Operazione dei Carabinieri Ros a Salerno: cinque le persone arrestate per corruzione, tra di loro anche il finanziere che passò per Confartigianato Imprese Latina
A Salerno, su disposizione del gip del Tribunale di Napoli Rosamaria De Lellis, sono stati sottoposti agli arresti domiciliari i cinque indagati. Si tratta di Roberto Penna, all’epoca dei fatti contestati sostituto procuratore a Salerno, dell’avvocato del Foro di Salerno e compagna del magistrato, Maria Gabriella Gallevi, e degli imprenditori Francesco Vorro e Umberto Inverso. Il quinto indagato coinvolto nel procedimento è Fabrizio Lisi, ex generale della Guardia di Finanza, il quale, dopo l’arresto dell’imprenditore pontino Luciano Iannotta avvenuto a settembre 2020, ne prese il posto in Confartigianato Imprese Latina. Iannotta, proprio ieri 8 febbraio destinatario di un maxi-sequestro da 50 milioni di euro, al momento degli arresti di un anno e mezzo fa, era Presidente di Confartigianato Imprese Latina.
Nella fattispecie, i cinque indagati coinvolti nell’operazione dei Ros, sono ritenuti gravemente indiziati dei reati di corruzione per l’esercizio delle funzioni, corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, corruzione in atti giudiziari e induzione indebita a dare o promettere utilità. Le indagini sono state condotte dalla Procura di Napoli e, per l’appunto, dai carabinieri del Ros che già nel mese di luglio del 2021 avevano messo in campo perquisizioni nei confronti degli arrestati odierni.
Lo scorso 14 luglio – come ricostruisce l’Ansa – i carabinieri del Ros, su delega dell’ufficio inquirente partenopeo (pm Ardituro e Fratello) hanno eseguito una serie di perquisizioni nei confronti degli arrestati. L’attività d’indagine dei carabinieri, che va dall’ottobre 2020 al luglio 2021, avrebbe fatto luce su un vero e proprio “patto corruttivo” tra il magistrato, a conoscenza, per ragioni d’ufficio, di informazioni coperte da segreto, e gli imprenditori del consorzio i quali avvalendosi della sua compiacenza sarebbero riusciti a evitare i provvedimenti interdittivi della Prefettura di Salerno, dove, peraltro, il consorzio in questione aveva la sua sede.
Gli imprenditori, inoltre, sempre avvalendosi dell’aiuto del magistrato, avevano intenzione di allacciare rapporti privilegiati con i funzionari del Palazzo di Governo di Salerno per conseguire la collocazione del consorzio nella cosiddetta “white list”. Tra gli obiettivi che si erano prefissati figura anche la sottoscrizione di un protocollo di legalità tra il loro consorzio e la Prefettura.
Per quanto riguarda il Generale Lisi fu lui, come detto, che traghettò, in qualità di Vice-Presidente vicario, Confartigianato Imprese Latina (completamente avulsa dalle indagini odierni), nella difficile transizione scaturita dall’indagine “Dirty Glass” che coinvolte l’allora Presidente dell’associazione di categoria Iannotta. E come Vice Presidente dell’associazione degli artigiani ha figurato per un breve periodo anche un altro degli arrestati odierni: Umberto Inverso.
A gennaio 2021, il posto di Lisi come massimo dirigente fu preso dal neo eletto Presidente di Confartigianato Imprese Latina Salvatore Alovisi, imprenditore di Terracina.
A quanto risulta, il Generale Lisi non fa più parte dell’organigramma dell’associazione di categoria di cui al momento risulta Presidente l’avvocato Riccardo Castelli, mentre è ancora tra i 33 consiglieri della Camera di Commercio Latina-Frosinone presieduta da Giovanni Acampora.
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Altro episodio significativo che coinvolge Inverso, Lisi e l’altro imprenditore, Vorro, è documentato in alcune intercettazioni captate dai detective dei Ros nel 2020 a Roma. I due imprenditori avevano già trasferito presso il Consorzio Research da Napoli a Salerno in modo da sfuggire alle interdittive antimafia. È qui che che provano a capire come intessere i rapporti con al Prefettura di Salerno in modo da evitare controlli e guai.
Inverso dice all’ex generale Lisi, il “traghettatore” di Confartigianato Latina: “A Salerno siamo messi bene. Da un lato e Roberto dall’altro (ndr: Penna), Angelo ed i vari amici della Dia, della Procura ecc. Sai che sono persone molto a modo, quindi si può parlare senza nessun tipo di problema…”.
