CISTERNA: RACCONTI DI GOODYEAR (2° PARTE)

Foto tratta dal gruppo Facebook "Amici di Goodyear"

È un lancio di agenzia ad informare il 24 novembre 1999 che la Goodyear ha annunciato di voler ”sospendere l’ attività di produzione di pneumatici in Italia” e che ”pertanto chiuderà lo stabilimento di produzione di Cisterna di Latina’‘. Un ”passo inevitabile” secondo il presidente ed amministratore delegato del ramo italiano Goodyear, Antonio Corsi, ma anche ”una decisione difficile”, dovuta all’ ”eccesso di capacità produttiva e la competitività di tutta l’industria del pneumatico in Europa”.
”La nostra preoccupazione -scrive il presidente e amministratore delegato dl ramo italiano Antonio Corsi in una nota- è ora quella delle conseguenze che questa decisione ha sulle oltre cinquecento persone che saranno coinvolte dall’evento”.

IL LUNGO INVERNO 1999-2000

Improvvisamente uno dei maggiori polmoni occupazionali della pianura pontina cessa di esistere. Prima una decina e successivamente centinaia di lavoratori formano capannelli e si incatenano ai cancelli dello stabilimento di Via Nettuno 288 durante l’inverno 1999-2000, ma serve a poco. “Mamma Goodyear” ha deciso di abbandonare i propri figli e i neogenitori affidatari non si dimostreranno nel tempo animati dalle migliori intenzioni.

Foto tratta dal Gruppo Facebook “Amici di Goodyear”

IL SEQUESTRO DEL BANBURY

Eppure ci sono una serie di date precedenti che fanno capire come la multinazionale di Akron dal piede alato fosse in realtà una matrigna che conservasse in grembo, assieme ai suoi figli, tanti segreti. Il 13 gennaio 1978 il reparto Banbury è posto sotto sequestro, ex art 337 del Codice di Procedura Penale, Dpr 547/1955 e Dpr 303/1956), perché vi è una notevole dispersione di polveri non inerti (nerofumo). Successivamente il sequestro viene revocato dopo che vi è stato un risanamento ambientale.

LE DISPOSIZIONI DEL MINISTERO DEL LAVORO

9 aprile 1981. A seguito di un’ispezione del Ministero del Lavoro viene ordinato alla Goodyear di: a) installare un impianto a ciclo chiuso per la pesatura delle polveri. b) di effettuare pulizie quotidiane. c) posizionare una cabina chiusa per l’operatore. d) gli addetti al nerofumo debbono portare un’apposita tuta e maschera. e) le pulizie dovranno essere effettuate con sistemi mobili aspiranti dopo ogni caricamento del nerofumo e la ventilazione dei reparti va migliorata.

Mario Abagnale, altra presunta vittima del lavoro (Amici di Goodyear)

L’IMPIANTO DI VENTILAZIONE INSUFFICIENTE

26 febbraio 1993. L’Unità Sanitaria Locale LT2 diffida l’azienda perché l’impianto di ventilazione è insufficiente ed è promossa un’azione penale che alla fine porterà ad una condanna ( art.565 cpp) da parte della Pretura di Latina (art.1 Dpr 303/1956) perché non sono state osservate tutte le norme che regolano lo smaltimento ed aspirazione di fumi e polveri nocive.

LIBRETTI SANITARI NON COMPLETI

La grande azienda di pneumatici statunitense aveva anche effettuato altre infrazioni in precedenza, come testimonia l’Ente Nazionale Previdenza Infortuni nelle sue due relazioni (1964-1977). I libretti sanitari dei lavoratori sono per questo periodo nella quasi totalità dei casi privi di informazioni, tranne che i dati, dove presenti, della prima visita che attestava le buone condizioni del dipendente.

VISITE MEDICHE NON SISTEMATICHE

La Goodyear non aveva adempiuto inoltre all’obbligo delle periodiche visite mediche previste nelle lavorazioni industriali di sostanze tossiche, nocive o infette. Non erano stati poi garantiti i livelli più bassi di emissione di sostanze nocive (previste dai CCNL e derivati dall’ Ass. Igienisti Americani) quali nerofumo, idrocarburi, metalli pesanti ecc.. La rumorosità nei reparti era al di sopra dei valori consentiti dal Dpr 303 e la luminosità era insufficiente. I lavoratori non avevano infine mezzi di protezione individuale.

Operai in pausa (Amici di Goodyear)

“LA CATTOLICA” ORGANO GARANTE DELLA SALUBRITÀ

Negli anni tra il 1978-1994 vi sono relazioni dell’Istituto di Medicina del Lavoro dell’Università Cattolica di Roma (1982, 1984 e 1991), la relazione peritale del Dr. Fausto Tigani, per quel che concerne l’amianto. Durante uno degli accertamenti della Cattolica emerge un primo caso sospetto, quello dell’operaio Egidio Tatti: cancro ai polmoni. Per evitare una denuncia l’azienda propone un posto di lavoro al figlio e del denaro a titolo di risarcimento che non sarà sufficiente neppure a pagarsi i tre interventi chirurgici. Tatti lascia per sempre i propri cari, e con lui tanti altri d’allora in avanti.

MISURE DI TUTELA CARENTI

Dopo il 1994 nonostante l’introduzione del D. lgs 626/94, che entra maggiormente nello specifico nella tutela dei lavoratori, rispetto ai precedenti Dpr, la Goodyear risulta ancora gravemente insufficiente sotto molti punti di vista e le misure adottate sono carenti ed insufficienti. Le visite periodiche continuano ad essere inferiori a quelle previste dalla normativa vigente, non vi è traccia degli esami specifici obbligatori (rx al torace su tutti) ed in taluni casi il libretto non esiste nemmeno. I valori delle sostanze cancerogene sono del resto presenti in misura maggiore di altre aziende nello stesso periodo.

