dai Carabinieri di Palermo che ne accertano i contatti e gli incontri con Michele Vitale. Canori, da broker del narcotraffico esperto, avrebbe rifornito i siciliani e si sarebbe rifornito a sua volta. Inoltre, secondo gli inquirenti, “il suo ruolo non è stato limitato all’approvvigionamento di droga…ma anche di intermediario per l’acquisto di stupefacenti perfino dall’estero, in un’ottica di espansione del raggio di azione del sodalizio“.

Pietro Canori, originario di Priverno. Anni fa gli furono sequestrati alcuni terreni e fabbricati ubicati nel Comune di Priverno, in seguito assegnati a una scuola

E dall’inchiesta, inoltre, emergono anche ciò che hanno dichiarato ai magistrati della DDA romana i pentiti Riccardo e Pugliese. Infatti, la DDA palermintana descrivono nell’ordinanza “il coinvolgimento di Fabio Nalin e tale Gianluca nel traffico delle sostanze stupefacenti, proveniente dalla Spagna, mediante l’utilizzo di camion“. Nalin, coinvolto nella maxi operazione del 2014 “Arco”, è da tempo considerato uno dei broker del narcotraffico pontino; Gianluca è un nome che rimanderebbe a quello di Ciprian, indagato anche lui nella suddetta inchiesta “Arco”, scampato al duplice omicidio Radicioli/Marchionne a Sezze Scalo nel 2012, accusato dalla DDA romana di associazione mafiosa col gruppo Travali/Cha Cha e arrestato nel gennaio 2020 in Spagna proprio dove fu catturato Canori.

Tre nomi – Canori, Ciprian e Nalin – accostati insieme da Riccardo negli stessi traffici di droga, in particolare cocaina.

Nelle intercettazioni captate dagli investigatori siciliani è Canori a parlare della Spagna: “partono dalla Spagna, la domenica sera, stanno qua se quello ha lo scarico a Milano deve andare a Milano, se ce l’ha a Bologna deve andare a Bologna…secondo dove arriva lui se la va a prendere, perciò martedì, mercoledì la merde dovrebbe essere qua. E lo sai quanta ce n’è! Questa discussione che ho fatto adesso con te, l’ho fatta ieri con il compare mio, di 40 anni, gli ho detto: tu adesso non puoi pretendere niente da questi perché ti ti sei comportato male, perché questi a noi ci hanno dato i soldi per ora, 5 li ho messi io, 5 li ha messi Gianluca e 5 li ha messi Fabio“. Un termine – “compari” – che è lo stesso Riccardo nei verbali alla DDA capitolina a utilizzare quando parla di Canori, Nalin, Ciprian e altri broker dell’area del nord pontino.

Stefano Carocci

E tra i nomi che risultano coinvolti nella maxi inchiesta ci sono anche due corrieri pontini che, secondo gli inquirenti, trasportavano la cocaina per conto del Gruppo Guida verso la Sicilia. Si tratta di Stefano Carocci (38 anni) di Latina e Alessio Antonacci (43 anni) nato a Sezze ma di Latina, entrambi disoccupati e fino a poco tempo fa insospettabili, già sorpresi a Latina e Sezze con una grande quantità di soldi senza poterli giustificare. Nel febbraio 2019, Carocci fu trovato in possesso di circa 130mila euro in contanti, dentro buste termosaldate, mentre era alla guida della sua auto. All’epoca, Carocci non seppe fornire indicazioni plausibili sulla provenienza di quei soldi, pur non disponendo di redditi da giustificare risparmi di quella portata. Un fatto tanto più inquietante perché circa un mese prima fu fermato Alessio Antonacci con una somma più o meno simile a quella che aveva Carocci. In tutto furono sequestrate, nel totale, circa 260mila euro.
Nella nota ufficiale dei Carabinieri, a Carocci e Antonacci, definiti come referenti nel pontino del Gruppo Guida di Partinico, come approvvigionatori di  cocaina dal basso Lazio, vengono contestati i suddetti due episodi: per Antonacci, in data 24 gennaio 2019, e per Carocci, in data, 21 febbraio 2019, i militari del Comando Provinciale Carabinieri di Latina sequestravano, in due distinte operazioni, la somma di denaro contante di 145mila euro e 125mila euro.

