BANCAROTTA PER TRIPODI: TROPPI PROCESSI E IL TRIBUNALE RINVIA DI UN ANNO LA SENTENZA

Angelo Orlando Tripodi
Angelo Orlando Tripodi

Bancarotta, sul banco degli imputati Fabrizio e Raffaele Santoro e l’attuale consigliere regionale della Lega Angelo Tripodi: oggi terzo rinvio del processo che però è già finito

Forse potrà chiamarsi il “Gastone” della giustizia pontina, il consigliere regionale di Forza Italia, ma eletto con la Lega, Angelo Tripodi. Il latinense, già preoccupato per il caso di riconteggio delle schede ciociare, che potrebbe escluderlo dalla Regione Lazio (sebbene lui ostenti sicurezza), può, al contrario, dormire sonni tranquilli in merito all’altra gatta che ha da pelare. La fortuna, infatti, pare proprio arridergli dalle parti di Piazza Buozzi. Si parla, naturalmente, del processo per bancarotta aggravata che lo vede sul banco degli imputati con i due imprenditori delle cave di Priverno, Fabrizio e Raffaele Santoro.

Riavvolgiamo brevemente il nastro di questa vicenda giudiziaria che può dirsi esemplificativa di un Tribunale, quello di Latina, che è sicuramente in affanno (mancano i giudici e lo Stato, anche quando ne viene arrestato uno – vedi l’ex Gip Castriota – non li sostituisce), ma che per alcuni casi si comporta in maniera inspiegabile, almeno agli occhi dei comuni cittadini.

Lo scorso 2 novembre 2023, sembra la giornata decisiva per la sentenza. Quantomeno, davanti al II collegio del Tribunale di Latina, Coculo-Nadile-Trapuzzano, le parti – accusa, rappresentata dal Pm Martina Taglione, e difesa – devono discutere e successivamente i giudici sarebbero andati in camera di consiglio per pronunciare la sentenza. Poi, però, le mille possibilità della procedura liberano il consigliere regionale Tripodi da una sentenza che poteva costargli la serenità del Natale. Uno dei tre imputati, Fabrizio Santoro, revoca l’incarico al suo legale e d’ufficio viene nominato l’avvocato Mecozzi il quale, come si conviene, chiede il termine a difesa, non conoscendo, comprensibilmente, nulla del processo in essere.

È così che il II collegio del Tribunale, a un passo dalla fine di un processo, che vede come imputato un esponente politico di peso nella Regione, è costretto a rinviare tutto al primo marzo 2024. Poi, d’ufficio, il processo è rinviato a oggi, 5 aprile. Tutto legittimo, anche se agli occhi di una giustizia invocata spesso dalla politica, e con un centrodestra (ma non solo: veda Cartabia votata da tutti i partiti) che ha messo da tempo nel mirino i processi, il passaggio non sarebbe proprio comprensibile da un cittadino che guarda alle aule di Tribunale come a un luogo di garanzia.

E pensare che già il 16 maggio 2023, sarebbe stata prevista la discussione con la requisitoria del Pm Valerio De Luca e le arringhe difensive degli avvocati difensori – Siciliano per Tripodi e Archidiacono per Raffaele Santoro – i quali, però, chiesero un rinvio al quale il sostituto procuratore non si oppose.

Praticamente un processo finito a cui manca solo lo step conclusivo prima che il II collegio possa ritirarsi per emettere la sentenza, che sia di condanna o di assoluzione.

L’accusa, rappresentata anche oggi in aula dal Pubblico Ministero Valerio De Luca, imputa a Tripodi di aver sottratto beni a una società, di cui lo stesso esponente politico era rappresentate legale. La vicenda, secondo la Procura, datata novembre 2011, si riferisce alla sottrazione di un autocarro e di un furgone dalla curatela fallimentare della ditta Limestone, ossia la società che si occupava della gestione della cava.

Gli avvocati difensori Silvia Siciliano e Renato Archidiacono hanno prodotto documentazione (tra cui assegni circolari) che dimostrerebbe l’avvenuto pagamento di auto e mezzi che, secondo l’accusa, sarebbe state invece sottratte alla società.

Per il consigliere regionale forzista, l’avvocato ha prodotto, depositandolo in Tribunale, una fattura e una cambiale che attesterebbe il pagamento di due mezzi. Inoltre, gli avvocati difensori hanno rinunciato anche a due testimoni che avrebbero dovuto essere ascoltati e uno dei quali era stato sanzionato per non essersi presentato in udienza; su richiesta dell’avvocato Siciliano la sanzione è stata revocata dal collegio dei giudici poiché la testimone sarebbe stata realmente impedita a presentarsi in aula.

Ebbene, oggi, 5 aprile, un altro rinvio, il terzo, senza la sospensione dei termini di prescrizione. Motivo? Il ruolo dei processi nel II collegio è ingolfato. Significa che ci sono troppi processi da celebrare e quello già finito, per cui mancano solo le richieste di condanna da parte del Pm e le arringhe difensive, viene sacrificato dal II collegio. Ci può stare, uno potrà dire. È vero, sebbene il ruolo dei processi è lo stesso Tribunale a concepirlo. Ad ogni modo, per un processo già finito e che vede un esponente politico in vista succede che, invece di rinviare a breve, tutto viene fissato al prossimo anno: 15 aprile 2025. Praticamente tra 365 giorni. Il perché? Mistero. Di certo c’è una solo una circostanza: il rinvio a giudizio per Tripodi e gli altri due imputati risale addirittura a otto anni fa. Fu il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Giuseppe Cario, a disporre il processo: era il giugno del 2016.

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