DA CALANDRINI A DURIGON, L’UOMO DEI 50 EURO A VOTO: LE CARRIERE FOLGORANTI IN UGL

Nicola Calandrini, il logo Ugl e Claudio Durigon

Hanno fatto saltare il tavolo del Governo, i loro elettori chiedono rassicurazioni su quota 100 e flat tax, sono sicuramente con il vento in poppa per le prossime amministrative del capoluogo di provincia e la guida del Paese. È la Lega naturalmente, che a Latina e provincia costituisce un bastione di consensi per Matteo Salvini tanto è che quest’ultimo, il Capitano, appena finito il comizio, ad alta partecipazione popolare, tenuto a Sabaudia la scorsa settimana, ha calato la carta delle nuove elezioni politiche per “riprendersi” l’Italia.


Ma questa che vi stiamo per raccontare non è una storia di consenso ma di ombre che su quel consenso si stagliano sin da giugno 2018 quando, a Latina, sono stati eseguiti gli arresti per il clan Di Silvio (gruppo Lallà) con la nota operazione Alba Pontina.
Una vicenda nelle pieghe del fatto mascroscopico, le imputazioni per mafia a carico dei Di Silvio e i loro affiliati, ma che, come abbiamo già scritto, non doveva e non può essere sottovalutata, se non fosse altro che gli attori non protagonisti sono personaggi, ad ora, molto potenti in città, in provincia e nel Lazio: l’onorevole leghista Claudio Durigon, attuale sottosegretario al Ministero del Lavoro, e il senatore di Fratelli d’Italia Nicola Calandrini.

TRA PASSATO E PRESENTE

2016

Siamo nella primavera del 2016, tra maggio e giugno, in piena campagna elettorale per il Comune di Latina. Di lì a breve, Damiano Coletta avrebbe vinto le elezioni che lo hanno incoronato Sindaco con una votazione bulgara a detrimento di Nicola Calandrini. 

Nicola Calandrini
Nicola Calandrini, senatore di Fratelli d’Italia e consigliere al Comune di Latina

In un altro universo, fuori dai media e dal racconto principale, nel sottobosco pontino, l’uomo di riferimento per i clan zingari a Latina Scalo, Gianfranco Mastracci (poi condannato in primo grado nel processo Alba Pontina), e il suo sodale Ismael El Ghayesh, taglieggiano i loro clienti indietro con i pagamenti per la droga. A latere di questa attività, ce ne è un’altra, anch’essa redditizia: il voto di scambio per conto di politici in cerca d’autore.
Mastracci e El Ghayesh sono come due segugi: in giro a raccattare voti per conto dei Morelli (legati ai Travali, a maggio 2016 in carcere per l’operazione Don’t Touch sin da ottobre dell’anno precedente), che a loro volta, come dichiarato dai collaboratori di giustizia Renato Pugliese e Agostino Riccardo (e non solo), li comprano per l’aspirante consigliere comunale Roberto Bergamo e l’attuale consigliere regionale Angelo Tripodi candidato come sindaco.
Dopo averlo fatto seguire e piantonare, i due, Mastracci (all’epoca sorvegliato speciale) ed El Ghayesh, si imbattono tra il 5 e il 13 giugno in una persona verso cui vantano un credito di droga ammontante a 1500 euro: “Se entro il 10 non mi porti i soldi ti spezzo le gambe con la mazza e ti porto a refertare…figlio di puttana…te devo sevizia’, te stanno a cerca’ pure a San Basilio (ndr: quartiere di Roma dove è presente una delle maggiori piazze di spaccio del centro Italia)”. Questo è il tenore delle frasi che rivolgono al debitore che, però, non possiede i soldi e non può pagare.

Gianfranco Mastracci
Gianfranco Mastracci

Poi, il 5 giugno, i due si presentano a casa del malcapitato, il quale già estorto e terrorizzato dalle vessazioni viene prelevato, gli ordinano di votare Bergamo e Tripodi e, non paghi, se lo portano “a spasso” con loro e lo accompagnano al Liceo Classico Dante Alighieri, in viale Mazzini, dove c’è il seggio numero 36 in cui il debitore dovrà votare e consegnare la scheda elettorale in modo da dimostrare di aver espresso le preferenze in favore dei candidati “indicati”. 30 euro per ogni voto, questo è il prezzo di listino.