L’AGENDA E LE CARTELLE CLINICHE

Alla fine degli anni ’90 casi come quelli di Tatti hanno raggiunto il centinaio. Da un po’ di tempo l’operaio del magazzino delle materie prime Agostino Campagna ha cominciato ad annotarsi su un’agenda il numero degli interventi chirurgici e quello del numero dei deceduti. Per l’avvocato Mario Battisti le informazioni contenute nelle pagine scritte da Agostino sono interessanti, ma per poter ragionare sull’ipotesi di una denuncia collettiva è necessario raccogliere le cartelle cliniche degli operai le cui patologie possano avere un nesso causale con l’esposizione agli ambienti di lavoro.

Agostino Campagna davanti al Monumento ai caduti del lavoro di Cisterna

DALLE PORTE DI CASA DEI PARENTI ALLA PROCURA

Agostino inizia a bussare alle porte delle case dei suoi ex colleghi. Tra i timori e diffidenze iniziali alla fine vengono raccolte più cartelle del previsto. Parenti delle vittime del lavoro ed ex operai con gravi patologie, che nel frattempo si sono costituiti in associazione sotto la presidenza di Valerio Bagialemani, danno mandato agli avvocati Luigi Di Mambro, Mario Battisti e Michela Luison per un’azione legale. Il 13 aprile 2001 viene presentata la denuncia collettiva: i reati contestati sono omicidio plurimo e lesioni aggravate plurime.

L’ESAME PROBATORIO

L’esame probatorio richiesto dal gip dimostra che esiste un nesso causale tra le sostanze adoperate dalla Goodyear per la lavorazione della gomma (tra tutte il nerofumo e le ammine aromatiche) e la morte degli operai. Sul banco degli imputati sono nove tra ex-presidenti e dirigenti della multinazionale americana.

LA SENTENZA DI 1° GRADO

La sentenza di 1° grado del 30 giugno 2008 emessa dal Tribunale di Latina condanna Paul Arthur Ricchiuti, direttore di produzione dello stabilimento, a 4 anni e 3 mesi e Richard Antony Grano, presidente del consiglio d’amministrazione della Goodyear Italia a 4 anni e 8 mesi. 3 anni e 1 mese per Steve Edward Lucas; 2 anni e 7 mesi a Charles Lee Grunder; 2 anni e 1 mese a Pierdonato Palusci; 1 anno e 7 mesi a Claude Michael Murphy; 11 mesi ad Adalberto Muraglia e ad Antonio Corsi, 3 mesi a Jeffrey Smith. Il giudice liquida con somme che vanno dai 40 ai 50.000 euro di provvisionale le 44 parti civili.

Foto tratta da Amici di Goodyear

SENTENZA RIBALTATA IN APPELLO

In appello il 16 gennaio 2013 la Corte di Roma ribalta la prima sentenza. Viene condannato solamente l’amministratore delegato del periodo 1990-96 Pierdonato Palusci: 1 anno e 6 mesi di reclusione per alcuni decessi correlati a patologie neoplastiche quali quella di Tatti. Tutti gli altri imputati vengono assolti. Negli Stati Uniti già dal 1935 esistevano studi che accertavano la pericolosità delle sostanze utilizzate nell’industria della gomma, tanto che la normativa vigente era molto più rigida rispetto a quella italiana, ma in sede giudiziaria altri sono gli elementi valutati.

DALLA CHIUSURA ALLE PROMESSE INATTESE

La fabbrica chiude definitivamente agli inizi del 2000, in accordo alla legge Pirelli. Lo stabilimento viene ceduto a titolo gratuito alla Cisterna Sviluppo, una società mista, costituita al 51% dal pubblico (Comune di Cisterna 49% e Provincia di Latina 2%) e dal 49% da un’azienda privata, la Meccano Holding di Fabio Massimo Bombacci e Alberto Veneruso (entrambi azionisti di Aviointeriors). Nel 2001 viene siglato un accordo che prevede la reindustralizzazione del sito, il riassorbimento di tutte le maestranze e la bonifica dello stabilimento (l’intero capannone della fabbrica è rivestito in amianto). Gli ex-operai Goodyear possono scegliere individualmente di rinunciare al trattamento di fine rapporto (vale a dire una buonuscita di 68 milioni di lire) e devolverlo alla Cisterna Sviluppo in vista del futuro reinserimento. I patti sono che entro il 19 marzo 2002, quindi dopo un anno di mobilità e dopo i necessari corsi di riqualificazione, gli operai vengano assunti a tempo indeterminato dalla nuova fabbrica (Meccano Aeronautica). Sono in 200 quelli a fare questa scelta.

Partita allo stadio Francioni di Latina tra la rappresentativa degli operai Goodyear di Lussemburgo contro quella italiana: fonte Amici di Goodyear

BONIFICA MAI FATTA, LAVORATORI IN CASSA INTEGRAZIONE

Nel 2002 partono i corsi di formazione finanziati dalla Regione Lazio (4.250 milioni di vecchie lire). In più la Regione stanzia 1 miliardo di lire per il rifacimento della palazzina antistante la fabbrica, e il Comune di Cisterna predispone un mutuo di 3 miliardi per la bonifica. La bonifica non verrà mai fatta, il sito industriale rimarrà inagibile e gli operai rimarranno per sempre in cassa integrazione. Promesse da marinai si sarebbe detto un tempo, promesse da aviatori sarebbe lecito dire in questo caso (continua…).

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