La decisione sui siti idonei ad ospitare i rifiuti della provincia di Latina è prossima: i tecnici hanno individuato siti e criteri. Ora la parola spetta alla politica
Che una decisione così importante, ossia dove piazzare i rifiuti di tutta la provincia (anche se li chiamano inerti), sia così poco trasparente non stupisce. Non è la prima volta e non sarà neanche l’ultima.
Come noto, un anno fa, il 23 gennaio 2020, il Presidente della Provincia di Latina, Carlo Medici, ha istituito, insieme agli altri Sindaci della Provincia, un tavolo permanente, avente l’obiettivo di avviare un percorso condiviso per l’individuazione di uno o più siti di stoccaggio della frazione secca residua, all’interno del territorio provinciale. Un tavolo che poi si è tramuto in un Comitato ristretto dei Sindaci per tornare ancora Assemblea dei Sindaci. Insomma, chi ci capisce è bravo, anche se è naturale che l’argomento su dove stoccare i rifiuti non è popolare e rischia di far crollare il consenso di qualsiasi sindaco. E sì che tra pochi mesi si andrà al voto in molti Comuni della provincia, tra cui il capoluogo e la Pontinia dell’attuale Presidente della Provincia (che qualche problema di tenuta della maggioranza ce l’ha, e anche bello grosso).
“Individuazione dei siti idonei allo stoccaggio della frazione inerte non suscettibile di riutilizzo derivante dalla lavorazione del rifiuto urbano indifferenziato“, così si chiama il progetto che ha portato, poi, la politica, a demandare ai tecnici l’individuazione di tali siti.
Niente di sbagliato, a parte il fatto che i sindaci, invece di informare sullo stato dell’arte di volta in volta (se si eccettua un paio di comunicati stampa da parte della Provincia di Latina) che si sono riuniti, hanno aspettato che il documento fosse stilato. E a breve comunicheranno la loro scelta. C’è anche qualche voce che vorrebbe che la decisione sia presa oggi 13 gennaio (altamente improbabile), solo che sarebbe quantomeno contraddittoria poiché, proprio ieri, è stato indetto un consiglio provinciale (per il 15 gennaio con seconda convocazione il 18) nella Sala Cambellotti di Via Costa a Latina (sede della Provincia) nel quale due dei punti all’ordine del giorno sono proprio “Individuazione dei siti da parte degli Uffici della Provincia, criteri e requisiti tecnici e di fattibilità posti essere per l’individuazione” e “Tempi di procedura per la definizione della Legge Regionale in merito all’individuazione degli ambiti ottimali sul servizio integrato dei rifiuti“.
Punti dirimenti: il primo perché così verranno illustrati finalmente i siti scelti dai tecnici, il secondo perché senza la costituzione di un Ato e di un Consorzio di gestione gli eventuali e prossimi impianti pubblici non potranno avere confini amministrativi certi.
Ebbene, come si legge nel documento redatto, il settore Ecologia e Tutela del Territorio si è incaricato di costituire un gruppo di tecnici interni all’amministrazione provinciale per selezionare le aree potenzialmente idonee.
Come ogni buona pratica tecnica, il Gruppo composto dai Dirigente provinciali Antonio Nardone (Ecologia e tutela del Territorio) e Claudia Di Troia (Avvocatura), più altri due tecnici, si è premurato di stabilire diversi criteri che fossero più vicini all’oggettività. Un mito che, in politica, non è mai andato molto di moda.
Nel frattempo, e prima della composizione del Gruppo tecnico che in sostanza ha deciso per oltre 500mila cittadini, sono andate in scena le assemblee dei sindaci: ben 11 dal 23 gennaio. Due a gennaio, una febbraio, due a maggio (dopo l’interruzione trimestrale causa lockdown e pandemia), tre a giugno, una luglio, una a ottobre e infine l’ultima, un’assemblea dei sindaci, tenutasi il 24 novembre. Tra queste sedute, le lettere dell’Assessore al Ciclo dei Rifiuti di Regione Lazio Massimiliano Valeriani che metteva fretta ai sindaci, profilando la riapertura della quarta discarica d’Italia Borgo Montello (in realtà viva e vegeta al di là della scelta sulla discarica provinciale: a fine mese si decide se stoccare 38mila metri cubi di rifiuti), le note del Pd pontino che, come Valeriani, agitava lo spauracchio di Borgo Montello per indurre il Sindaco di Latina a ospitare una nuova discarica dopo quella di Via Monfalcone infettata da anni di affarismo, inquinamento, camorra e persino un omicidio irrisolto, e altri ultimatum e veline sparse di cui non si capiva bene la ratio, tra cui la riproposizione di siti problematici come quella della Ex Mira Lanza a Pontinia.