Succede, però, qualcosa di imprevisto. La vittima, nelle grinfie di Mastracci e El Ghayesh, pertanto impaurita e soggiogata, trova la forza di dire che no, quel voto non poteva proprio darlo a Bergamo e Tripodi, in quanto lo aveva già promesso in cambio di 50 euro a un certo Simone Di Marcantonio, definito come uno di Piazza Moro. Ma Di Marcantonio non è candidato e glielo ha chiesto, a quanto riferito dalla vittima stessa alla Polizia di Latina, in modo da fargli esprimere la preferenza verso un altro candidato sindaco: l’attuale senatore Nicola Calandrini (Fratelli d’Italia) in corsa, in quota centrodestra, per diventare Sindaco di Latina.

Angelo Orlando Tripodi
Angelo Orlando Tripodi

Alla fine, la vittima estorta per droga e voti si convince e vota Bergamo e Tripodi, evidentemente intimidito da El Ghayesh e da Mastracci, uno che spacca la faccia ad altri detenuti per dimostrare la sua pericolosità. Non un tipo facile, evidentemente. La vittima è persino costretta ad accompagnarli per tutto il pomeriggio del 5 giugno 2016 (data delle elezioni comunali latinensi) a citofonare ad altri ragazzi a cui si ordinava la stessa cosa: scrivere il nome Roberto Bergamo (indagato in Alba Pontina) per la lista Latina Olim Palus in appoggio al candidato sindaco Angelo Orlando Tripodi (non indagato).

Ma chi è Simone Di Marcantonio, il nome citato dalla vittima e descritto come un trentenne di Piazza Moro? In fin dei conti, è uno che neanche è candidato: quale interesse avrebbe offrendo 50 euro a una persona per far votare Calandrini? Non ci sono molti elementi per capire la ragione di questa elargizione. Era a conoscenza il senatore Calandrini di una persona che diceva di votarlo in cambio di soldi? Non lo sappiamo.

2018

Passano due anni, e Di Marcantonio riappare con un ruolo molto importante. Questa volta, però, non c’entra niente il nome di Calandrini, sebbene si rimanga sempre nel mondo del centrodestra, ossia nell’ambito dei probabili alleati politici del senatore sia alle Politiche che alle Comunali 2021. Siamo, come si sarà capito, nell’ambito della Lega e della sua succursale di classe dirigente e voti: il sindacato Ugl, da sempre avamposto del centrodestra, prima a marca Renata Polverini, poi (e ancora adesso) decisamente sotto l’influenza del potente sottosegretario al Lavoro pontino Claudio Durigon e della Lega.

Renata Polverini, ex Presidente Regione Lazio (2010-2012)
Renata Polverini, ex Presidente Regione Lazio (2010-2012). Si dimise da Governatrice in seguito allo scandalo derivato dall’inchiesta della magistratura riguardante il consigliere regionale Franco Fiorito, detto Batman. L’inchiesta portò alla luce un sistema di fondi pubblici elargiti ai membri del Consiglio della Regione Lazio

Parole piane e faccia intrisa di bonomia e furbizia venetopontina, Durigon è stato uomo di fiducia di Renata Polverini con incarichi importanti in Regione Lazio quando sora Renata era all’apice del suo consenso prima dello scandalo di Batman Fiorito. Ma Durigon è uno sveglio e le sopravvive politicamente, conservando anche il posto nel consiglio di amministrazione della società regionale Bic Lazio Spa (dal 2012 al 2017), una società poi incorporata per decorrenza a fine anno 2017 da Lazio Innova Spa, la società regionale che si occupa di sostegno al credito e altre attività di aiuto a imprese e cittadini nel campo dell’iniziativa imprenditoriale e sociale. Il deputato leghista è talmente di casa nell’Ugl da essere, fino alla data del 13 giugno 2018, rappresentante legale di due società, tra cui un’immobiliare, basate nello stesso stabile del sindacato, in Via delle Botteghe Oscure 54 a Roma.
Claudio DurigonClaudio Durigon, dunque, è perfetto per addensare intorno a sé serenità, voti, consenso e leadership. Sopratutto perché quando Salvini lo arruola, lui è vicesegretario generale dell’Ugl, un sindacato molto strutturato nel Lazio per tessere e relazioni. Questo Salvini lo capisce bene ed ecco che Durigon diventa, a marzo 2018, deputato della Repubblica, entra nel Governo pentaleghista al Ministero del Lavoro, e si punta su di lui per dirimere situazioni difficili (è commissario politico della Lega a Roma) e la comunicazione: è il venetopontino la faccia della Lega quando in televisione c’è da convincere i pensionati su quota 100 e, allora, La7, le reti Rai e Mediaset sono imprenscindibili. È lui a rilasciare interviste sui cosiddetti giornaloni, dal Corsera in giù, nelle fasi calde della manovra di bilancio 2018 e oltre.

