CASO UPPER. LA LEGA MOBILITA LATINA TRA BUGIE, OMISSIONI E IPOCRISIE

Massimiliano Carnevale e Fabio D'Achille, i protagonisti del caso Upper
Massimiliano Carnevale e Fabio D'Achille, i protagonisti del caso Upper

Chiariamolo subito: il consigliere comunale della Lega, Massimiliano Carnevale, ha fatto il suo lavoro di opposizione, ponendo all’attenzione il caso Upper: un consigliere di maggioranza di Latina Bene Comune, Fabio D’Achille, è al contempo un socio di una cooperativa che ha partecipato a un bando costituito dai fondi europei FERS atti alla trasformazione di aree urbane in Parchi urbani ad alto potenziale tecnologico e ambientale.

Massimiliano Carnevale

Tuttavia, non c’è da parte di D’Achille, nessun illecito né politico, né amministrativo, né tantomeno penale. Un consigliere, infatti, può e deve continuare a lavorare durante la sua permanenza in assise come rappresentante eletto democraticamente. E sì che pure l’Assessore Cristina Leggio, chiamata in causa, e prossimamente sfiduciata da Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, ha chiarito il 27 settembre, con una nota stampa, che: “Sulla questione della cooperativa Innovation Europe Social non c’è ancora alcun contratto firmato. Dopo la vittoria del Bando abbiamo dato il via ad una serie di approfondite verifiche su eventuali incompatibilità di tutte le società e le associazioni coinvolte. Stiamo completando i riscontri per garantire la massima trasparenza. È giusto e opportuno precisare che, dalle verifiche effettuate fino ad ora, non c’è alcun conflitto d’interessi con il consigliere D’Achille, in base all’art. 63 del TUEL nel combinato disposto del comma 1 n.2 e comma 2. La partecipazione della Innovation Europe Social non è stata decisa né dal consiglio comunale, né dalla commissione di cui il consigliere è presidente, né D’Achille ha alcun potere decisionale all’interno della cooperativa essendo socio-lavoratore“. Nessun fango e nessuna arrampicata sugli specchi, ma un punto di vista rispettabile. Come è legittima la presa di posizione delle forze di opposizione del centrodestra che presenteranno la mozione di sfiducia contro la Leggio già annunciata e in fase di preparazione. È la politica, non c’è niente di bizzarro.

Cristina Leggio

Ma allora quale è il momento di rottura di questa polemica? Lo è sicuramente quando il consigliere Carnevale minaccia, con la Lega, di non partecipare più a nessuna commissione Cultura retta da D’Achille. Lo è ancor di più, nel momento in cui il predetto Carnevale parla di opportunità politica e morale invitando D’Achille alle dimissioni, non solo dalla cooperativa per cui lavora (se partecipasse ai bandi del Comune, sarebbe opportuno rinunziare), persino da consigliere comunale.

In politica, è eminente, per dare supporto alle proprie tesi, la credibilità. Per tale motivo, al di là delle polemiche di partito tra Lbc e Lega che si accusano a vicenda di essere non degni di parlare, giustizialisti (con l’abuso stravagante e ignorante del termine garantismo) o lanciatori di fango, Carnevale ha sbracato andando al di là della giusta denuncia pubblica per una situazione che può aprirsi quantomeno a dubbi. Ma parlare di opportunità politica e morale, proprio no. 

Carnevale
Carnevale

Carnevale, politicamente, è un personaggio che per quanto riguarda la coerenza dovrebbe arretrare dal dibattito, essendo trasmigrato senza soluzione di continuità dall’UDC al PD (passi) fino alla Lega. Proprio quest’ultimo passaggio dovrebbe chiamare il consigliere a più miti consigli invece che dispensare intimazioni all’opportunità politica, poiché nessuno può comprendere quale profonda ragione possa indurre un politico a militare in due forze diametralmente opposte, almeno nel dibattito corrente (poi le vie della politica sono tragicamente infinite), senza provare un minimo di inopportunità politica. Ma non è ancora questo il punto.

È sull’opportunità morale che il consigliere Carnevale ha completamente perso il controllo del volante. E non perché è stato rinviato a giudizio per i noti fatti che lo hanno coinvolto in concorso con personaggi quali Costantino “Cha Cha” Di Silvio e Gianluca Tuma. Tutti possono essere rinviati a giudizio e tutti, alla fine, possono essere assolti. Come è capitato a lui. L’auto è invece sbandata, per la perdita di controllo del pilota Carnevale, quando, con nonchalance, chiede le dimissioni di D’Achille, scordandosi o omettendo che lui, per un fatto molto grave, per l’appunto un’indagine e un rinvio a giudizio, quando era consigliere comunale, non si dimise.