La cocaina arrivava in Sicilia in ragione di un accordo dei clan siciliani con la camorra del clan Visiello di Torre Annunziata. “Entrambi – si legge nell’ordinanza – legati al medesimo circuito relazionale. L’attività tecnica dimostrava tra l’altro come i due corrieri di chiare origini laziali avessero effettuato una pluralità di viaggi per conto di Gioacchino Guida, 44enne di Palermo, trasportando e movimentando, in un arco temporale determinato ma esteso, ingenti flussi di cocaina sulla tratta Latina o territori circostanti – Partinico, in cambio di denaro provento dello spaccio”.

Proprio il 24 gennaio 2019, come accennato, l’Audi A3 guidata da Alessio Antonacci fu fermata mentre l’uomo tornava a Sezze. A bordo c’erano i contanti, suddivisi in mazzette, avvolti da cellophane trasparente termosaldato.

Gioacchino Guida

Inoltre, Stefano Carocci fu fermato dalla sezione Radiomobile della Compagnia dei Carabinieri di Latina, presso il capoluogo, nel giugno 2020, insieme a Pietro Finocchiaro e un’altra giovane, con alcune armi. I tre stavano trasportando pistole cariche e per tale episodio Finocchiaro, citato anche dai collaboratori di giustizia pontini Riccardo e Pugliese, ha già subito una condanna a 3 anni di reclusione. Carocci verrà processato il prossimo 28 settembre.

Sia a Canori che a Carocci e Antonacci viene contestata l’associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di droga e il concorso esterno nell’associazione mafiosa, avendo rifornito di stupefacente due delle cinque organizzazioni criminali smantellate dalla DDA palermitana.

LA NOTA DELL’OPERAZIONE ODIERNA – Nelle prime ore di oggi, nella provincia palermitana ed in più regioni del territorio nazionale, la Direzione Distrettuale Antimafia – Sezione territoriale “Palermo”- della locale Procura della Repubblica, ha delegato il Comando Provinciale di Palermo e la Direzione Investigativa Antimafia per l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 85 indagati (63 in carcere, 18 agli arresti domiciliari e 4 sottoposti ad obblighi di dimora e presentazione alla polizia giudiziaria) ritenuti a vario titolo responsabili dei delitti di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, reati in materia di armi, droga, estorsione e corruzione.

Il Comando Provinciale dei Carabinieri di Palermo – col supporto di unità cinofile, del nucleo elicotteri e dello squadrone cacciatori di Sicilia – ha operato contestualmente nelle province di Palermo, Trapani, Latina, Napoli, Roma e Nuoro dando esecuzione a 70 dei provvedimenti cautelari complessivi per imputazioni di associazione mafiosa (3 posizioni), concorso esterno in associazione mafiosa (1 posizione), associazione finalizzata al traffico di stupefacenti (5 organizzazioni individuate) e reati fine delle organizzazioni individuate: delitti di produzione (marijuana) e traffico di stupefacenti (marijuana, cocaina e hashish), ma anche reati in materia di armi e contro la pubblica amministrazione (corruzione di un agente della polizia penitenziaria in servizio presso il carcere Pagliarelli di Palermo).   

Le attività – avviate d’iniziativa dalla Compagnia di Partinico nel novembre 2017 in seguito all’analisi delle possibili cointeressenze criminali tra Ottavio Lo Cricchio, imprenditore partinicese attivo nel settore vinicolo, e Michele Vitale, classe ’68, esponente della famiglia Vitale intesi “Fardazza” storicamente egemone in seno al mandamento mafioso – si sono sviluppate per due anni in sinergia col Nucleo Investigativo del Gruppo di Monreale le cui attività sono state avviate nel febbraio 2018.

