IL “MERCATO NERO” DEGLI UCCELLI ARRIVA ANCHE A FORMIA: GIRO DA 350MILA EURO

Esemplare del piccolo passeriforme
Esemplare del piccolo passeriforme

Scoperto il “mercato nero” degli uccelli: 7 indagati tra cui una guardia giurata di Formia. Accordi coi commercianti: giro d’affari di 350mila euro

Al termine di una complessa attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, i militari della Sezione Operativa Anti-bracconaggio e Reati a Danno degli Animali del Raggruppamento Carabinieri CITES e del Nucleo Carabinieri CITES di Napoli, coadiuvati nella fase esecutiva dai militari del Gruppo Carabinieri Forestali di Napoli e Latina e del Comando Provinciale di Napoli, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza emessa dal gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere avente ad oggetto 7 misure cautelari personali

UCCELLI CATTURATI E RIVENDUTI NEI NEGOZI – I soggetti destinatari dell’ordinanza sono gravemente indiziati per il reato di associazione per delinquere “per essersi stabilmente associati allo scopo di commettere una serie indeterminata di reati inerenti l’illecito commercio (ricettazione art. 648 c.p) sul territorio nazionale di avifauna protetta e particolarmente protetta dalla Convenzione di Berna, proveniente da illecita cattura (furto venatori)”. La complessiva attività d’indagine ha consentito di disvelare un ampio commercio illegale di un numero cospicuo di uccelli appartenenti a specie protette, che venivano sistematicamente catturati da alcuni degli indagati in svariate parti dell’Italia meridionale, utilizzando metodologie illegali (trappole, richiami acustici e via dicendo), nonché successivamente custoditi presso depositi improvvisati, in condizioni di tale disagio da causare loro evidenti sofferenze, e infine venduti nel mercato clandestino sia a privati che ad uno stabile nucleo di esercenti commerciali compiacenti, alcuni dei quali provenienti dall’Italia del Nord. 

2 ANNI DI INDAGINE – L’esecuzione dei provvedimenti cautelari costituisce l’epilogo di un’articolata attività di indagine, iniziata nel 2018, che ha permesso di individuare i soggetti coinvolti, di delineare l’entità del fenomeno nonché di svelare l’esistenza di una ramificata compagine criminale. Gli associati, attraverso prelievi vietati e indiscriminati di migliaia di esemplari di volatili protetti e particolarmente protetti, alimentavano il mercato illegale sul territorio nazionale, di avifauna viva per finalità di richiamo ed ornamentale, con relativo depauperamento della avifauna e conseguente danno ambientale rilevante in termini di perdita di biodiversità e alterazioni delle relazioni esistenti tra le specie viventi e i loro habitat, causate dall’attività antropica illecita, con un pericolo per l’equilibrio dell’ecosistema e conseguente danno al patrimonio ambientale incalcolabile.

COME VENIVANO RICHIAMATI I FRINGILLIDI – Alla luce delle attività poste in essere e dei riscontri avuti, il fenomeno appare ben radicato nel territorio campano. Il commercio dei fringillidi è un mercato molto florido in quanto gli esemplari migliori, ovvero i più canterini, hanno un elevato valore di mercato. Il “modus operandi” adottato dai soggetti coinvolti nella indagine in oggetto ha evidenziato molte similitudini con quello messo in pratica in altre regioni italiane, vale a dire l’utilizzo in contemporanea di richiami naturali (con soggetti vivi di cattura) e artificiali (magnetici o elettronici) riproducenti il classico canto dei fringillidi (metodi vietati dagli articoli 21 e 30 della Legge 157/97), che posizionati a terra in prossimità di reti da uccellagione o reti in nylon, a volte con azionamento a scatto (anch’esse vietate) hanno lo scopo di attirare esemplari della specie. Solitamente, nel punto di insorgenza della fonte sonora è facile trovare anche della pastura per attirare ed abituare l’avifauna al luogo in cui poi verranno posizionate le reti; zone di pastura che variano dal fondo agricolo alle aree marginali dei boschi a secondo della specie da brace are. 

DALLA CAMPANIA ALLA PUGLIA FINO IN CALABRIA – Dalle attività tecniche svolte è emerso chiaramente, da parte degli indagati, una conoscenza profonda dei luoghi ove mettere in atto la loro pratica illecita e come tutti i sodali abbiano frequentato costantemente quei posti in modo tale da predare, la fauna selvatica aviaria e le specie protette ricercate sul mercato clandestino. Gli attori di queste azioni di cattura illegale della avifauna erano disposti, grazie ad attrezzature, tempo e mezzi a disposizione, a raggiungere località molto distanti dalle loro residenze in un raggio di centinaia di chilometri: sono state monitorate parate in Calabria, in provincia di Cosenza, ma anche in provincia di Salerno ed in Puglia, soprattutto in provincia di Foggia, e non ultima la provincia di Potenza. Gli elementi raccolti hanno dimostrato l’esistenza di una rete di rifornimento dell’uccellagione verso il territorio campano e il Nord Italia, la previsione dei mezzi e dei veicoli necessari per il trasporto, l’individuazione di un luogo/deposito dove le prede venivano stoccate in attesa dei transiti, l’esistenza di una rete di rifornimento interna in caso di necessità, la creazione di vigilanza e di macchine vedetta per i trasporti rilevanti e la possibilità che gli animali selvatici venissero inanellati con la connivenza di professionisti (allevatori e veterinari) per la creazione della documentazione a corredo delle successive vendite. 

LE AUTO STAFFETTE – Dagli atti di indagine, in particolare dalle perquisizione e sequestri e dai servizi di osservazione ed intercettazione, sono emerse chiaramente i caratteri di un accordo criminoso per commettere una serie indeterminata di condotte penalmente rilevanti. In particolare, si denota una particolare cura e accortezza da parte dell’organizzazione durante gli spostamenti sia dei carichi di uccelli sia durante l’avvicinamento dei sodali ai depositi o luoghi di scambio attraverso l’utilizzo di auto staffetta e cortili riparati alla vista e facilmente tenuti sotto controllo. Le intercettazioni hanno dimostrato, altresì, l’importanza della creazione di una rete articolata di fornitori e compratori e il costituirsi di una pluralità di gruppi, capaci di operare sia tra loro che con altri compratori, a volte carpendoli dalle altre organizzazioni. 

AFFARI DA 350MILA EURO – I vantaggi di natura economica derivanti dall’attività criminosa posta in essere erano immediati e diretti, favorendo e consolidando l’illecito arricchimento. Infatti dalle comunicazioni intercettate e dai sequestri effettuati è stato possibile stimare il numero di avifauna depredata intorno alle 2.750 unità per il periodo oggetto di indagine, che proiettato su base annuale arriva a quantificarsi in 11.000 esemplari ogni anno, con un giro di affari del traffico di avifauna selvatica quantificabile in circa 350.000 euro l’anno.“

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