EUROPEE IN PROVINCIA DI LATINA: QUESTIONE MORALE SEPOLTA DA VOTI A LEGA E FRATELLI D’ITALIA

Nicola Procaccini e Matteo Adinolfi

Al di là del senso della Brexit per Matteo Adinolfi che rischia di rimanere fuori a causa della perfida Albione; al di là del contenzioso fratricida aperto in Forza Italia con le dichiarazioni da montagne russe di Fazzone e De Meo: un giorno Forza Italia è terreno di manovratori esterni e segretarie infilate nelle liste, l’altro giorno splende come un mattino a Villa Gerbetto; al di là del tracollo del Movimento 5 Stelle e dell’opposto successo del sindaco di Terracina Nicola Procaccini che ha ottenuto nell’intera circoscrizione dell’Italia Centrale un consenso oceanico con oltre 40mila voti; al di là di tutto questo c’è un dato evidente che battezza la tornata elettorale e sovrasta qualsiasi bega di partito o movimento. Della questione morale agli elettori non interessa molto.

Un mese prima delle elezioni europee, sono tornate di gran carriera le voci, gli articoli e le dichiarazioni dei due pentiti di Latina, ex clan Lallà Di Silvio e prima ancora ex del clan di Cha Cha, che hanno imposto all’attenzione dell’opinione pubblica la questione morale. Latina Tu, da mesi, aveva parlato dei cortocircuiti interni al centro-destra, sia in riferimento agli atti d’indagine di Alba Pontina che alle incongruenze evidenti dei partiti, Fratelli d’Italia e Lega in primis, diventati nel periodo precedente alle elezioni europee, nonostante strillino di politica e politici nuovi, un piatto ricco dove si sono ficcati tanti naviganti della politica territoriale. Vecchie conoscenze, catenacci di epoche perdute, professionisti del riciclo politico.

matteo adinolfi sikh
Matteo Adinolfi insieme alla comunità indiana

Eppure, proprio i due più votati in provincia, Matteo Adinolfi con più di 22mila preferenze e Nicola Procaccini con oltre 13mila voti (più della sua leader Giorgia Meloni ferma a poco più di 9mila), sono stati investiti, a ridosso delle elezioni, dalla questione morale che non è un’indagine della magistratura né tantomeno una sentenza, ma è, se vogliamo, qualcosa di più e che appartiene alla capacità critica e necessaria del cittadino che, possibilmente, è chiamato a ragionare indipendentemente dalla magistratura.

Adinolfi, nel combinato disposto delle dichiarazioni dei pentiti del clan Di Silvio, Agostino Riccardo e Renato Pugliese, e del processo Touchdown che ha decretato la fine politica dell’era Della Penna a Cisterna, si è ritrovato citato come possibile pedina nelle mani di un presunto faccendiere, Raffaele Del Prete (che ha patteggiato 3 anni e due mesi in Touchdown), il quale, secondo i pentiti di Alba Pontina, sarebbe un collettore di voti. Tramite denaro avrebbe sovvenzionato la campagna elettorale di uomini dell’allora, siamo nel 2016, Noi con Salvini e, tra gli altri, del suo commercialista Adinolfi candidato alle amministrative di tre anni fa a Latina.
Il consigliere comunale di Latina, Matteo Adinolfi, ha sì smentito dicendo di non avere rapporti diretti col clan, bucando però il punto dirimente. Riccardo e Pugliese, infatti, non parlano di rapporti diretti con lui, ma con colui, Del Prete, che avrebbe brigato affinché il medesimo Adinolfi e la sua forza politica potessero vincere in modo tale, sempre a detta di Agostino Riccardo, da avere voce in capitolo nella fetta ambita della gestione dei rifiuti latinense. Su tale punto, sui rapporti tra Del Prete e Noi con Salvini, non è stato chiarito poi molto, al di là di diatribe a mezzo stampa tra giornalisti e il coordinatore regionale leghista, il deputato Francesco Zicchieri, qualche solita minaccia di querela e poco più.
Chi era Del Prete per Noi con Salvini?

Nicola Procaccini 2Nicola Procaccini, invece, è stato bersaglio di precise accuse da parte di un cittadino di Terracina, Angelo Nardoni (candidato alle Comunali di Terracina nel 2016 con la lista civica Alba Serena) che, durante il noto programma Monitor in onda su LazioTv, ha raccontato di due fatti molto gravi. Secondo Nardoni (video a seguire), dopo la fine del consiglio comunale del 2015 a Terracina, con la decisione ormai presa da parte di alcuni consiglieri comunali di firmare da un notaio la sfiducia al sindaco Procaccini, un consigliere comunale sarebbe stato bloccato per strada, insieme alla famiglia, da due imprecisati individui armati.
Nardoni, nel corso di Monitor, lasciò intendere che gli individui armati fossero legati al clan Di Silvio o a quelle che erano le loro diramazioni a Terracina – secondo il pentito Riccardo, a Terracina, il loro riferimento era Genny Marano, per parte di madre legato al clan Licciardi di Secondigliano. Aggiungeva Nardoni che tale episodio era stato già rendicontato in un apposito esposto alla Procura della Repubblica e che per capire chi fossero gli armati sarebbe stato sufficiente acquisire il video del Consiglio Comunale di Terracina risalente al 5 maggio 2015.
Al fine di rafforzare quanto detto, Angelo Nardoni concludeva che, durante un’assemblea al Frasso (un’area del Comune di Terracina), collocata da lui stesso nel 2013 e presieduta da Nicola Calandrini, Nicola Procaccini (che arrivò in ritardo ma era annunciato) e Pasquale Maietta, fu cacciato da un servizio d’ordine molto particolare poiché diretto da Cha Cha Di Silvio, il capoclan del sodalizio Travali/Morelli coinvolti nell’operazione Don’t Touch e team manager occulto del Latina Calcio ai tempi di Maiettopoli.

Fatti tutti da chiarire che, a detta di Egidio Fia che lo ha dichiarato su Monitor, sono al vaglio degli inquirenti che avrebbero ascoltato Angelo Nardoni. Vedremo.

Ma ciò che dovrebbe aiutare a infilare la marcia della questione morale sono ragionamenti che vanno al di là della Polizia o della Magistratura.

A quanto pare, però, e per l’ennesima conferma da quando la Repubblica Italiana è nata, non è da questi particolari che si giudica un buon politico. Sia Adinolfi che Procaccini non hanno risentito di un clamore che, molto probabilmente, è rimasto contenuto negli articoli di siti e giornali. Al contrario, sono stati colti da una valanga di voti e premiati dallo scranno di Bruxelles (Brexit permettendo per Adinolfi).

Come mai gli elettori non si sono chiesti perché i politici di Fratelli d’Italia, con in testa Nicola Procaccini, oltre che a querelare Nardoni, non hanno preso le distanze da Pasquale Maietta, lui sì in rapporti conclamati con Cha Cha Di Silvio e la sua truppa (da Viola a Riccardo passando per i Travali eccetera)?

Come mai nessun elettore della Lega non ha avuto un minimo dubbio su quali conseguenze potrebbero portare gli sviluppi delle dichiarazioni di due pentiti considerati credibili dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma (quella di Mafia Capitale, quella che ha fermato le gesta criminali di un calibro da novanta come Massimo Carminati)?

La risposta è ravvisabile nell’evidenza che della questione morale siamo a secco, mentre siamo pronti a sfoderare il forcone quando arriva una manetta della magistratura.

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