Accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico: Cassazione rinvia in Appello il giudizio su un ufficiale di polizia giudiziaria di Latina
Accusato del reato di accesso abusivo al sistema informatico, l’ufficiale di polizia giudiziaria, Gianvincenzo Giusti, difeso dall’avvocato Dino Lucchetti, si vede accogliere parzialmente il suo ricorso. Il 71enne ufficiale di polizia giudiziaria pontino ha impugnato, infatti, la sentenza con cui lo scorso dicembre 2023 la Corte di appello di Roma ha confermato la sentenza del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale capitolino, resa all’esito del rito abbreviato.
Il giudizio abbreviato aveva condannato Giusti per il reato 615 del codice penale, ossia l’accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico.
Secondo l’ipotesi accusatoria, ritenuta fondata dei giudici di merito, l’imputato, nella qualità di ufficiale di polizia giudiziaria in servizio presso la Procura della Repubblica di Latina, in violazione dei limiti e delle prescrizioni impartite dal titolare del sistema, si sarebbe abusivamente introdotto nel sistema informatico del registro degli indagati denominato “SICP”, accedendo alle informazioni inerenti al procedimento penale n. 7484/16, a carico di Raffaele De Gennaro, geometra in servizio presso l’ufficio antiabusivismo del Comune di Latina. De Gennaro è tuttora a processo al Tribunale di Latina, in qualità di tecnico istruttore dell’Ufficio condono e anti-busivismo del Comune, per un caso di corruzione avvenuto presso l’ente di Piazza del Popolo.
Con lui, a giudizio, anche Rocco Natale Crupi, Adolfo e Gino Falconio e l’ex capo dell’Ufficio anti-abusivismo del Comune di Latina Giovanni Passariello. I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Latina, indagando sulla famiglia Crupi da tempo nel mirino delle Procure, per via di rapporti con la ‘ndrangheta (leggi di seguito approfondimenti ai link), avevano scoperto alcune delle opere abusive a Borgo Carso, presso il centro sportivo “La Siepe – Central Park“, riconducibile alla società “Effe4” del 54enne Rocco Natale Crupi. Oltre che al campo sportivo, le indagini si erano concentrate anche su un immobile di proprietà di una donna, residente a Latina.
La sanatoria al centro sportivo riguardava opere abusive pari a 2236 metri quadrati. “Le istanze – osservava il pubblico ministero Giuseppe Miliano – erano state presentate materialmente all’ufficio da Adolfo e Gino Falconio che avevano come oggetto l’accertamento di conformità degli abusi, funzionale al rilascio della sanatoria; si trattava di opere in contrasto con il Piano Regolatore e con le disposizioni del Piano casa. In questo caso, in cambio del ritardo nel dichiarare improcedibili le istanze, riceveva 500 euro, omettendo di adottare provvedimenti repressivi per rimuovere le opere”. Una omissione contestata a Raffaele De Gennaro, all’epoca dei fatti geometra istruttore dei condoni edilizi del Comune di Latina, il quale, secondo l’accusa, sarebbe stato indotto ad eseguire atti contrari al proprio ufficio evitando la rimozione degli abusi, mediante la dazione della somma di 500 euro.
Tornando all’ufficiale di polizia giudiziaria della Procura di Latina, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione trovando accoglimento dalla Suprema Corte che ha depennato l’aggravante prevista dal terza comma del reato penale 615, ossia “se dal fatto deriva la distruzione o il danneggiamento ovvero la sottrazione, anche mediante riproduzione o trasmissione, o l’inaccessibilità al titolare del sistema o l’interruzione totale o parziale del suo funzionamento, ovvero la distruzione o il danneggiamento dei dati, delle informazioni o dei programmi in esso contenuti”.
In conclusione, la Cassazione ha annullato l’aggravante, lasciando in piedi il resto. Infatti, gli ermellini hanno rinviato ad altra sezione della Corte d’Appello per la rideterminazione del trattamento sanzionatorio a carico dell’ufficiale giudiziario.