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A sinistra il segretario della Lega di Latina, nonché segretario regionale Ugl, Armando Valiani e Simone Di Marcantonio

Insomma Claudio Durigon è diventato un uomo importante negli assetti della Lega a livello nazionale e lui ne è consapevole. Da bravo militante fedele, a cui il partito ha permesso visibilità, fama e autorità politica, difende a spada tratta il suo Capitano Salvini candidandolo persino a premio Nobel: “Parla come Papa Wojtyla”. Astenersi commenti.

Ma che c’entra in tutto questo Simone Di Marcantonio? Una persona comune che non ha mai avuto ruoli né in politica né nel sindacato. E sopratutto che rapporti ha con Claudio Durigon?
Siamo all’indomani delle elezioni politiche del 2018, Durigon è un onorevole della Repubblica italiana e Di Marcantonio non è neanche un militante della Lega, neppure iscritto.
Ma, a maggio 2018, il ragazzo di Piazza Moro viene nominato nei quadri dirigenziali dell’Ugl. Scelto proprio da Durigon in persona che, poco prima di lasciare la carica di vice segretario nazionale dell’Ugl, dispone per Di Marcantonio un ruolo importante che, infatti, gli esprime riconoscenza a mezzo social: nomina Di MarcantonioRingrazio l’On. Claudio Durigon in qualità di Delegato Nazionale per le Politiche del Lavoro della Lega e Vice Segretario Nazionale UGL, per la mia nomina in qualità di Dirigente Sindacale Della Regione Lazio per i lavoratori autonomi e di partita iva. Senz’altro questa fiducia verrà ripagata con altrettanta lealtà ed impegno nei suoi confronti e del Segretario Regionale Armando Valiani nonché verso tutti i lavoratori che rappresenterò su tt il territorio regionale!”

Di Marcantonio, però, non ha esperienze nel sindacato. È stato in Confartigianato, ha intrapreso iniziative sociali con Andrea Fanti (esponente locale della Lega e nipote dell’ex assessore al Comune di Latina, Patrizia), ha il diploma da body builder e possiede una laurea triennale in Giurisprudenza all’Università telematica Unipegaso. Inoltre ha fondato una società di consulenza amministrativo-gestionale e pianificazione aziendale in Corso Matteotti, a Latina. Ma di esperienze pregresse nell’Ugl o vagamente sindacali neanche l’ombra. Da maggio 2018 fa il salto e diventa, come detto, Dirigente sindacale, un ruolo che ricopre tuttora. Sicuramente un punto di arrivo e all’insegna di un merito sui generis, almeno per quanto riguarda il Di Marcantonio che, infatti, all’interno del sindacato retto dall’ex componente del battaglione San Marco in Libano Paolo Capone, molti tesserati, segretari, responsabili non conoscono.

tessaramento di Di Marcantonio con la LegaA settembre del 2018, poi, Di Marcantonio diventa a tutti gli effetti un iscritto della Lega, compiendo il giro che dai soldi che avrebbe promesso per far votare Calandrini, lo hanno portato, due anni dopo, a stretto contatto con Durigon e l’Ugl, fino a ricoprire una carica che, almeno in apparenza, risulta importante, ossia quel mondo delle partite Iva che da anni rappresenta un bacino di consensi enorme per il centrodestra in provincia.

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