OMICIDIO CAMPANALE, I RISVOLTI DELLA SENTENZA SU DI CAPRIO

Cristiano Campanale
Cristiano Campanale

Omicidio Campanale: depositate le motivazioni da parte del Giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Cassino Salvatore Scalera

Come noto, il pm di Cassino Maria Beatrice Siravo aveva chiesto l’ergastolo per il 37enne Eduardo Di Caprio, l’uomo che nel tardo pomeriggio di fine gennaio 2019 (25 gennaio) investì il 28enne Cristiano Campanale (morto a causa del palo abbattuto dall’auto) e ferì con un bastone il fratello Andrea. Di Caprio, a novembre 2020, è stato condannato a 16 anni e 8 mesi, anche se i suoi avvocati faranno appello.

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Una diatriba sfociata poi nella tragedia che era nata da un debito di circa mille euro e dalla disputa intorno a una commessa che lavorava in un’attività commerciale di Di Caprio, diversa dal Sottozero Congelati Surgelati Di Caprio in Via Sebastiano a Scauri dove Cristiano Campanale avrebbe trovato la morte nel gennaio di due anni fa. La commessa avrebbe ricevuto apprezzamenti troppo spinti da parte dell’imputato per omicidio volontario aggravato.

Eduardo Di Caprio
Eduardo Di Caprio

Da lì l’escalation, così come racconta lo stesso Di Caprio: “Mi sono rovinato la vita…è da stamattina che mi bombardano di messaggi WhatsApp dove dicevano che mi volevano incontrare e che non mi avrebbero dato i soldi che mi dovevano. Poi stasera mi ha chiamato Cristiano dicendomi che mi stavano aspettando fuori il mio negozio e avevo 5 minuti per arrivare lì, altrimenti andava da mia moglie. Non so che mi è preso. Sono salito in auto e sono andato lì. Volevo gonfiarli di botte col bastone. Poi, giunto all’incrocio, non so a quanto andavo, 130/150, ho fatto la curva e l’ho preso. Scendevo dall’auto col bastone e iniziavo a colpire delle persone, cosa ho fatto, cosa ho combinato“.

Per il gup Scalera “le questioni sottese al conflitto tra la vittima e l’imputato appaiono assolutamente irrisorie rispetto all’evento morte: il primo era risentito per il coinvolgimento della propria moglie a cui il secondo voleva mostrare la messaggistica relativa ad una relazione extraconiugale, quest’ultimo, a sua volta, si sentiva offeso per le accuse di cattivo pagatore che l’imputato gli aveva mosso nella piccola comunità di Minturno”.

Il giudice che ha pronunciato la condanna non ha dubbi, Di Caprio “intendeva investire i due fratelli con la propria auto, travolgendo anche il palo, con l’intenzione di cagionare loro la morte ovvero lesioni”.

Una volontarietà che evidentemente, però, non è stata sufficiente per confermare l’ergastolo richiesto dalla pubblica accusa.

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