Successivamente Lisi ricontatta Inverso per rassicurarlo su un Tenente della Guardia di Finanza che sarebbe un amico e persona fidata: “Mi ha detto che alla Dia lui si occuperà di interdittive eh… quindi è… no va bene quindi nel senso positivo no… e quindi è in contatto già con il Prefetto e gli ho detto guarda insomma con il Prefetto bisogna fare quella… quella… l protocollo di legalità“. È Vorro però a mettere in guardia: “Prima di arrivare al Prefetto dobbiamo conoscere tutti”.
Contatti, ammiccamenti, ricerca di favori. Un mondo affine a quello che il predecessore di Lisi a Confartigianato, Luciano Iannotta, aveva costruito tramite indicibili relazioni anche con i servizi segreti che, dopo anni, hanno portato al maxi sequestro della DDA di Roma. Un’altra storia, eppure inquietante se si pensa che il Generale Lisi avrebbe dovuto fare pulizia nell’associazione degli artigiani quando sostituì Iannotta nel 2020.
Tra le aziende-componenti del consorzio Research c’erano anche aziende riconducibili alla criminalità organizzata al centro delle indagini del Ros e della Procura di Napoli. Secondo quanto emerge dall’ordinanza, nell’estate del 2020 erano diverse le ditte consorziate colpite da interdittiva antimafia della Prefettura di Napoli, una addirittura riconducile alla famiglia Piccolo, coinvolta in plurime indagini in quanto ritenuta contigua alla fazione Zagaria del clan dei Casalesi.
Il trasferimento della sede del consorzio da Napoli a Salerno e il conferimento di incarichi di vertice all’ex generale Fabrizio Lisi e a un generale dell’Arma dei Carabinieri anch’egli in congedo, secondo i pm, era riconducibile proprio all’intento di dargli una parvenza di liceità. Una delle aziende consorziate, inoltre, era controllata da una società a responsabilità limitata raggiunta nel 2013 da un’interdittiva di contrarre appalti con la pubblica amministrazione che, nel 2011, è risultata affidataria di una perizia a una spa, la Mediterranea, riconducibile a un imprenditore siciliano, Giovanni Savalle, indicato da alcune fonti giudiziarie come vicino al latitante Matteo Messina Denaro.
“Nell’estate 2020 – annota il Gip – tre erano le consorziate del “ReseArch” ad essere colpite da interdittiva antimafia emessa dalla Prefettura di Napoli: la società “Passarelli s.p.a., la “Lumir s.r.l.” (poi “Milù s.r.l.” con medesimi soci ed amministratori), la “Kairos Restauri s.r.l.”. Dopo circa un anno, a giugno 2021, altra destinataria del medesimo provvedimento interdittiva era la consorziata “Pro.Co.Gest s.r.l.” della famiglia Piccolo, già coinvolta in plurime vicende giudiziarie per la vicinanza al clan dei casalesi, fazione Zagaria. Tra le consorziate del “ReseArch” risultavano anche la “D’Agostino Costruzioni Generali s.r.l.” (riferibile, tra gli altri, a Bifolco Antonio, indagato dalla Procura della Repubblica di Salerno, insieme a Rainone Aldo, Bifolco Bruno, Di Urli Luigi e Pellegrino Vincenzo destinatario di ordinanza per associazione mafiosa in un procedimento penale del 2010, e la “Samoa Restauri s.r.l.”, controllata in misura dominante dalla “Caccavo s.r.l.”, riconducibile a Caccavo Anna Maria, già consigliere del C.d.A. del ReseArch nel 2005, ossia le prime fasi della costituzione: una società, quest’ultima, destinataria, nel 2013, di una interdittiva a contrarre con la pubblica amministrazione, e distintasi, nel 2011, in occasione di alcuni conferimenti di rami d’azienda, quale affidataria di una perizia alla “Mediterranea s.p.a.”, riconducibile, a sua volta, a Savalle Giovanni, imprenditore siciliano indicato, da fonti giudiziarie, come vicino al latitante Matteo Messina Denaro. Ciò si specifica nel tentativo di fornire un quadro, quanto più vicino alla realtà, dei legami del “ReseArch” con imprenditori prossimi alla criminalità organizzata che possa far comprendere il profilo psicologico affasciante le posizioni del Vorro, del Lisi e dell’Inverso volto ad un frenetico e perdurante rincorrere appoggi “esterni” in grado di agevolare il consorzio”.