MAFIA IN REGIONE LAZIO, VILLA: “FURONO I BARDELLINO A SCEGLIERE FORMIA”. E SU CUSANI E GAETA: “ASSORDANTE SILENZIO”

Commissione antimafia in Regione Lazio
Commissione antimafia in Regione Lazio tenutasi il 5 luglio 2022

Commissione regionale antimafia, all’appuntamento era presente anche l’ex Sindaco di Formia Paola Villa che dice: “Il salto di qualità non c’è stato”

Tre anni fa era stata l’assoluta protagonista della commissione regionale dove si parlava di temi affini a quelli di cui si è trattato ieri, 5 luglio. Come noto, infatti, ha avuto luogo in Regione Lazio la commissione consiliare per l’Audizione sui “gravi episodi di criminalità organizzata, che hanno interessato e coinvolto alcuni comuni del litorale a sud di Roma” e l’ex sindaco di Formia e ora consigliere comunale di opposizione ha voluto comunque essere presente. La scorsa volta, Villa denunciò i nomi delle famiglie presenti sul suo territorio, legate o vicine alla camorra. Ieri, in effetti, niente di tutto questo è successo, a parte la minuziosa relazione del Presidente dell’Osservatorio Regionale Gianpiero Cioffredi. E quanto dichiara Villa conferma la sua delusione.

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“Al netto dei comuni drammaticamente assenti come quello di Anzio, coinvolto nei mesi scorsi dall’inchiesta “Tritone” sulla ‘ndrangheta e le sue commistioni con la politica locale, e il Comune di Fondi che da pochissime settimane ha visto la condanna di Giuseppe D’Alterio, “O’ Marocchino” per estorsioni e autoriciclaggio al Mof di Fondi (processo “Aleppo” per cui il comune non si è costituito come parte civile) – spiega Villa – assordante è stato il silenzio del sindaco di Sperlonga, Armando Cusani, sarebbe stato interessante capire come si sta muovendo il comune e l’ufficio urbanistica per attuare l’ordinanza di abbattimento dell’albergo abusivo di proprietà del suocero del sindaco, e fino a qualche anno fa di proprietà dello stesso sindaco.

Paola Villa
Paola Villa

“Assordante – continua Villa – anche il silenzio di Gaeta, anche lì forse due parole sulla svendita da parte dell’amministrazione comunale del piazzale della stazione ad un privato, società nata a ridosso della vendita con un capitale sociale irrisorio, quasi ridicolo, forse giusto due riflessioni andavano fatte. Poi restano le parole di chi è intervenuto, che ha parlato di videosorveglianza, di nuove caserme dei carabinieri e protocolli istituzionali con la prefettura, per carità tutto giusto, ma nessuna parola “sui gravi episodi”, ad esempio sulla sparatoria dello scorso febbraio, presso un noto autosalone a Formia che ha visto ferito Gustavo Bardellino, nipote di Antonio Bardellino“.

“Insomma resta inascoltato l’appello di Gianpiero Cioffredi, presidente dell’Osservatorio regionale per la criminalità organizzata, che a inizio seduta, dopo una dettagliata relazione fatta di nomi, cognomi, inchieste, indagini, imprese e territorio, chiede ai presenti “un salto di qualità”. Un salto di qualità lo si chiede alla politica e alle associazioni di impresa. Tutti gli schieramenti politici nella provincia di Latina sono troppo prudenti sulla criminalità organizzata“.

“Si condividono le parole di Don Alfredo Micalusi – prosegue Villa riferendosi all’intervento del Sindaco di Formia Gianluca Taddeo – quando chiede di uscire da tutte queste ambiguità. Parole lasciate cadere da tutti, senza un minimo accenno e sussulto. Poi arriva l’intervento del Consigliere regionale Giuseppe Simeone, dopo aver sottolineato che sono 10 anni che fa parte di questa commissione, dice che non bisogna far venire queste “famiglie” in soggiorno obbligato, e usa come esempio la famiglia Bardellino. Non poteva scegliere esempio più sbagliato! E no, consigliere, la famiglia Bardellino è a Formia per sua scelta e non per soggiorno obbligato. Venne alla fine degli anni ’70, trovò terreno fertile per investire, con la Immobiliare Tirreno Sud e non solo ottenne facilmente dagli uffici comunali licenze edilizie ad esempio per costruire il parco Solemar. Ottenne la residenza non perché “la magistratura costrinse il sindaco di allora a darla”, come lei dichiara in commissione, ma ottenne la residenza nonostante l’informativa delle forze dell’ordine. Occhi, orecchie e bocche si chiusero quando a Gianola un locale di quasi 300mq si trasformò in pochi mesi, in una mega discoteca di 5000mq, il Seven Up. Senza che nessun amministratore, politico, imprenditore, dirigente comunale facesse una piega. Assurdo come venga distorta la storia ed i suoi protagonisti, eppure consigliere è tutto scritto, ripetuto abbondantemente nei rapporti pubblici semestrali della DIA. Oggi questa famiglia continua a fare affari, continua a stare “di sentinella” presso le proprie attività, intestate a terzi, attività dove si noleggiano auto, motorini e furgoni, attività dove si curano i denti, attività di divertimento e di ristorazione, tutte presidiate dal “bossetto” di turno alla luce del sole. Continua a restare in questo luogo scelto forse per il suo clima, forse anche per la sua bellezza, forse per la sua vicinanza alla provincia di Caserta, ma sicuramente – conclude Villa – scelto anche per quelle “ambiguità” diffuse con la politica e per quel “salto di qualità” che non ci sarebbe mai stato, pregiudicando sviluppo, economia e lavoro, pregiudicando presente e futuro, quel “salto di qualità” per cui ancora oggi, noi non ci attendiamo”.

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