HOTEL GROTTA DI TIBERIO, TAR RIGETTA RICORSO DI “CHINAPPI”: ALBERGO DA DEMOLIRE

Hotel Grotta di Tiberio lungo la Flacca a Sperlonga

Hotel Grotta di Tiberio a Sperlonga: il Tar di Latina ha respinto il ricorso della Chinappi Aldo Erasmo & C. s.a.s. chiedeva di annullare il provvedimento del Comune con cui viene ordinata la demolizione dell’albergo

Ci è voluto un po’ ma dopo oltre dieci giorni dalla discussione tra le parti, il Tribunale amministrativo del Lazio sezione Latina si è pronunciato. L’oggetto era il ricorso presentato dalla Chinappi Aldo Erasmo & C. s.a.s., la società che gestisce il lussuoso albergo Grotta di Tiberio a Sperlonga, destinatario di un’ordinanza di demolizione firmata dal Comune.

A maggio scorso e, con evidenza, a giugno, il Comune di Sperlonga aveva, come noto, ordinato la demolizione dell’hotel del suocero del Sindaco di Sperlonga, Armando Cusani: altrettanto notoriamente, il complesso è appartenuto per un periodo di tempo anche all’attuale primo cittadino.

La commissione istruttoria, nominata il 30 marzo per via di una determina del Responsabile dell’Ufficio Urbanistica e Demanio del Comune di Sperlonga, l’ingegner Pietro D’Orazio, aveva compito di valutare i due permessi a costruire, di cui il secondo in variante, risalenti al 2004 e al 2005, e la concessione edilizia del 1992.

Successivamente, lo scorso 17 maggio, il Comune aveva notificato un provvedimento (recante la data del 9 maggio) che annulla concessione edilizia e i due permessi a costruire. Inoltre, il provvedimento del Settore Urbanistica, notificato al privato, ma anche a Suap, Polizia Locale e Stazione dei Carabinieri, aveva ordinato alla Chinappi Aldo Erasmo & C. s.a.s. la demolizione entro 90 giorni dell’intero corpo fabbrica dell’albergo, pena una sanzione pecuniaria da 20mila euro, nonché, come succede in questi casi, l’acquisizione gratuita al patrimonio comunale (leggi al link di seguito l’approfondimento di Latina Tu).

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Nel frattempo, pur non essendovi mai stata traccia del provvedimento sull’Albo Pretorio del Comune di Sperlonga, le attività dell’hotel sono continuate, a maggior ragione con l’inizio della bella stagione.

La Chinappi Aldo Erasmo & C. s.a.s., assistita dall’avvocato del Foro di Latina Alfredo Zaza D’Aulisio, ha deciso di impugnare, per l’ennesima volta al Tar, il provvedimento firmato dall’ingegner D’Orazio chiedendo l’annullamento dell’atto in autotutela.

Il ricorso, discusso lo scorso 14 settembre, è stato intentato contro il Comune di Sperlonga, difeso dall’avvocato Salvatore Canciello, e nei confronti di Anna Miele e Carmine Tursi, storico avversario dell’amministrazione e autore di numerosi esposti e denunce, oltreché ricorsi: da una sua denuncia si è originata l’inchiesta cosiddetta Tiberio in cui lo stesso Tursi è parte civile. Miele e Tursi, costituiti in giudizio, sono stati rappresentati dagli avvocati Francesco e Mattia Di Ciollo.

La società del suocero del sindaco chiedeva al Tar l’annullamento della nota risalente al 9 maggio inviata dal Comune alla medesima società con cui veniva annullata concessione edilizia in sanatoria e i permessi a costruire degli anni 2004 e 2005: di conseguenza, i ricorrenti chiedevano la “cancellazione” anche dell’atto conseguente, ossia l’ordinanza di demolizione. Il ricorso peraltro chiedeva di annullare anche la nota del Comune, datata 30 marzo, con cui si chiedeva il reset del percorso edilizio-amministrativo iniziato nel lontano 1992.

Secondo la sezione prima del Tar di Latina – Presidente Riccardo Savoia, estensore dell’ordinanza Valerio Torano – il ricorso della Chinappi Aldo Erasmo & C. s.a.s. non appare assistito dal fumus boni iuris, “posto che il provvedimento impugnato appare soddisfare i requisiti indicata nella richiamata ordinanza…con il richiamo agli accertamenti contenuti nelle sentenze ivi descritte che evidenziano diffuse illiceità di rilevanza penale“.

Dunque, il Tar rigetta il ricorso di domanda cautelare di annullamento del provvedimento e condanna la società privata alle spese di 1500 euro da liquidare a favore del Comune di Sperlonga.

A questo punto, l’ordinanza di demolizione rimane in vigore, al netto di un probabile ricorso in Consiglio di Stato da parte dei ricorrenti che oggi, 26 settembre, risultano soccombenti.

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