Di Francia e D'Achille
L’Assessore Silvio Di Francia e il Presidente della Commissione Cultura D’Achille

Sbagliato sarebbe non ascoltare Carnevale perché un tempo è stato rinviato a giudizio; comprensibile, invece, rimandare al mittente la richiesta di dimissioni quando chi lo fa, da rinviato a giudizio (nel 2010) per estorsione e turbata libertà degli incanti (e prima ancora quando si seppero i fatti per cui era indagato), non solo non si è dimesso, ma nessuno glielo ha mai chiesto né tantomeno fatto pesare. Silenzio dall’opposizione politica, silenzio dagli organi di stampa.

Poi, nel rutilante processo mediatico, dove D’Achille è da giorni sulla prima pagina del maggiore quotidiano della provincia, Latina Oggi, la Lega di Latina (e non solo), per dar supporto al suo consigliere, dà libero sfogo a bugie, omissioni e ipocrisie.

Inizia Armando Valiani, coordinatore comunale leghista, collega di Carnevale, che per difendere il sodale politico inanella una serie di bufale dichiarate al giornale diretto da Alessandro Panigutti: “Carnevale è stato pienamente assolto dai fatti che gli venivano contestati, rinunciando e alla prescrizione e alla candidatura alle amministrative del 2011. Nel merito, quindi, alcun rapporto è emerso tra Carnevale e gli altri coimputati“. Al che, a favore della memoria fallace di Valiani, è bene svolgere un po’ di quel sano fact checking per ristabilire la verità.

Cha Cha Di Silvio
Costantino Cha Cha Di Silvio

Primo: Carnevale non è stato pienamente assolto dai fatti che gli venivano contestati. Vero è che, nell’aprile 2015, è stato assolto dal Tribunale penale di Latina, composto dai giudici Pierfrancesco De Angelis, Luigi Varrecchione e Fabio Velardi, per il reato di estorsione in concorso con Tuma, Cha Cha Di Silvio, Davide Di Guglielmo e Giampiero Di Pofi, tuttavia (qui la bugia piena di Valiani) è altrettanto vero che per il reato 353 c.p., turbata libertà di incanti, nell’ambito di un’asta fallimentare per un capannone desiderato sia dal suo ex sodale di partito Giuseppe Pastore (all’epoca, nel 2005, Assessore in Provincia) che dal suocero di Gianluca Tuma (che poi effettivamente acquistò lo stabile soffiandolo a Pastore), Carnevale, insieme agli altri coimputati, è stato prescritto senza alcuna richiesta di rinuncia alla prescrizione (d’altra parte, una tautologia). Una prescrizione che, in sentenza risalente all’aprile 2015, viene sì calcolata correttamente e fatta valere, ma con una formula dubitativa nel merito della questione. La prova della turbativa d’asta sussisteva a detta dei magistrati che emisero la sentenza, anche se la stessa era insufficiente e contraddittoria sia per quanto riguardava la turbativa d’asta sia per l’incendio di cui era imputato Gianluca Tuma poiché le due perizie sul capannone di Via Trebbia confliggevano tra di loro: la prima, richiesta dal Pubblico Ministero di Latina Daria Monsurrò, escludeva il dolo; la seconda, al contrario, escludeva la causa naturale dell’incendio includendo, per logica, quella dolosa non potendo però accertare i mezzi con cui fu orchestrato e fatto divampare.

Dunque Valiani mente, inconsapevolmente o meno, sulla richiesta di prescrizione di Carnevale e anche sull’assoluzione con formula piena poiché, in riferimento al reato di turbata libertà d’incanti, per Carnevale, unitamente ai suoi coimputati, la prova sussisteva ma era insufficiente e contraddittoria. Magari, con la vera rinuncia alla prescrizione, avrebbe spazzato via ogni dubbio.