La ricostruzione degli assetti criminali ha permesso inoltre di rilevare gravi indizi di colpevolezza nei confronti, tra gli altri, di 3 membri della storica famiglia Vitale: Giuseppa Vitale intesa “Giusy” (in passato reggente del mandamento e poi collaboratrice di giustizia, attualmente non sottoposta al programma di protezione), la sorella Antonina Vitale ed il figlio di quest’ultima Michele Casarrubia.

Le cinque organizzazioni finalizzate al traffico di stupefacenti

Le indagini – che non hanno beneficiato del contributo delle dichiarazioni di alcun collaboratore di giustizia – hanno permesso di esplorare le dinamiche criminali in atto nel mandamento mafioso di Partinico, documentando l’operatività di 5 associazioni finalizzate al traffico ed alla produzione di stupefacenti capeggiate da personaggi già condannati per associazione mafiosa ovvero fortemente contigui a Cosa Nostra.

Gruppo promosso e diretto da Michele Vitale

19 destinatari di provvedimento cautelare di cui 4 (Michele Vitale, Ottavio Lo Cricchio, Giuseppe Lombardo, Pietro Virga) a cura dell’Arma dei Carabinieri.

Gruppo promosso e diretto da Michele Casarrubia e dalla madre Antonina Vitale

7 destinatari di provvedimento cautelare: Michele Casarrubia, Antonina Vitale, Leonardo Casarrubia (coniuge Antonia Vitale), Tiziana Vaccaro (coniuge di Michele Casarrubia), Claudio, Bommarito Roberta La Fata e Vincenzo Palumbo.

Gruppo promosso e diretto da Nicola Lombardo e Nunzio Cassarà

7 destinatari di provvedimento cautelare: Nicola Lombardo, Nunzio Cassarà, Calogero Sicola, Roberto Lunetto, Ignazio La Fata, Filippo Vitale, Vincenzo Ferreri.

Gruppo promosso e diretto dai fratelli Primavera, Maurizio e Antonino

6 destinatari di provvedimento cautelare: Maurizio Primavera, Antonino Primavera, Federico Daniel Purpura, Giuseppe Imperiale, Biagio Imperiale e Simone Purpura.

Gruppo promosso e diretto dai fratelli Gioacchino Guida e Raffaele Guida, nonché da Massimo Ferrara e Angelo Cucinella

18 destinatari di provvedimento cautelare: Gioacchino Guida, Raffaele Guida, Massimo Ferrara, Angelo Cucinella, Maria Guida (sorella di Gioacchino e Raffaele), Salvatore Coppola, Savio Coppola (fratello di Salvatore), Margherita Parisi (madre di Gioacchino Guida), Roberta Pettinato (compagna di Gioacchino Guida), Filippo D’Arrigo, Fabio Giacalone, Edoardo La Mattina, Marco Marcenò, Salvatore Primavera (fratello di Maurizio ed Antonino), Rosario Stallone, Vincenzo Messina, Gianvito Inghilleri, Riccardo Biagio Sanzone.

La strategica rilevanza dei consessi organizzativi partinicesi nella gestione dei fiorenti traffici di droga per la Sicilia occidentale è emersa prepotentemente con particolare riferimento:

  • alle stabili forniture per le piazze di spaccio:
    • della provincia di Trapani, dove operavano i referenti del “gruppo Guida”: Massimo Ferrara, Fabio Giacalone e Rosario Stallone;
    • della città di Palermo dove operava Edoardo La Mattina,, referente del “gruppo Guida”;
    • della provincia di Palermo dove operava a Carini Giuseppe Mannino, referente del “gruppo Casarrubia/Vitale”;
    • delle città di Partinico, Borgetto, Trappeto, Balestrate, Camporeale e Montelepre dove i 4 “gruppi” capeggiati rispettivamente da Michele Vitale, Antonina Vitalee dai Lombardo/Cassarà e dai Primavera hanno espresso maggiore dinamicità e controllo domestico;
  • ai costanti approvvigionamenti:
    • di cocaina dal Basso Lazio tramite i corrieri Alessio Antonacci e Stefano Carocci, referenti del “gruppo Guida”;
    • di cocaina dalla Campania assicurati dal “gruppo Guida” in accordo con clan camorristici locali i cui interessi sono stati rappresentati dai fratelli Giovanni e Raffaele Visiello, esponenti dell’omonimo clan di Torre Annunziata.
    • di hashish da Palermo tramite Marco Marcenò, referente del “gruppo GUIDA”.
Alessio Antonacci

