LATINA TU E GLI ANNI CHE VERRANNO

Latina Tu

La libertà 

non è star sopra un albero

non è neanche avere un’opinione

La libertà non è uno spazio libero

Libertà è partecipazione 

Queste sono le parole tratte da una celebre canzone di Giorgio Gaber, che senza dubbio è stato uno degli artisti più importanti dello spettacolo e della musica italiana. In particolare è da considerare straordinaria la sua attività di autore e attore come caposcuola del teatro canzone, un genere di musica recitata che ha consentito all’artista milanese, insieme al suo collaboratore Sandro Luporini, di poter dire la sua sul mondo e sul Paese.

IL PROGETTO DI LATINA TU

L’accostamento della libertà alla partecipazione è assai indovinato, così come la specificazione che la libertà, affermazione che vale sopratutto ora nell’era dei social, “non è neanche avere un’opinione” poiché, senza informarsi e documentarsi adeguatamente, l’espressione del proprio pensiero è solo un falsa libertà.

Libertà è condividere informazioni e cultura, ascoltare e farsi ascoltare, diventare attori del presente e progettare il futuro.

Libertà è quindi essere protagonisti nella società civile con impegno e determinazione per contrastare chi ambisce ad esercitare il potere per i propri interessi personali avvalendosi, delle volte, di mezzi di informazione compiacenti.

Latina Tu è ancora ai vagiti, ma riteniamo di aver dato ampia prova in questi primi tre mesi di vita di non avere alcun tipo di condizionamento e di essere una voce libera.

Le nostre inchieste hanno dato risalto a gravi fatti di un recente passato, sui quali non è mai stata fatta piena luce, che coinvolgono personaggi che, nonostante i danni a loro ascrivibili, ancora aspirano a recitare un ruolo politico nel nostro territorio, trovando tra l’altro sempre qualche sponda amica. Al tempo stesso non abbiamo esitato a denunciare i trasformismi del momento all’insegna del mero opportunismo evidenziando come ancora oggi il panorama politico locale veda tra i protagonisti gli stessi personaggi che sono stati parte attiva di precedenti amministrazioni, contribuendo al malgoverno delle città.

Abbiamo quindi rilevato, in particolare per quanto riguardo il capoluogo Latina, il pericolo che gli stessi personaggi che sono stati parte attiva nelle amministrazioni Zaccheo – Di Giorgi, favoriti dalla delusione dei cittadini nei confronti dell’attuale amministrazione Coletta (vedi su tutte la scelta miope di affidare il servizio della gestione dei rifiuti ad un’azienda che è diventata un vero e proprio incubo), si ripropongano sperando che il tempo faccia dimenticare i danni amministrativi di cui sono stati attori.

Non abbiamo avuto alcun timore a scrivere della criminalità organizzata locale, denunciando anche le collusioni con pezzi della politica e le infiltrazioni nelle Forze dell’Ordine, né di parlare, ad esempio, di sanità pubblica con uno sguardo diverso e che non sia mero altoparlante di veline dirigenziali.

IL TEMA DELLA LEGALITÀ CONTINUA AD ESSERE UNA QUESTIONE APERTA

Ora sappiamo con certezza, anche a seguito di alcune indagini della magistratura, che Latina e provincia sono stati un territorio dove un certo sistema di potere ha prosperato. Si tratta dello stesso sistema di potere di cui ha parlato tanti anni fa Leonardo Sciascia, una delle grandi figure del Novecento italiano ed europeo.

Lo scrittore siciliano descrisse la criminalità organizzata come un’associazione per delinquere con fini di illecito arricchimento per i propri associati, che si pone come intermediazione parassitaria, imposta con mezzi di violenza, tra la proprietà e il lavoro, tra la produzione e il consumo, tra il cittadino e lo Stato. 

L’intuizione di Sciascia fu quella di capire che la criminalità organizzata è innanzitutto un sistema di potere.

Un sistema di potere calato nel territorio, dove può far sentire la propria presenza in modo violento o attraverso varie forme di pressione; un sistema di potere capace di avere interlocutori, se non addirittura propri rappresentanti, all’interno delle Istituzioni.

Si tratta di un sistema di potere che ha la principale garanzia di esistenza non solo nei proventi illeciti, ma soprattutto nella sua capacità di essere riconosciuto come sistema di potere e, quindi, di far parte del tessuto sociale, economico, politico ed istituzionale.
Nel nostro territorio ci sono state sì molte inchieste importanti con processi già celebrati o in corso di celebrazione o da celebrare, ma non dobbiamo dimenticare che la rete della diffusa illegalità è stata favorita, e in alcuni casi addirittura alimentata, da una politica distratta o persino collusa e da una parte della cosiddetta società civile che ha scelto l’ignavia, l’indifferenza e la rassegnazione di fronte alla gravità di ciò che stava accadendo davanti ai nostri occhi. 

