FINANZIERI INFEDELI A LATINA, IL TESTE AL PROCESSO: “I SOLDI CHE GLI DAVO ERANO STRENNE DI NATALE”

Tribunale di Latina

Finanzieri infedeli: nel processo che vede sul banco degli imputati due militari di Latina, si sono costituiti parti civili due imprenditori

Furono arrestati (domiciliari) nel 2015, Tarcisio Dell’Aversana e Ciro Pirone: l’accusa era di concussione nei confronti di una coppia di imprenditori. I provvedimenti, richiesti dai pm Luigia Spinelli e Claudio De Lazzaro, furono eseguiti dalla Guardia di Finanza che notificarono ai colleghi “infedeli” e procedettero al sequestro di beni per un valore di circa un milione di euro.

I due militari, secondo la ricostruzione della Procura di Latina, contattavano e incontravano gli imprenditori/professionisti per ottenere dagli stessi vantaggi personali o altra utilità, comprese somme di denaro. Gli indizi avrebbero trovato successivo riscontro nelle dichiarazioni rese in atti da due coniugi entrambi imprenditori di Latina, i quali confermavano di essere stati costretti, a partire dall’agosto 2012, periodicamente a dare ai due Pubblici Ufficiali denaro.

Ad aprile 2021, a distanza di quasi sei anni dai fatti, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina Pierpaolo Bortone ha deciso per il rinvio a giudizio per entrambi.

La situazione dei due imprenditori (coniugi), che si sono costituiti parte civile, è oggi completamente cambiata. La donna è deceduta e l’uomo, ascoltato nell’udienza di oggi, ha detto di non ricordare praticamente niente, né di quello che è accaduto, né del contenuto reso alla Squadra Mobile e alla Guardia di Finanza di Latina quando fu interrogato a sommarie informazioni.

È il pubblico ministero Giuseppe Bontempo, davanti al collegio dei giudici La Rosa-Sergio-Romano, a cercare di stimolare i ricordi dell’uomo che, più volte, richiamato dallo stesso pm e dal presidente del collegio Mario La Rosa, ha rischiato di rimediare una denuncia per falsa testimonianza. L’imprenditore 76enne, che ha una ditta di autotrasporti a Cisterna, fu oggetto di una verifica fiscale nel 2010 da parte dei due imputati odierni Tarcisio Dell’Aversana e Ciro Pirone, difesi dagli avvocati Marino e Farau.

Un paio di anni dopo, l’imprenditore, a suo dire, avrebbe incontrato per caso in un bar Ciro Pirone. A verbale l’uomo, che oggi ha palesato più volte una certa difficoltà, ha riferito agli investigatori che il “finanziere mi fece capire che aveva problemi economici“. Oggi questa circostanza non viene assolutamente ricordata: solo dopo le insistenze del pm, che gli rammenta del rischio della falsa testimonianza, l’imprenditore conferma quando sottoscritto nel corso dell’interrogatorio avvenuto nel 2015: “Se ho detto così, evidentemente era vero”.

I due si sarebbero rivisti a Cisterna, presso l’azienda dell’uomo. “A ferragosto 2012 si è presentato in ditta Ciro Pirone, gli diedi 200 euro”, dichiarò l’imprenditore, nonostante che oggi, in un primo momento, abbia escluso di aver dato soldi al finanziere. “Quindi – domanda il Pm Bontempo – vuole dirmi che sette ufficiali di polizia giudiziaria che l’hanno ascoltata hanno scritto il falso?”. È su queste domande che il testimone spiega in maniera poco convinta di confermare quando detto a verbale.

Pirone e Dell’Aversana sarebbero andati nella ditta di Cisterna a Ferragosto 2012, 2013 e 2014. Oggi, l’imprenditore ricorda di aver visto Pirone a Natale 2012. A Pirone gli avrebbe dato 200 euro nella prima occasione; successivamente, Pirone e Dell’Aversana tornarono in ditta a Cisterna per ricevere ogni volta 200 euro a testa. “Forse è il valore della strenna natalizia“, spiega l’imprenditore in aula. Una dichiarazione che è sembrata goffa, tanto da dover ricevere il primo avvertimento sul rischio di falsa testimonianza. La tesi odierna è che Pirone si sarebbe recato a Natale e l’imprenditore, come faceva “con tutti gli amici”, gli avrebbe dato i soldi come regalo di Natale, per una cifra corrispondente al valore delle strenne di Natale che l’impresa preparava per i clienti o gli amici.

Altro episodio confuso è stato quello di un cambio di gomme. Pirone si sarebbe recato nell’officina del figlio dell’imprenditore per cambiare gli pneumatici e il servizio sarebbe stato pagato dallo stesso imprenditore che, oggi, tanto per cambiare, non ricorda. “Ma perché gli dava i soldi?”, chiede il Pm, ricevendo una risposta surreale: “Non lo so perché gli davo i soldi”.

Il problema è che a verbale i testimone aveva spiegato agli investigatori un’altra realtà: “Mi sentivo costretto perché erano finanzieri e avevo paura di altri controlli fiscali“. Il processo è stato rinviato al prossimo 4 luglio quando saranno ascoltati altri testimoni.

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