La necessità di non compromettere i cospicui introiti garantiti dal traffico di stupefacenti su larga scala ha evitato l’esacerbazione dei contrasti tra i vari gruppi per la gestione territoriale dei flussi di traffico. Da questa esigenza la definizione di un precario equilibrio caratterizzato da una costante fibrillazione a media intensità che si è manifestata con numerosi danneggiamenti, spedizioni “punitive” ed atti incendiari riconducibili all’uno o all’altro sodalizio criminale, sempre in procinto di portare lo scontro ad un livello superiore. Al riguardo, come evidenziato dal G.I.P. nell’ordinanza cautelare in esame, è emersa “l’immagine di una vera e assai allarmante balcanizzazione degli scenari criminali partinicesi” che – ha precisato sempre l’Autorità Giudiziaria che ha adottato il provvedimento – consente di “presagire futuribili scenari di nuove e forse imminenti guerre di mafia nella provincia palermitana storicamente nota come tra le più attive nell’ambito criminale del traffico di stupefacenti”.

Le contestazioni per associazione mafiosa: Nicola Lombardo, Nunzio Cassarà e Michele Vitale. Il concorso esterno di Giuseppe Tola.

In tale scenario, nei confronti di 3 promotori (Nicola Lombardo, Nunzio Cassarà e Michele Vitale) di 2 delle 5 organizzazioni criminali individuate è stata ipotizzata l’appartenenza a Cosa nostra partinicese declinata attraverso le tradizionali forme di intermediazione parassitaria sia nel controllo di attività commerciali ed imprenditoriali, che nella risoluzione di controversie private, ricorrendo talvolta ad allarmanti condotte minatorie e violente.

Nicola Lombardo è il genero dello storico capo-mandamento di Partinico Leonardo Vitale, nonché già condannato in via definitiva per associazione mafiosa nel procedimento penale noto come “Terra Bruciata”, operazione del 2004.

Nel corso delle indagini il Lombardo sia stato più volte individuato quale figura deputata alla risoluzione di controversie tra privati occorse sul territorio, esprimendo così il suo prestigio criminale derivante dal suo inserimento organico nella famiglia mafiosa di Partinico.

Episodio esemplificativo è quello registrato nell’agosto del 2017 quando un cittadino partinicese si rivolge al Lombardo tramite il sodale Nunzio Cassarà per chiedergli di prendere provvedimenti contro un operatore del servizio di sicurezza di una discoteca di Balestrate. Quest’ultimo – a dire dell’uomo che interpella il Lombardo senza denunciare alle autorità il presunto responsabile – avrebbe malmenato il proprio figlio la notte di Ferragosto procurandogli 30 giorni di prognosi.

In un’altra circostanza, è stato documentato l’intervento di Lombardo in una controversia tra due imprenditori locali scaturita dalla violazione degli accordi per la concessione d’uso di alcune macchinette del caffè. L’influenza mafiosa sul territorio si è manifestata inoltre in occasione del recupero di un mezzo agricolo rubato ad un sodale del gruppo criminale, nonché per l’ottenimento di un risarcimento in favore di un agricoltore le cui colture erano state danneggiate dal pascolo di animali condotti da un pastore. Infine, Lombardo è stato chiamato in causa per l’individuazione dei responsabili di un furto commesso all’interno di un esercizio commerciale gestito da cittadini di nazionalità cinese.

