“I PUBBLICANI”, VIOLENZE E PESTAGGI A LATINA. LA VITTIMA IMPUTATO SCAGIONA ARTUSA: “DEVO ANCHE DIRGLI GRAZIE”

/
Tribunale di Latina
Tribunale di Latina

Operazione “I Pubblicani” a Latina: ascoltato in Tribunale l’uomo che venne picchiato e minacciato. Sul banco degli imputati Alessandro Artusa

È stato interrogato, davanti al collegio dei giudici La Rosa-Sergio-Romano, il 41enne di Siderno (Reggio Calabria), Gianluca Pezzano, come persona offesa nel processo che vede alla sbarra il 60enne di Latina, Alessandro Artusa. Pezzano, chiamato a testimoniare dall’avvocato Maurizio Forte, che difende Alessandro Artusa, è un personaggio chiave dell’intero processo derivante dall’operazione della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma e dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Latina denominata “I Pubblicani”.

Gli altri imputati del processo hanno scelto di essere giudicati col rito abbreviato e sono stati condannati in due gradi di giudizio. Artusa, destinatario di un provvedimento di sorveglianza speciale, invece, è l’unico ad aver scelto il rito ordinario e, nella scorsa udienza, esaminato dal sostituto procuratore Martina Taglione e dall’avvocato difensore, ha praticamente spiegato di sentirsi un perseguitato e di non aver mai né picchiato né minacciato Gianluca Pezzano.

Leggi anche:
“I PUBBLICANI”, SPACCIO E PESTAGGI A LATINA, TUTTI CONDANNATI: PER QUATTRO DI LORO RIDUZIONI DI PENA

Artusa, infatti, deve essere giudicato in ragione delle violenze che avrebbe messo in atto, in concorso, contro Gianluca Pezzano. Nel quadro investigativo e processuale, Pezzano ha sì ceduto droga (è stato condannato a 4 anni e 6 mesi), ma risulta anche vittima di pestaggio e violenza a causa di debiti per la sostanza stupefacente. Una doppia punizione in due distinte occasioni: l’una che, secondo l’accusa, sarebbe stata compiuta dal trio Giuseppino Pes, Roberto Ciarelli e Alessandro Artusa, l’altra da Amine Harrada, l’uomo di origine marocchina condannato per essere stato l’esecutore della violenza ai danni del medesimo Pezzano.

In merito al pestaggio di Pezzano, sia Pes che Ciarelli sono stati già condannati in Appello: la loro pena complessiva (non solo per l’episodio di Pezzano) è stata rispettivamente di 7 anni e 4 mesi e 6 anni e 4 mesi.

Il 60enne di Latina, invece, nel processo ordinario che si sta svolgendo presso il Tribunale di Latina, rinviato oggi al 4 luglio per la probabile sentenza, è accusato di estorsione, lesioni aggravate dall’aver agito in più persone e detenzione di un coltello.

In una precedente udienza, uno dei militari dell’Arma che ha condotto le indagini aveva spiegato che gli investigatori erano sulle tracce di Artusa e di Ciarelli per ipotesi di atti intimidatori e affari intorno allo spaccio di droga. Il 25 maggio 2021, così come ha riportato il Carabiniere, Artusa avrebbe parlato con Roberto Ciarelli su questioni che molto probabilmente avevano a che fare con affari di sostanze stupefacenti, in riferimento a un calabrese, ossia Gianluca Pezzano, che avrebbe acquistato la droga. A fare da tramite un’altra co-imputata e co-condannata, Cristina Giudici. Le sentenze per coloro già condannati in due gradi di giudizio risultano, almeno per Giuseppino Pes, non ancora definitive, poiché appellate in Cassazione. Peraltro, Artusa e Pes sono personaggi molto noti nel crimine pontino, essendo già stati condannati a 26 anni di carcere, insieme ad Antonello Tozzi, per l’omicidio del beneventano Francesco Saccone freddato nel 1998 in Piazza Moro a Latina. Artusa ha scontato 22 anni di reclusione per quei fatti.

Leggi anche:
“I PUBBLICANI”, SPACCIO E PESTAGGI A LATINA, TUTTI CONDANNATI: PER QUATTRO DI LORO RIDUZIONI DI PENA

Tornando al processo odierno, è stato lo stesso Pezzano a confermare quanto detto da Artusa a inizio maggio. Secondo il testimone, entrato più volte in polemica con il Pm Martina Taglione e con i giudici del Collegio, poiché infastidito da determinate domande, non conosceva Artusa al momento del pestaggio. È solo salito nella sua Bmw Station Wagon (intercettata ambientalmente con una cimice dai Carabinieri) dove, all’interno, c’erano Roberto Ciarelli e Giuseppino Pes, più naturalmente Artusa che guidava e che si diresse verso il terreno a Campo Boario, la cui proprietà è riferibile a Candido Santucci, altro personaggio noto alle cronache giudiziarie pontine.

Senza contare, che, secondo quanto dichiarato oggi da Pezzano, lo stesso Artusa non avrebbe mai partecipato alle minacce e alle botte che il 41enne calabrese ha rimediato nella serata del 25 maggio di tre anni fa quando si incontrò nei pressi del Comando Dei Vigili del Fuoco in Piazzale Carturan, a Latina, con il trio Pes-Ciarelli-Artusa. Pezzano ha confermato di essere andato all’appuntamento con la sua auto, nella quale c’era anche Cristina Giudici, ma ha spiegato di come Artusa non solo non lo ha picchiato né minacciato, ma gli avrebbe anche evitato conseguenza peggiori, avendo detto agli altri due – Pes e Ciarelli – di smetterla con il pestaggio. “Devo anche dirgli grazie“, ha detto il testimone in aula.

Una testimonianza evidentemente a favore dell’imputato, pur essendo completamente reticente nel ricordare chi fossero gli autori del pestaggio: mai nominati Roberto Ciarelli e Giuseppino Pes, tanto che ad un certo punto lo stesso testimone, infastidito, ha detto anche di non ricordare chi lo aveva picchiato e perché: “Tanto i nomi li sapete, avete tutti i video, le immagini. Io sono venuto qui a parlare solo del signor Artusa. Che devo fare tutto il processo?“.

Dopo i 22 anni di carcere scontati e, appena uscito dalle patrie galere, una condanna a 5 anni di reclusione per detenzione di chili di droga insieme ad altri coimputati, Artusa si avvia ad essere giudicato per un caso che probabilmente, dopo l’escussione odierna, potrebbe volgere positivamente per lui.

La scadenza della misura cautelare ai domiciliari per Artusa sarà ad agosto e a inizio del mese prossimo arriverà la sentenza su uno spaccato di violenza che ha visto protagonisti vecchie e nuove facce della malavita pontina.

Leggi anche:
DEBITI DI DROGA, PESTAGGI E GLI OMICIDI SULLO SFONDO: LA VECCHIA E NUOVA MALA NELL’INDAGINE DEI CARABINIERI

Articolo precedente

BORGHI E URBANISTICA, VALLETTA (LEGA): “DALL’OPPOSIZIONE SOLO STRUMENTALIZZAZIONI E SCIACALLAGGIO”

Articolo successivo

BAR BIANCA, GUARDIE AMBIENTALI E SITO COMUNALE, LBC INTERROGA LA GIUNTA CELENTANO

Ultime da Giudiziaria