GOODYEAR: “CARA MAMMA, ERAVAMO 300 GIOVANI E FORTI, MA SIAMO MORTI”

Sito ex Goodyear di Cisterna
Sito ex Goodyear di Cisterna

“Sono 22 anni che si attende giustizia”, inizia così il dossier scritto da Cinzia Vaccarini, Sabrina Moschetti e Agostino Campagna sul caso dello stabilimento ex Goodyear a Cisterna di Latina

“Siamo a Cisterna, cittadina a nord ovest di Latina, vissuta per anni grazie ai fondi della Cassa del Mezzogiorno e ai sacrifici di famiglie umili e tenaci. Parliamo di giovani figli che si prodigavano con lo sguardo volto al futuro per potersene creare una propria.
Ed è proprio in questo paesino storico, divenuto cittadina, che cinquantasette anni fa per tanti loro e per altri giovani di paesi limitrofi si prospetta il cambiamento, la svolta, ignari dell’orrore che li attendeva per presentargli il conto più caro che avrebbero mai potuto immaginare; ad oggi, per circa trecento di loro, il prezzo è stato pagato con la vita! E ancora oggi continuano a morire!

Maggio, 1965, il colosso mondiale GoodYear inaugura una delle sue tante filiali proprio qui, a Cisterna di Latina. Grazie ai finanziamenti della Cassa del Mezzogiorno, inizia così l’era industriale nel piccolo paese, i cisternesi trovano un’occupazione stabile e tante famiglie possono guardare al futuro con maggiore sicurezza; nasce il mito di “Mamma GoodYear”, colei che si occupa delle prospettive economiche dei suoi figli: i lavoratori, ma nasce anche uno tra i più giganteschi scandali ambientali, finanziari, politici e criminali della storia italiana.

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La GoodYear rimane sul territorio cisternese per circa trentacinque anni, in coincidenza con la chiusura avvenuta nel 2000 della Cassa del Mezzogiorno e con i processi di delocalizzazione degli anni 90 verso l’Europa Orientale (Turchia, Slovenia, Polonia).
Quello che sembrava un fiore all’occhiello inizia invece a raccontare tutt’altra storia, disastri ambientali, morti, scandali finanziari con i soldi pubblici e purtroppo anche con quelli dei lavoratori.

Già a partire dal 1978 assistiamo al primo sequestro della Procura di Latina del reparto “Banbury” (un enorme miscelatore), a causa della notevole dispersione di polveri inerti.
Nel 1981 sarà il Ministero del Lavoro a mettere nero su bianco tutta una serie di obblighi che la GoodYear avrebbe dovuto garantire nel sito per tutelare l’ambiente e la salute dei lavoratori sprovvisti di dispositivi di protezione individuale.

Nel 1983 sarà la volta dell’allora USL (Unità Sanitaria Locale) di Latina, che diffiderà l’azienda a risolvere le carenze dell’impianto di ventilazione circa l’aspirazione e il conseguente smaltimento delle polveri tossiche.
A partire dagli anni ’90 Agostino Campagna (lavoratore in essere alla GoodYear), inizia lo sciopero della fame e della sete dopo aver pubblicato una serie di manifesti, asserendo con fermezza che “dentro la GoodYear si muore di tumore”.

Fu, durante la chiusura, nel 2000, che lo stesso inizia una minuziosa raccolta di dati circa una lunga serie di decessi per patologie neoplastiche tra i suoi colleghi, dati che porteranno nel 2001 un pool di avvocati a intraprendere una complessa e lunga vicenda giudiziaria.
Anche l’Ente Nazionale di Previdenza degli Infortuni riporterà in due relazioni, nel 1964 e nel 1977, tutti i pericoli per i lavoratori, come anche l’Istituto di Medicina del Lavoro dell’Università Cattolica di Roma per quanto riguarda l’uso dell’amianto presente nell’azienda.
Oltre all’amianto, i lavoratori erano in costante contatto con solventi, nerofumo, ammine, ultracceleranti, rinforzanti, antinvecchianti zolfo, vapori di gomma calda, eptano industriale ecc… che andavano creando all’interno degli edifici delle micidiali miscele di veleno che venivano inalate; le rare visite di controllo che venivano effettuate non portavano “mai” ad alcun risultato e se qualche caso di tumore risultava, la Multinazionale preferiva pagare in cambio del silenzio…
Le normative allora vigenti DPR303/56 igiene del Lavoro e DPR547/55 e il successivo Dlgs 626/94 Sicurezza del lavoro vengono continuamente disattese, omissioni, ritardi, inadempienze… , la “logica del profitto” faceva si che le persone fossero considerate solo “materia prima spendibile“.