Nunzio Cassarà, oltre ad aver coadiuvato stabilmente Lombardo nell’esercizio del controllo mafioso del territorio, ha mantenuto i rapporti con Francesco Nania, tratto in arresto per associazione mafiosa nel febbraio 2018 perché individuato quale referente della famiglia di Partinico. Le comunicazioni di Nania verso l’esterno sono state inoltre favorite da Giuseppe Tola, titolare di un’agenzia immobiliare di Partinico, il quale ha messo a disposizione di cosa nostra quale propria fidata risorsa un’agente della polizia penitenziaria di Palermo in servizio presso il carcere Pagliarelli. L’agente, cui verrà contestato il reato di corruzione aggravata, ha favorito Naniarendendo possibili scambi epistolari dal carcere, nonché ha rivelato agli indagati informazioni relative all’organizzazione della struttura carceraria al fine di ostacolare le attività di indagine e di intercettazione. I servizi resi dall’agente sono stati retribuiti dal TOLA con consegna di regalie varie: generi alimentari (ricotta, arance, carne di capretto), capi di abbigliamento (felpe, tute), il lavaggio mensile dell’auto e l’acquisto di carburante ad un prezzo inferiore a quello di mercato.

Le ingerenze nell’amministrazione comunale di Partinico, sciolta per condizionamento mafioso nell’estate 2020 (art. 413 T.U.E.L.)

Nel luglio 2020, il Consiglio Comunale di Partinico è stato sciolto con decreto ministeriale su proposta della Compagnia Carabinieri di Partinico per ritenuti condizionamenti mafiosi dell’attività amministrativa. Il provvedimento ha riguardato esclusivamente Consiglio Comunale poiché nel maggio 2019 il Sindaco aveva già rassegnato le proprie dimissioni con conseguente decadimento della Giunta.

Come precisato, le attività di indagine da cui è scaturito questo provvedimento cautelare hanno interessato il biennio 2017/2019 consentendo di registrare indirettamente parte delle dinamiche amministrative e documentare aderenze tra alcuni degli indagati e diversi politici locali: tali acquisizioni sono state valorizzate anticipatamente d’intesa con l’Autorità Giudiziaria per promuovere l’accesso ispettivo insieme ad altri elementi rilevati da altre indagini.

La mancata dissociazione di Giuseppa Vitale detta “Giusy

Nel novembre 2018, Michele Casarrubia si reca a Roma per trattare l’acquisto di un ingente quantità di cocaina con Consiglio Di Guglielmi inteso come “Claudio Casamonica, personaggio apicale dell’omonimo clan romano, poi deceduto per Covid.

All’incontro, interamente registrato, partecipa tra gli altri anche l’allora collaboratrice di giustizia Giuseppa Vitale detta “Giusy”, destinataria dell’odierna misura cautelare (arresto in carcere) per essersi approvvigionata di un quantitativo di cocaina da fornitori “calabresi” di Milano e Bergamo ragionevolmente per la successiva vendita.

Le conversazioni registrate tra la Vitale ed il nipote Casarrubia hanno messo in luce l’ausilio fornito dalla prima al nipote nell’interpretare fatti ed accadimenti relativi all’attività di traffico di stupefacenti svolta dallo stesso. L’Autorità Giudiziaria ha quindi evidenziato come sia “pertanto assolutamente chiaro come la donna non si sia dissociata dall’ambiente criminale in genere e da cosa nostra partinicese in particolare”.

In particolare, sempre riprendendo il contenuto del provvedimento cautelare “tale ultimo aspetto [la mancata dissociazione, n.d.r] emerge in maniera chiara nel corso di una conversazione registrata nel dicembre 2018 quando la Vitale, dopo aver ascoltato quanto riferitole dal nipote in ordine al comportamento tenuto dal cugino Michele Vitale nei confronti di Salvatore Primavera, commenta la convocazione del Vitale da parte di appartenenti a cosa nostra partinicese evidenziando la normalità della procedura pienamente conforme alla regola.