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A latere, la decisione del consiglio comunale di Cisterna di ospitare un impianto di compostaggio molto apprezzato da Sindaci e Presidente Medici poiché toglieva d’impaccio dallo sceglierne uno. Come noto, da piano provinciale dei rifiuti approvato nel 2018, ci sono oltre alla discarica provinciale anche due impianti di compostaggio che dovrebbero lavorare i rifiuti e risolvere la dittatura dei privati. Anche se nessuno ci crede, considerando che di impianti di recupero e smaltimento di rifiuti in provincia ne nascono come funghi. Basti vedere le autorizzazioni concesse da Enti quali Regione e Provincia di Latina.
Ad ogni modo, i tecnici incaricati hanno analizzato le aree, stabilendo anche i fattori escludenti, ossia che precludono ogni possibile localizzazione di impianti a causa della presenza di vincoli o di destinazioni di uso del suolo incompatibili con la presenza degli impianti stessi; fattori di attenzione progettuale, che rendono necessari ulteriori approfondimenti per valutare la realizzabilità degli interventi; fattori preferenziali, che per le loro caratteristiche intrinseche dovrebbero favorire la realizzazione degli impianti.
Tra i fattori escludenti, si trovano vincoli di distanza da laghi (300 metri), costa, sorgenti, ferrovie, cimiteri, aeroporti. E poi ancora – per quanto riguardo gli impianti di discarica – centri abitati, case sparse, ospedali scuole, centri turistici ecc.
Fattori escludenti, così come gli altri, stabiliti dai tecnici provinciali sulla scorta del Piano Rifiuti della Regione Lazio approvato il 5 agosto 2020 dal Consiglio Regionale che include, come discriminati, zone di interesse archeologico o paleontologico, bellezze naturali, siti di interesse comunitario, zone di protezione speciali, aree a rischio idrogeologico.
Possibilista, invece, il piano regionale con con parchi, riserve, gasdotti, oleodotti, aree agricole, considerati, tra gli altri, fattori di attenzione progettuale. Sono i cosiddetti fattori attenzione progettuale: difficile ma non impossibile.
Tra i fattori preferenziali, si trova invece il criterio della “baricentricità del sito rispetto al bacino di produzione e al sistema di impianti per la gestione dei rifiuti” e la presenza di aree degradate da bonificare, discariche o cave. E ancora: aree militari, l’accessibilità di mezzi conferitori senza particolare aggravio del traffico locale, aree nei pressi di impianti tecnologici, centralo termoelettriche dismesse e morfologia pianeggiante.
Dunque, la Provincia, in base a questi criteri – di cui sono stati riportati per sommi capi i fattori di scelta -, ha elaborato lo studio da cui poter estrarre le aree idonee all’ubicazione di siti di stoccaggio del rifiuto urbano indifferenziato.
I siti individuati nella prima fase delle attività di studio svolte,
hanno interessato i cosiddetti siti-cave nei comuni di Aprilia, Cisterna di Latina, Cori, Rocca Massima, Sermoneta, Sezze, Priverno, Roccasecca dei Volsci, Sonnino, Terracina, Fondi, Itri, Gaeta, Formia, Spigno Saturnia, Minturno e Castelforte.
I siti individuati nella seconda fase delle attività di studio
svolte, hanno interessato, invece, i comuni di Cisterna di Latina, Latina, Sabaudia, Fondi, Gaeta, Itri, Formia e Minturno.
Sulla base dei territori indagati e dei criteri di scelta è avvenuta una scrematura che ha portato all’individuazione dei Comuni. Da 19 che erano su 33 della provincia, ne sono rimasti 8 (quelli nella tabella raffigurati dalla foto in evidenza dell’articolo): Aprilia, Cisterna, Priverno, Terracina, Fondi, Latina, Gaeta e Minturno divisi per siti cave e aree a destinazione industriale. Anche se “dalla documentazione illustrata – scrivono i tecnici provinciali – appare evidente, in rapporto alla cartografia indagata, che l’area centro nord della Provincia di Latina, rispetto alle aree individuate, risulta essere quella più idonea all’istituzione di siti di stoccaggio“.
Questo perché “dalla lettura della documentazione cartografica si evince, rispetto ai siti indagati, la presenza di fattori escludenti di “Tutela Integrale”, “Condizionanti” e di “Attenzione Progettuale”, valutati in conformità al piano rifiuti Provinciale e Regionale. I dati di produzione di RUI (ndr: rifiuto urbano indifferenziato) costituiscono un ulteriore fattore di valutazione, così come anche la viabilità a servizio delle aree di stoccaggio“.
Nonostante un territorio brulicante di impianti e inquinamento il nord della provincia rimane quello su cui, con tutta probabilità, ricadrà la scelta.