SCARFACE, CLAN DI SILVIO: L’ALTRO PROCESSO DI CHI È RIMASTO A LATINA

Processo Scarface, nuova udienza del processo che vede alla sbarra diversi componenti del clan capeggiato da Giuseppe Di Silvio detto Romolo. A Latina, però, sono processati gli imputati che hanno scelto il rito ordinario

Un processo al Tribunale di Latina praticamente ridimensionato dal momento che tutti i principali imputati hanno chiesto il rito abbreviato nell’ambito del quale, la scorsa settimana, il Pm Luigia Spinelli, davanti al Giudice per l’udienza preliminare del Tribunale capitolino Angelo Giannetti, ha chiesto quasi due secoli di carcere per tutti i principali imputati, tranne per colui che è ritenuto il boss del sodalizio, Giuseppe Di Silvio detto “Romolo”: il capo famiglia ha scelto sì il rito abbreviato ma per un errore tecnico verrà processato a parte.

Come noto, l’operazione anticrimine risalente all’ottobre 2021, coordinata dal Procuratore aggiunto della DDA romana Ilaria Calò e portata a compimento dalla Squadra Mobile di Latina, portò all’esecuzione di 33 misure cautelari, nei confronti di soggetti, a vario titolo gravemente indiziati di aver commesso reati di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, sequestro di persona, spaccio di droga, furto, detenzione e porto abusivo di armi, reati aggravati dal metodo mafioso e da finalità di agevolazione mafiosa.

Diverse le parti offese intervenute nell’udienza scorsa, celebratasi a giugno, che hanno chiesto di costituirsi parte civili anche nel processo pontino: il Comune di Latina, l’Associazione antimafia Antonino Caponnetto e l’ex affiliato al clan Di Silvo e ora collaboratore di giustizia Emilio Pietrobono, diventato parte civile anche nel procedimento che si celebra a Roma col rito abbreviato.

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Il Collegio del Tribunale, presieduto dal Giudice Valentini, considerata l’omessa indicazione della facoltà di accedere della messa alla prova (un istituto giudiziale che prevede la sospensione del procedimento con lavori di pubblica utilità, in riferimento a reati di minore allarme sociale), a giugno, aveva disposto la separazione delle posizioni di Roberto Di Silvio e Romualdo Montagnola rimandando gli atti al Giudice per le indagini preliminari, così come per l’altro imputato Yasine Slimani difeso dall’avvocato Vitelli.

Quindi a conti fatti, rimangono, nel processo con rito ordinario, presso il Tribunale di Latina, Ferdinando Di Silvio detto Pescio (ristretto in carcere a Bologna e video-collegato), figlio di Costantino “Patatone” Di Silvio; Casemiro CioppiDaniel De NinnoGiulia De Rosa detta “Peppina”; Domenico Renzi e Marco Maddaloni. In particolare la posizione del 21enne “Pescio”, accusato di estorsione col metodo mafioso, è stata quest’oggi riunita nel procedimento principale poiché era stata precedentemente oggetto di stralcio. Anche per il 21enne Pescio hanno rinnovato la costituzione di parte civile, accolta dal Tribunale, il Comune di Latina e l’Associazione antimafia Antonino Caponnetto.

Complicata, invece, la posizione processuale di un altro imputato, anche lui interessato dall’inchiesta Scarface: si tratta del fondano 39enne Massimiliano Del Vecchio, difeso dagli avvocati Forte e Palmieri e già noto alle cronache giudiziarie per diverse vicende. Del Vecchio (video-collegato dal carcere), accusato di tentata estorsione, aveva chiesto in un primo momento l’abbreviato condizionato. L’eccezione della difesa è stata rappresentata per una presunta incompatibilità dell’azione penale col giudizio immediato: all’imputato sono contestati reati per cui è possibile il giudizio immediato (tentata estorsione), e reati per cui non lo è (porto d’armi ossia il coltello del quale si sarebbe servito per taglieggiare una vittima insieme ad Alessandro Zof e lesioni). Il collegio del Tribunale, però, ha ritenuto che non c’è incidenza sull’esercizio penale e ha rigettato le eccezioni. Al che è stato dichiarato aperto il dibattimento e rinviato l’udienza al prossimo 25 ottobre quando verrà conferito incarico al perito per le trascrizioni delle intercettazioni. Del Vecchio, quindi, come “Romolo” Di Silvio, verrà processato separatamente

Tornando al processo principale che vede però, come detto, ridotti a sei gli imputati (l’operazione “Scarface” portò a 33 arresti), non sono state ancora trascritte le molteplici conversazioni intercettate, alcune delle quali in lingua sinti (captate ad esempio nell’area verde del carcere di Rebibbia). Peraltro, oggi, come richiesto dal Pm Luigia Spinelli, avrebbe dovuto essere ascoltato, come testimone dell’accusa, il collaboratore di giustizia Renato Pugliese collegato via video. Una escussione che non è avvenuta perché il Tribunale, su richiesta del collegio difensivo, in particolare dell’avvocato Maurizio Forte, ha concesso il tempo al Pm Spinelli di presentare come atto integrativo i verbali di apertura e chiusura della collaborazione di Pugliese (da norma espletata in 180 giorni) e il tempo alla difesa per poterne avere visione.

L’udienza è stata rinviata all’8 novembre prossimo quando sarà previsto esame e contro-esame dell’ex affiliato dei clan rom latinensi.

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