PROCESSO SCARFACE, CLAN DI SILVIO: STRALCIATA LA POSIZIONE DI “ROMOLO”

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Giuseppe Romolo Di Silvio, sul trono altissimo descritto anche dai pentiti modello Scarface
Giuseppe Romolo Di Silvio, sul trono altissimo, descritto anche dai pentiti, modello Scarface

Processo Scarface, nuova udienza del processo che vede alla sbarra diversi componenti del clan capeggiato da Giuseppe Di Silvio detto Romolo

Un processo al Tribunale di Latina praticamente ridimensionato dal momento che tutti i principali imputati hanno chiesto il rito abbreviato che si celebrerà il prossimo 5 luglio davanti al Giudice per l’udienza preliminare del Tribunale capitolino Angelo Giannetti. Oggi, 21 giugno, peraltro, i due avvocati Coppi e D’Arcangelo, che difendono il principale imputato – ossia colui che è ritenuto dall’Antmafia il boss del clan del Gionchetto, Giuseppe Di Silvio detto Romolo (già in carcere per varie condanne tra cui quella dell’omicidio Buonamano) – hanno ribadito che il loro assistito ha chiesto il rito abbreviato, così come sostenuto nella scorsa udienza. La posizione di “Romolo”, quindi, è stata stralciata e il capo famiglia verrà giudicato con tutti i suoi principali sodali, tra cui figli e parenti, presso il Tribunale di Roma.

Rimangono, nel processo con rito ordinario, presso il Tribunale di Latina, Ferdinando Di Silvio detto Pescio (ristretto in carcere), figlio di Costantino “Patatone” Di Silvio; Casemiro CioppiDaniel De NinnoGiulia De Rosa detta “Peppina”; Domenico RenziRomualdo MontagnolaYasine Slimani detto “Stefano”; Roberto Di Silvio e Marco Maddaloni.

Come noto, l’operazione anticrimine risalente all’ottobre 2021, coordinata dal Procuratore aggiunto della DDA romana Ilaria Calò, portò all’esecuzione di 33 misure cautelari, nei confronti di soggetti, a vario titolo gravemente indiziati di aver commesso reati di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, sequestro di persona, spaccio di droga, furto, detenzione e porto abusivo di armi, reati aggravati dal metodo mafioso e da finalità di agevolazione mafiosa.

Parti offese intervenute nell’udienza odierna che hanno chiesto di costituirsi parte civili anche nel processo pontino, il Comune di Latina, l’Associazione antimafia Antonino Caponnetto e l’ex affiliato al clan Di Silvo e ora collaboratore di giustizia Emilio Pietrobono, la cui costituzione, così come sostenuto anche dal Pm Luigia Spinella, presente in aula a sostenere l’accusa, non ha ragione di esistere perché il capo per cui si chiede di essere parte civile non è più presente poiché gli imputati Simone Di Marcantonio, Marco Ciarelli e Manuel Agresti hanno scelto l’abbreviato. i tre sunnominati, infatti, sono accusati di estorsione e sequestro di persona (per l’appunto Pietrobono) aggravati dal metodo mafioso (leggi al link di seguito la vicenda).

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Anche la difesa di Giulia De Rosa detta “Peppina”, rappresentata dall’avvocato Marcheselli, ha eccepito sulla costituzione di parte civile della “Caponnetto” per cui non vi sarebbero gli estremi. L’avvocato Montini ha chiesto anche per Montagnola e Roberto Di Silvio il rito abbreviato. Il Collegio del Tribunale di Latina presieduto dal Giudice Francesco Valentini, si è riservato sulle costituzioni di parte civili, anche per permettere la riunione del presente procedimento con la posizione del figlio di “Patatone”, Ferdinando “Pescio” Di Silvio che, nell’udienza odierna, all’atto della notifica, è emerso essere stato confuso con il cugino Ferdinando detto “Prosciutto”, figlio di “Romolo”.

Ad ogni modo, il Tribunale, considerata l’omessa indicazione della facoltà di accedere della messa alla prova (un istituto giudiziale che prevede la sospensione del procedimento con lavori di pubblica utilità, in riferimento a reati di minore allarme sociale), anche in considerazione della possibilità data dai reati contestati, ha disposto la separazione delle posizioni di Roberto Di Silvio e Romualdo Montagnola rimandando gli atti al Giudice per le indagini preliminari, così come per l’altro imputato Yasine Slimani difeso dall’avvocato Vitelli.

Il processo è stato rinviato all’udienza del 27 settembre dove vi sarà la trascrizione di molteplici conversazioni intercettate. Per quella data verrà esaminato come teste dell’accusa il collaboratore di giustizia Renato Pugliese.

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