La conversazione è stata registrata in occasione di un ulteriore incontro tra la Vitale ed il nipote, avvenuto nel dicembre 2018 sempre a Roma. Nella circostanza, Casarrubia, nell’informare la zia delle dinamiche criminali in atto nella città di Partinico, le riferisce che, a seguito di un furto di marijuana commesso dal cugino Michele Vitale cl. ’68 nei confronti di Salvatore Primavera, il primo è stato “chiamato”: la notizia non sorprende la donna che ritiene anzi l’iniziativa assolutamente fisiologica perché conforme alle regole di cosa nostra.

La Direzione Investigativa Antimafia, nelle province di Palermo, Trapani, Roma, Milano, Reggio Calabria e Cagliari, ha arrestato quattordici persone (dieci tradotte in carcere e quattro agli arresti domiciliari) e ne ha sottoposta una all’obbligo di dimora nel comune di residenza e di presentazione alla p.g., indagate, a vario titolo, per il reato di associazione finalizzata alla coltivazione, alla produzione ed al traffico illeciti di sostanze stupefacenti – attribuito a Giuseppe Accardo cl. 1993, Pietro Canori cl. 1950, Vincenzo Cusumano, Marco Antonio Emma cl. 1981, Giuseppe Gaglio cl. 1979, Salvatore Leggio cl. 1978, Rachid “Mustafà” Madmoune cl. 1975, Maria Rita Santamaria cl. 1966, Giuseppe Toia cl. 1973, Antonino Tranchida cl. 1986 e Michele Vitale cl. 1992, quest’ultimo figlio del noto Vito Vitale detto “Fardazza”, esponente di spicco dello schieramento corleonese di Cosa Nostra, catturato nel 1998 dopo un lungo periodo latitanza, sta scontando la pena dell’ergastolo), nonché per specifici reati concernenti gli stupefacenti (attribuiti, oltre che ai predetti, a Gianluca Carbonaro cl. 1973, Michele Grasso cl. 1981 e Rocco Pesce cl. 1971). Il Leggio è anche accusato, unitamente a Michele Vitale cl. 1968, di tentata estorsione. Tutti i delitti contestati sono aggravati dall’agevolazione a Cosa Nostra o ‘Ndrangheta.

I provvedimenti scaturiscono dalle investigazioni che, avviate dalla DIA sin dal mese di marzo 2018 nell’ambito dell’operazione Pars Iniqua, hanno consentito di definire assetti ed operatività di un’articolata consorteria criminale, riconducibile al casato mafioso dei Vitale “Fardazza” di Partinico (PA), capace di coltivare e produrre, in quel territorio, ingentissime quantità di sostanza stupefacente del tipo marijuana, nonché di gestire un vasto traffico di droghe, approvvigionandosi, per quanto riguarda la cocaina, dalla ‘ndrina dei Pesce di Rosarno (RC), cui appartengono il Pesce ed il Grasso, e dal Canori, noto narcotrafficante originario di Priverno, già catturato in Spagna, dove trascorreva la latitanza perché ricercato sempre per reati concernenti gli stupefacenti e per questo allora inserito nell’elenco dei 30 latitanti più pericolosi in campo nazionale. Con Canori, in particolare, i sodali avevano convenuto di riferirsi, nelle loro comunicazioni, a compravendite di vini per dissimulare quelle di droga.

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Nel corso delle indagini – che hanno preso spunto dal tentativo del Leggio e di Michele Vitale di imporre, a nome dei “Fardazza”, ad un imprenditore partinicese di affittare dei locali ad operatori economici alcamesi con i quali era in affari solo dietro il pagamento di un “pizzo” – la DIA ha effettuato più sequestri di cospicui quantitativi di sostanze stupefacenti.

In particolare, il 10 ottobre 2018, nelle campagne di Partinico, si rinveniva, prima, in contrada Suvaro, un sito di stoccaggio ove era in essicazione una gran quantità di marijuana, e subito dopo, in contrada Milioti, una vasta piantagione di circa 3.300 piante di cannabis indica, nonché due capannoni ove era in essiccazione un altro ingente quantitativo di marijuana.

Complessivamente, circa sei tonnellate di sostanza stupefacente, in parte già pronta per essere immessa nel “mercato”.

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