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Fu per questo motivo che nel 2001 nacque l’ “Associazione ex dipendenti GoodYear” costituita appunto da ex dipendenti e familiari delle vittime, che presentò alla Procura la prima denuncia collettiva per omicidio e lesioni gravi plurime, portando come prova le cartelle cliniche raccolte da Agostino Campagna.
Il Procuratore, attraverso i periti nominati per la relazione tecnica, dimostrerà il nesso tra le conseguenze della produzione e la morte di decine di operai, arrivando così nel 2008 ad una prima storica sentenza di colpevolezza per otto alti dirigenti dell’Azienda per un totale di venti anni di detenzione!

Dopo cinque anni la sentenza viene ribaltata nel processo d’Appello, dove ad essere condannato sarà solo quello che fu l’Amministratore Delegato dal 1990 al 1995…
Dopo la chiusura dello stabilimento, presso il Ministero del Lavoro, venne siglato un Accordo nel quale venivano evidenziate la situazione di degrado ambientale e strutturale del sito, la necessità di interventi di bonifica dei componenti strutturali e dell’ambiente nonché la messa in sicurezza dell’intero perimetro.

Tali interventi vennero stimati in dieci miliardi di lire, le risorse attivabili erano quelle previste dalla Regione Lazio nel DOCUP, a copertura totale dell’impegno di spesa prevista per la bonifica e la valorizzazione di siti degradati.
Il DOCUP indicava ed indica tutt’oggi, come soggetto attuatore degli interventi, un Ente locale o un Consorzio industriale.

Si posero così le basi per la costituzione di un apposita Società mista. E su queste basi il 22 febbraio 2001 venne costituita la Società “Cisterna Sviluppo S.p.A.”; come da Deliberazione del Consiglio Comunale di Cisterna di Latina nr. 14 dell’ 8 agosto 2001, le quote furono così suddivise: il 49% delle azioni al Comune di Cisterna di Latina il 49% al “privato” Meccano Holding e il 2% alla Provincia di Latina.

Il privato (non si capisce come sia stato scelto…), avrebbe dovuto rilevare lo stabilimento di Cisterna di Latina, procedere con la bonifica, la messa in sicurezza e la reindustrializzazione del sito con l’impegno di assorbire le maestranze dell’ex GoodYear.
Con lo stesso accordo furono stabiliti i termini della Cassa Integrazione dei lavoratori e della messa in mobilità, inoltre, su richiesta delle Organizzazioni Sindacali venne riconosciuta una buonuscita di importo differenziato in base all’eta’ anagrafica al 31 marzo 2000.

Gli ex dipendenti della GoodYear avrebbero avuto così così la possibilità di scegliere se andare in mobilità e poi al licenziamento oppure di rinunciare a tale somma e devolverla alla Cisterna Sviluppo S.p.A. in vista del futuro reinserimento nella nuova azienda Meccano Aeronautica S.p.A.
Secondo l’allora Sindaco, la Costituzione della Società sarebbe stata l’unica soluzione possibile per gli interventi ambientali e la garanzia occupazionale dei lavoratori, alla fine invece si rivelò solo come l’unico mezzo per poter intascare i soldi dei finanziamenti regionali!