Se non cambia l’atteggiamento della politica e della società civile verso determinate situazioni certi fenomeni sono destinati a ripetersi. Questo sito è nato anche per dare forza a chi, come noi, intende battersi affinché certi famigerati schemi del passato recente, che comunque ancora covano sotto la cenere, siano definitivamente sconfitti. Molti dei nostri articoli sono proprio in questa direzione.

ROMPERE IL SISTEMA DELLE CLIENTELE E DELLE COLLUSIONI

Non possiamo limitarci solo a solidarizzare con le forze dell’ordine e la magistratura per l’attività di repressione della criminalità.

Come evidenziato, le illuminanti parole di Leonardo Sciascia ci dicono che la “mafia”, in senso lato, è intermediazione parassitaria tra la proprietà e il lavoro, tra la produzione e il consumo, tra il cittadino e lo Stato.

Proprio per tale ragione può capitare ad ognuno di noi di imbatterci se non nella mafia vera e propria nei “metodi mafiosi”.

Definiamo così il modo di operare di determinati gruppi di potere che si organizzano per ottenere indebiti vantaggi per sé a discapito dell’interesse comune. Riescono a creare consenso intorno a sé attraverso una capillare rete clientelare; entrano all’interno delle Istituzioni e, utilizzando in modo illecito strumenti legittimi, ottengono il risultato voluto. 

È un sistema caratterizzato dal cittadino che inizia a cercare “l’amico” nelle Istituzioni e si preoccupa di avere il “politico di riferimento”.

Insomma un meccanismo perverso e diabolico in cui i politici, o per meglio dire i partitòcrati (categoria cui appartengono tutti quelli che fanno politica all’interno di un partito e hanno come principale obiettivo la propria affermazione personale ed il consolidamento del proprio potere), si sono costruiti negli anni delle “clientele”, attraverso favori personali o addirittura atti illeciti.

Un sistema di domanda e offerta: da una parte c’è la domanda del cittadino, senza alcuna fiducia nelle Istituzioni, per “un occhio di riguardo” nei suoi confronti;  dall’altra il partitòcrate pronto a garantire gli interessi del suo cliente, anche a discapito di altri, in cambio di voti. Il partitòcrate, proprio in ragione del suo bel pacchetto di voti, potrà esercitare con maggiore forza ed incisività il proprio potere per il raggiungimento dei suoi  obiettivi personali.

Dunque, un sistema malato: tanto più c’è poca trasparenza, tanto più si alimenta la sfiducia nelle Istituzioni, tanto più si divulga l’idea che “la politica è comunque una cosa sporca”, più il sistema malato funziona meglio. Un sistema che usa “metodi mafiosi” e favorisce inevitabilmente l’infiltrazione della criminalità organizzata nelle Istituzioni. 

I clienti dei partitòcrati sono una minoranza rispetto a chi non lo è, ma hanno la prerogativa di compattarsi intorno a questo e a quello, conferendo quindi ai vari capataz, che si annidano rispettati e considerati in ogni partito, forza e potere.

LATINA TU E IL FUTURO DELLA CITTÀ

Noi riteniamo che occorra valutare le persone e la loro credibilità e ci si debba concentrare sui contenuti e sulle idee, senza farsi ingannare dalle finte categorie destra-sinistra, dai simboli e dagli slogan vuoti, dalle mere etichette appiccicate su contenitori vecchi e nuovi incentrati sul marketing politico.

Nonostante i pochi mezzi a nostra disposizione continuiamo nel nostro impegno e il nostro primo obiettivo, così come scritto nella lettera di battesimo di Latina Tu, è di dare “spazio a chiunque avrà voce libera. Una voce che proponga o spieghi argomenti di interesse collettivo con competenza e spontaneità che non sarà mai sacrificata allo spontaneismo, nella consapevolezza che per informare riguardo ai temi imprescindibili per il nostro futuro serve l’autorevolezza della conoscenza e il coraggio della volontà”.

Nei primi tre mesi di vita, abbiamo subito diverse minacce di querela, e anche qualche esposto. Ciò ci fa ritenere che siamo sulla strada giusta. Chi vuole spaventarci con lettere, messaggi trasversali, intimidazioni di quart’ordine (tutte cose avvenute in questi tre mesi) ha trovato e troverà, però, un muro. La nostra garanzia è la libertà di opinione fondata sui fatti. 

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