3 ANNI FA LE IPOTESI E LE PROMESSE DI LESSIO E COLETTA, MA PER GLI ABITANTI DI BORGO MONTELLO NULLA È CAMBIATO

4 anni fa: uno dei manifesti di fronte alla Discarica di Borgo Montello
4 anni fa: uno dei manifesti di fronte alla Discarica di Borgo Montello

PolmoniIl 30 settembre 2016, il sindaco di Latina, Damiano Coletta, lo prometteva: “e se tra un anno non avremmo fatto nulla (ndr: per la tutela dell’ambiente e la salute dei residenti in via Monfalcone) ci stringeremo la mano“. Sono passati 3 anni, e l’anniversario di quelle parole, per gli abitanti delle cosiddette case sparse di Borgo Montello, è sempre lo stesso. Con una certezza: il cosiddetto cambiamento, sbandierato da LBC, in buona compagnia di chi è venuto prima di loro, non è avvenuto. Gli abitanti di Via Monfalcone, tra cui la famiglia Piovesan, da sempre in lotta con una situazione oltre i limiti della decenza, sono ancora lì, con le loro case deprezzate dalla quarta discarica d’Italia (così è definita Borgo Montello dalla Commissione Ecomafie del Parlamento italiano) e il disincanto verso le classi dirigenti che non lascia scampo a chi ancora può credere di prendere per i fondelli i cittadini. Perché sì, ci saranno altre elezioni, di ogni lignaggio, e ci saranno altri soggetti in cravatta e tante buone e usate intenzioni a promettere svolte epocali e dignità per i cittadini ammorbati dalla discarica di Borgo Montello. Ma da qui, la stucchevole propaganda di ogni forza politica (nessuna esclusa) non passa e non passerà mai più. Estinta come la speranza.

L'incontro di 3 anni fa tenutosi in Casa Piovesan. Da sinistra Damiano Coletta, Roberto Lessio e Giorgio Libralato
L’incontro di 3 anni fa tenutosi in Casa Piovesan. Da sinistra Damiano Coletta, Roberto Lessio e Giorgio Libralato

3 anni fa, ma sembra passata una vita – scrive Giorgio Libralato, il portavoce/consulente tecnico del Comitato di Via Monfalcone – Altre malattie, altro dolore inascoltati anche da questa amministrazione. Ci sono silenzi e sguardi più importanti e pesanti di tanti discorsi e parole vuote, promesse non mantenute. In pochi anni sono stati tanti i km percorsi, le mani strette alcune per amicizia e ringraziamento, per vicinanza, altre per dovere o per rispetto. Documenti, richieste, proposte, segnalazioni, indicazioni su una storia sbagliata. Non bisogna conoscere leggi e norme per comprendere che su queste terre è stato commesso un insieme di abusi, di truffe, ma sopratutto una scelta di buttare rifiuti che non è né civile, né umana, né conveniente dal punto di vista economico. Il rispetto della Natura o del Creato sono la prima base dell’umanità. Il contrario significa essere disumani, creare una discarica, essere contro il genere umano. Chi difende la Famiglia, il lavoro, la casa, i diritti civili e sociali è contro la discarica. Costringere le persone a convivere loro malgrado con la discarica, le sue puzze, l’inquinamento, il degrado è peggio di una condanna a vita. Se c’è una speranza questa deve essere alimentata, se c’è una soluzione deve essere percorsa. Chi accetta un incarico, una nomina, un lavoro, chi si candida per attuare il Bene Comune non deve temere di deludere o di non attuare il suo programma quanto il non tradire se stesso. Chi amministra o lo fa con gli atti precisi e decisi, come la legge impone, come il rispetto indica oppure tradisce. Le chiacchiere stanno a zero. Adesso subito il consiglio comunale si deve esprimere sul piano provinciale e regionale dei rifiuti. Altrimenti si continua a permettere quello che la regione Lazio impone e non sarà una scelta per il Bene Comune, ma per la speculazione, quella stessa denunciata ieri in modo fermo da Coletta e da Lessio. O di qua o di là della via Monfalcone. O dalla parte dei cittadini contro la discarica o dalla parte dei signori della monnezza. Perché da questa parte di via Monfalcone le piante continuano a germogliare, i fiori sbocciare e il sole torna ad illuminare quella bellezza e anni ne sono passati 3 e la situazione è notevolmente peggiorata. Lo dicevo che avremmo rimpianto l’assessore all’ambiente Pansera“.

Ma cosa è successo, nello specifico, 3 anni fa?

Protesta in Consiglio Comunale da parte degli abitanti di Via Monfalcone (anno 2014)
La protesta pacifica in Consiglio Comunale a Latina da parte degli abitanti di Via Monfalcone (anno 2014)

Damiano Coletta è il neo sindaco di Latina e Roberto Lessio, il suo Assessore all’Ambiente. Una svolta, a prima vista, poiché Lessio conosceva bene la questione degli abitanti di Via Monfalcone (si è definito memoria storica di Borgo Montello), e poi l’attuale assessore all’Ambiente aveva da sempre scritto della discarica da giornalista e ne aveva sviscerato, come pochi, i problemi, le incrostazioni, le opacità, la vergogna.

Invece, Coletta e Lessio, il 30 settembre del 2016, presso casa Piovesan nell’ambito di un incontro pubblico tra amministrazione e cittadini, chiamati a rispondere sul ristoro da dare ai “cittadini della discarica” in ragione dell’evidente deprezzamento di casa, salute e vita, non riuscirono a fare null’altro che promettere – l’assessore Lessio anche un po’ stizzosamente nel rispondere a una precisa domanda – epperò a non dare seguito alcuno alle delibere di Consiglio comunale, la prima delle quali datata 28 dicembre 2012, con cui l’amministrazione dell’epoca si era impegnata a riconoscere il predetto ristoro per i cittadini di Borgo Montello penalizzati da 40 anni di discarica.

Giovanni Di Giorgi
Giovanni Di Giorgi

E sì che quelle delibere erano state concepite da “quelli di prima”, ossia dall’amministrazione Di Giorgi – ecco il riferimento all’ex Assessore all’Ambiente e Arredo Urbano Alberto Pansera nella lettera/post di Libralato – che aveva preso l’impegno di cedere aree edificabili comunali sulle quali realizzare case che fossero distanti dall’incubo, compreso l’avvio del risarcimento (furono incaricati dei tecnici). Un incubo che, a breve, compirà mezzo secolo.

ass ambiente lessio
L’Assessore all’Ambiente Lessio

Non si fece poi più nulla, ecco perché da Coletta e Lessio ci si sarebbe aspettati molto di più in questi tre anni se non fosse altro che il provvedimento avrebbe trovato un consenso unanime sia nell’assise dei rappresentanti del popoli sia nell’opinione pubblica.

L’assessore Lessio, in realtà, tre anni fa, una proposta la fece. Risarcire gli abitanti con l’introito delle oblazioni sul cambio di destinazione d’uso degli insediamenti delle discariche accatastati come terreni agricoli. Che sembra uno scioglilingua ma che, a onor del vero, poteva essere una buona idea. Quale fine abbia fatto quell’ipotesi, comunque percorribile, non si sa. Persa nei meandri della mente di chi avrebbe potuto cambiare tutto ma che, invece, è rimasto appeso persino a una conferenza dei servizi latitante da febbraio scorso.

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