EX CARCERE BORBONICO, L’ASSOCIAZIONE SUL PROGETTO: “SANTO STEFANO VIRTUALE”

L’intervento dell’associazione del sud pontino “Incontri&Confronti” sullo stato dell’arte del progetto di riqualificazione a Santo Stefano

“Con la riunione del Tavolo Istituzionale Permanente del 5 Dicembre del 2022, cambia il progetto e l’idea di far rivivere Santo Stefano da ex carcere a polo culturale di grande respiro internazionale. Sia chiaro, fin da quando la struttura versava in pessime condizioni di degrado, si discuteva sul riuso necessario per farla rivivere assieme alla sua storia.

L’impresa appariva titanica: trovare fondi, ideare un progetto di recupero e di destinazione, realizzare interventi di sicurezza e di consolidamento strutturale, infine gestire il bene una volta recuperato. Fu consultata anche la scuola di fundraising di Roma, furono raccolte firme nell’ambito delle iniziative del FAI, convegni di Associazioni nate per il recupero del carcere (Ass. Prosantostefano): tante idee ma una sola ed unica era stata la realtà, quella della detenzione che ne aveva garantito l’esistenza fino al 1965.

Santo Stefano dal 1795, viveva perché era un carcere: il Regno delle due Sicilie, quello d’Italia e poi la Repubblica, non avevano mai smesso di finanziare lavori, ristrutturazioni, manutenzioni. Dopo la chiusura del 1965, finito il sostegno pubblico, inizia il conto alla rovescia della rovina e dei crolli. Poi arrivarono i 70 milioni di euro del Governo Renzi, la continuità dell’impegno attraverso il Ministero della Coesione (Min. Giuseppe Provenzano), la nomina di un commissario per muovere i primi passi.

Furono fatti i primi lavori di consolidamento della falesia della Marinella, l’approdo principale di Santo Stefano. Con la Commissaria Silvia Costa, iniziarono i primi lavori di recupero sulle parti di maggiore criticità: le torri interne, il muro di cinta all’altezza del corpo di guardia. Santo Stefano, da quel momento finì di crollare e pareva avviato a nuova vita.

Si produsse un’intensa fase di studio, di comparazioni con strutture analoghe sparse per il mondo. Che fare su quest’isola, come caratterizzarla? Restare solo alle visite guidate? Pur aumentando notevolmente di numero e di partecipanti? Non sarebbe bastato visto che la previsione del costo della manutenzione ordinaria e straordinaria, avrebbe raggiunto circa un milione e mezzo di euro l’anno.

L’unica strada da tentare era proporre la condivisione del progetto e dell’impegno finanziario alla Regione Lazio, al Governo Italiano, all’Unione Europea, alle strutture di studio e ricerca di carattere universitario. Era prevista nella palazzina della Direzione una limitatissima residenzialità per attività culturali e artistiche, strettamente legate alla storia degli uomini e dei luoghi di Santo Stefano, alla straordinaria ricchezza dell’avifauna, dei fondali e delle specie ittiche.

A questo proposito, una informazione farlocca, circa notevoli strutture turistiche da realizzare (mai e neanche lontanamente pensate), aveva provocato allarmi di una temuta ed eccessiva antropizzazione dell’isola.

Ora prende corpo un altro orientamento, una vera e propria sterzata al progetto di recupero, e l’aspetto più preoccupante lo mette in campo proprio la Regione Lazio, che abbandona la Fondazione decidendo di trasferire al Comune di Ventotene i tre milioni di euro disposti proprio per la gestione del progetto.

E così mentre i lavori di messa in sicurezza procedono, la Fondazione di Gestione va costruita daccapo ma senza la Regione Lazio. Nel frattempo si ipotizza la realizzazione su Ventotene di un struttura, definita lotto funzionale, che dovrebbe ospitare gli uffici della Fondazione, attività di convegnistica e museale nei periodi in cui, a causa del maltempo, non ci si possa recare su Santo Stefano.

Cosa fare e metterci in questa struttura non si sa. Il Commissario Giovanni Macioce, il 7 marzo scorso ha avanzato delle ipotesi ma saranno i progettisti che si sono aggiudicati il progetto di rifunzionalizzazione dell’ex ergastolo, a doversi esprimere.

Apparentemente si dice che nulla cambia nel progetto di recupero e riuso della struttura, ma contestualmente si ipotizza la costruzione di una Santo Stefano virtuale su Ventotene. Con quali fondi? Con una parte di quelli destinati alla struttura carceraria? Delle due l’una, se si usano fondi già destinati alla rifunzionalizzazione, questa rimane monca, in alternativa si dovrebbe disporre di altre risorse. Sarebbero sufficienti i tre milioni di euro della Regione sottratti alla Fondazione? La coperta è corta, cambiare il progetto a corsa iniziata equivale ad una sterzata stretta e pericolosa”.

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