Intanto la Regione Lazio, al fine di accelerare il processo di bonifica e di reindustrializzazione del sito già in ritardo per la necessità di individuare i giusti finanziamenti pubblici, e, in considerazione degli impegni assunti dalla Meccano Aeronautica a ulteriore garanzia dei lavoratori, previse l’opzione di riacquisto, al costo simbolico di 1 euro, della parte del sito appartenente al privato in caso in cui quest’ultimo non avesse confermato entro il 31 dicembre 2004 la riassunzione dei 212 lavoratori ex Goodyear che avevano accettato di devolvere la propria buonuscita in cambio di un posto di lavoro…

Una pioggia di finanziamenti e capitale pubblico investì la nuova società mista, 4,5 miliardi per una formazione mai fatta o meglio, fatta a costo zero presso la societa’ Aviointeriors S.p.A. (di Veneruso e Bombacci) erano previsti 1,5 miliardi per il rifacimento della palazzina antistante la fabbrica ma poi vennero utilizzati per un solo ufficio e ben 3 miliardi dal Comune di Cisterna… quello stesso Comune che, vista la pioggia di finanziamenti arrivati e altri in arrivo dalla Regione, pensò bene di sciogliere la società mista con la banale scusa che non potevano coestistere pubblico e privato, quindi venne stracciato l’accordo ministeriale e quella piccola garanzia per i lavoratori andò in fumo.

Il sito rimase così in stato di abbandono e degrado nonostante successivamente fossero arrivati ulteriori 3,5 milioni di euro dall’Europa per una bonifica che fu poi effettuata solo sul 10% della superficie… Quello che doveva diventare una nuova prospettiva di lavoro, restò un sito abbandonato nelle mani della Meccano Holding (sempre di Veneruso e Bombacci), che nel frattempo diventò SFIM Investimenti S.p.A. di Napoli, che sparì tenendosi in tasca non solo i soldi dei finanziamenti ma anche quelli dei 212 operai che speravano in un nuovo futuro…

Nel frattempo arrivarono gli esposti in Procura e alla Corte dei Conti affinché si indagasse per stabilire chi furono i colpevoli dei reati per truffa aggravata e associazione a delinquere. Quali Istituzioni e quali politici hanno favorito con una pioggia di “mazzette”? Qualche amico? Il privato? Ma soprattutto chi sono questi soggetti?!…e non è ancora finita.

Secondo una sentenza del TAR del Lazio, l’erogazione di contributi pubblici per quasi quattrocentodiecimila euro da parte di Sviluppo Lazio (ente regionale) alla Meccano Aeronautica, sarebbe frutto di un bluff della Società che, dopo aver intascato i soldi come prevedevano le Convenzioni firmate nel 2003 nel 2005 e 2006, comincia a vendere non realizzando quel piano industriale da tredici milioni di euro !
Nell’intanto nel 2006 continuava il processo presso il Tribunale di Latina, presieduto dalla Dott.ssa Parasporo che, data la lentezza con sui si programmavano le udienze perdendo tempo prezioso, prese in esame e con molta con attenzione, il materiale prodotto dai periti, arrivando ad acquisire una vasta documentazione e arricchendo il già voluminoso fascicolo, ma, come purtroppo accade spesso in Italia, la Dottoressa in questione viene, guarda caso, trasferita e tutto si ferma nei cassetti del Tribunale di Latina. L’attesa di riprendere il processo penale a carico di Veneruso e altri nove indagati si allungò con l’arrivo della pandemia, gli ex operai della GoodYear, hanno continuato e continueranno a pagare gli avvocati per avere giustizia da chi doveva continuare a dare loro un futuro…

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Una guerra legale e morale costosa che questi uomini si sono trovati e si trovano tutt’ora ad affrontare da soli. Negli ultimi tempi il sito della ex GoodYear è tornato alla ribalta come “sito possibile per la discarica nella provincia nord di Latina” (oltre il danno, la beffa), sono uscite documentazioni “molto particolari” dalla Provincia, in tanti si sono riempiti la bocca, ma nessuno, nessuno, ha pensato bene di affiancare i propri concittadini truffati in questi anni, la cui unica colpa era solo la possibilità di uno stipendio sicuro da portare a casa.

Ora la speranza di ognuno di loro è tutta riposta nella nuova amministrazione di Cisterna di Latina che, magari leggendo tutto questo, si spera capisca l’entità della truffa perpetrata nei confronti dei Cisternesi e si costituisca parte civile in questa battaglia che sembra non avere mai fine.

La priorità è la giustizia, la priorità è che il sito venga bonificato, messo in sicurezza e riconsegnato ai cittadini, ma soprattutto che poi venga posto al centro di un nuovo rilancio economico della città di Cisterna”.

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