REFERENDUM CANNABIS IN PERICOLO: LATINA E ALTRI 4 COMUNI PONTINI INADEMPIENTI

Referendum sulla cannabis: le firme raccolte rischiando di essere carta straccia a causa di alcuni Comuni italiani, tra di essi quello di Latina

Il referendum sulla cannabis è forte rischio che salti. Tre giorni fa, l’attivista politico Marco Cappato ha avvertito peraltro che il pericolo fosse quello di un vero e proprio sabotaggio, nonostante un successo clamoroso nella raccolta firme: 500mila adesioni in nemmeno una settimana, anche grazie alla possibilità di firmare online e tramite Spid. L’iniziativa referendaria è stata promossa da Associazione Luca Coscioni, Meglio Legale e dai Radicali.

Il motivo del possibile fallimento è stato spiegato con la circostanza che, a differenza degli altri referendum, per i quali c’è tempo fino al 31 ottobre per raccogliere le firme, la scadenza per quello sulla cannabis legale è stata fissata il 30 di settembre. Molti Comuni, che hanno l’obbligo di consegnare i certificati elettorali dei firmatari entro 48 ore dalla richiesta del comitato promotore, hanno comunicato che difficilmente riusciranno a farlo entro la data stabilita per la consegna in Cassazione.

Dopo le proteste, l’appello al governo e la richiesta di più tempo a causa dei mancati adempimenti da parte di centinaia di amministrazioni locali, oggi il comitato promotore del referendum sulla cannabis ha inviato una diffida ai 1.400 Comuni che non hanno presentato nei termini di legge i certificati elettorali dei firmatari. Ad annunciarlo su Twitter è stato per primo Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, tra i promotori dell’iniziativa: “Il comitato promotore #ReferendumCannabis diffida 1.400 Comuni totalmente inadempienti nella certificazione firme – ha scritto – Metteremo in mora anche il ministero dell’Interno se non dovesse intervenire immediatamente per sanare quanto in atto in queste ore”.

“Stanno accadendo fatti di massima gravità sul piano istituzionale e costituzionale – ha dichiarato Marco Cappato dell’Associazione Luca Coscioni – Il governo Draghi ha nelle proprie mani la responsabilità di evitare questo scempio: eliminare la discriminazione contro il referendum concedendo la proroga di un mese, oppure concedere ai Comuni di produrre i certificati elettorali anche dopo il termine della consegna delle firme. Se il presidente del Consiglio, la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, e la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, decidessero di non intervenire, si assumerebbero la responsabilità del sabotaggio del referendum e della vanificazione delle norme che ne hanno autorizzato la sottoscrizione per via digitale”.

“A oggi (ndr: 24 settembre) – ha concluso Cappato – a fronte di 545.394 certificati digitali richiesti con 37.300 email certificate inviate ai comuni (ogni pacco contiene dai 2 ai 20 nominativi) sono rientrate 28.600 email per un totale di circa 125mila certificati”.

Ad essere inadempienti circa 1400 comuni. Nella provincia di Latina, sono quattro gli Enti deficitari: si tratta di Latina, Castelforte, Minturno, Santi Cosma e Damiano e Lenola.

L’associazione Coscioni lancia un’iniziativa pubblica: “Questi sono i Comuni maggiormente inadempienti ti chiediamo di contattarli di persona via mail o telefonicamente in modo autonomo”. Questo è link con i numeri telefonici e gli indirizzi e-mail a cui fare riferimento per ricordare agli Enti di adempiere ai loro doveri amministrativi e costituzionali.

Il referendum prevede la depenalizzazione per la coltivazione di qualsiasi sostanza e l’eliminazione della pena detentiva per le condotte illecite relative alla cannabis a eccezione del traffico illecito. Inoltre, si propone l’abrogazione dell’articolo che riguarda la sanzione amministrativa della sospensione della patente di guida e del certificato di idoneità alla guida dei ciclomotori per l’uso personale di sostanze stupefacenti e psicotrope.

In sostanza, la patente e il patentino non sarebbero ritirati in caso di possesso di sostanze stupefacenti, ma rimarrebbe la sanzione amministrativa per chi è sorpreso a guidare sotto l’effetto di droghe, con una multa da 1.500 a 6 mila euro, l’arresto da 6 mesi a un anno e la sospensione della patente. Verrebbe, soprattutto, depenalizzata la coltivazione a uso personale della cannabis, rimanendo punibile come oggi la produzione, la fabbricazione e la detenzione illecita, e dunque l’acquisto attraverso lo spaccio.

Ci sarebbe, dunque, un regime dove chi vuole coltivare a casa e fare uso della cannabis può farlo, con la condizione che non venda la cannabis prodotta. Sarebbe una botta a un seppur limitato settore del narcotraffico, soprattutto per quanto riguarda le organizzazioni che vogliono emergere.

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