La conferenza stampa della Lega al Circolo Cittadino
La conferenza stampa della Lega al Circolo Cittadino: da sinistra Vincenzo Valletta, Armando Valiani e Massimiliano Carnevale

Valiani non dice solo inesattezze, ma gli capita di offrire un elemento di verità che dà spunto a una riflessione: Carnevale, sotto processo nel 2011 da circa un anno, non si candidò alle amministrative che incoronarono Giovanni Di Giorgi come sindaco di Latina. Omette di ricordare, Valiani, non che ce ne fosse bisogno dal suo punto di vista di militante politico (per questo ci siamo noi), che Massimiliano non si candidò ma Aristide, suo padre, fu candidato dal PD, ottenendo un numero di voti sufficiente ad entrare in consiglio comunale, pur non distinguendosi come lo Stachanov degli interventi in assise, di atti presentati o battaglie politiche. Anzi, per la verità, nessuno lo ricorda. E probabilmente neppure Valiani. Un fatto quantomeno curioso che a molti, persino nello stesso partito di Carnevale dell’epoca, il Partito Democratico, non andò giù.
Il 16 maggio 2016, poco prima delle amministrative che videro il successo di Latina Bene Comune, dove Carnevale era regolarmente candidato tra le fila del PD, Giorgio De Marchis, ex consigliere comunale dei Dem, nonché uomo di punta per anni nel partito a Latina (ora siede sulla remunerativa poltrona di Direttore del Parco dei Monti Aurunci), rilasciò un’intervista al Giornale di Latina accusando i Carnevale di “voto di scambio”, di “circuito del voto” e “di insultare l’intelligenza delle persone giocando sul ruolo del padre e del figlio” che si danno il cambio senza soluzione di continuità. Riflessioni che dovrebbero quantomeno suggerire a Valiani di moderare le sue intemerate in cui Carnevale risulta alla stregua di un martire.

Carnevale e Tripodi
Carnevale e Tripodi

Ancora più “gross”, direbbero gli inglesi, l’uscita marchiana di Angelo Orlando Tripodi che, abituandoci persino a citazioni inconsapevoli di Mao Tse Tung, sbraca, se possibile, ancora di più, rispetto al suo collega Valiani, parlando, per la verità insieme al coordinatore provinciale leghista Silviano Di Pinto, di “mobilitazione nei quartieri e nei borghi per diffondere questa vergogna“, sotto il titolo di Latina Oggi che campeggia, in riferimento alle dichiarazioni di Tripodi: “Troppe ombre”. Peccato che il consigliere regionale si scordi di pensare alle ombre che hanno oscurato lui, Matteo Adinolfi e Francesco Zicchieri con l’inchiesta Alba Pontina che non li vede indagati ma citati a più riprese nelle carte dell’indagine (Adinolfi nel combinato disposto tra Alba Pontina e il processo Touchdown).

Tripodi che chiede una mobilitazione alla città perché un consigliere comunale ha un lavoro in una cooperativa che ha partecipato a un bando di fondi europei, dovrebbe prima mobilitarsi da solo, per amore di verità, prendendo le distanze non dalla “mafia” generica (come ha fatto seguendo la moda di tutti i politici da Aosta e Palermo) ma dai Morelli, affiliati ai Travali e al gruppo Don’t Touch, che a detta di Renato Pugliese, figlio di Cha Cha, pentito ritenuto credibile dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, avrebbero comprato voti per lui e Roberto Bergamo candidato in una delle sue liste alle amministrative 2016.

Maietta

Tali circostanze, sia per Tripodi che per Carnevale, non cancellano gli errori e gli orrori di Latina Bene Comune (vedi Q3, ABC e il civismo tradito, compresa l’alleanza col PD), ma devono servire a contestualizzare un tempo e uno spazio politico. Non si può passare da Maiettopoli dove tutto era permesso, anche dalla stampa, compresa un’opposizione pidina silente (o alla meglio, affetta da afasia andante), a Ellebicciopoli dove pare, a leggere certi articoli e interviste, che di colpo Latina sia diventata Gotham City con lestofanti pronti a tutto pur di perseguire i loro interessi nel calcio o sgraffignare cubature facendo risultare lo stadio Francioni verde pubblico.
Ah, scusate, queste cose sono successe veramente.

Articolo precedente

PONTINIA E LA REGOLA DELL’ACQUA

Articolo successivo

3 ANNI FA LE IPOTESI E LE PROMESSE DI LESSIO E COLETTA, MA PER GLI ABITANTI DI BORGO MONTELLO NULLA È CAMBIATO

Ultime da Attualità