Riciclaggio e rapporti con la camorra: queste sono le accuse che hanno portato in carcere il produttore cinematografico con un passato nel Latina Calcio
Su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, i Carabinieri del Comando Provinciale di Roma, nella mattinata di oggi 17 marzo, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari di Roma nei confronti di nove persone gravemente indiziate, a vario titolo, di riciclaggio in concorso con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa. Contestualmente iI Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Roma della Guardia di Finanza ha dato esecuzione a un sequestro preventivo per un valore complessivo di oltre un milione e 500mila euro.
L’attività di indagine costituisce l’approfondimento di un filone collegato al procedimento che aveva portato, lo scorso 18 gennaio 2022, all’esecuzione di misure cautelari relative a soggetti gravemente indiziati di aver costituito due sodalizi armati dediti al narcotraffico facenti capo rispettivamente agli albanesi Elvis Demce e Ermal Arapaj, uno degli otto personaggi finiti in carcere con l’operazione della DDA di Roma denominata “Alba Bianca”, portata avanti e terminata dai Carabinieri di Aprilia e Cori lo scorso febbraio 2021.
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Nel corso delle indagini – così come riporta una nota della DDA di Roma – erano emersi rapporti con il produttore cinematografico Daniele Muscariello finalizzati alla realizzazione del sequestro di persona di un imprenditore di Velletri che aveva accumulato un rilevante debito nei confronti del clan camorristico D’Amico-Mazzarella, operante nel quartiere di San Giovanni a Teduccio di Napoli e facente capo a Salvatore D’Amico detto “‘O Pirata”: un progetto delittuoso che poi non andò a buon fine. Daniele Muscariello, 45enne, risulta tra i 9 arrestati nell’operazione dei Carabinieri: ex calciatore e fidanzato con Fabiola Cimminella una ex tentatrice di Temptation Island, è il produttore della Heneaproduction che tra suoi film realizzati vanta anche “All’alba perderò” selezionato al «Los Angeles film festival» come miglior film italiano 2021. Gli altri arrestati sono: Luigi e Salvatore Varlese di Napoli, Giovanni Sanges di Napoli, Andrea Belardi di Roma, Michele Olivieri nato a Nettuno, Sergio Gallo di Marino, Catello Pontone nato a Castellamare di Stabia e Gennaro Gaglione.
Gli approfondimenti investigativi inerenti il versante imprenditoriale delle indagini hanno ricostruito e documentato le diverse fasi di un sistema di riciclaggio di somme ritenute provento delle attività del clan di camorra D’Amico-Mazzarella. Le fasi di riciclaggio sono state minuziosamente tratteggiate dall’indagine della DDA: prelievo del denaro in contanti a Napoli e successivo trasporto a Roma con opportuni accorgimenti atti all’occultamento a bordo dei veicoli utilizzati, avvalendosi del contributo di due appartenenti alle Forze dell’Ordine, uno alla Polizia di Stato e uno all’Arma dei Carabinieri, gravemente indiziati di concorso nel medesimo reato: questi.
I due appartenenti alle Forze dell’Ordine, Pontone e Olivieri, oltreché a offrire maggiori garanzie di poter sfuggire a eventuali controlli durante il trasporto, avrebbero esteso la propria collaborazione alla acquisizione e comunicazione di informazioni riservate utili a consentire l’elusione di eventuali indagini.
Tra i passaggi del riciclaggio ci sarebbe, poi, la consegna del denaro da ripulire a un’azienda vitivinicola (Femar srl) compiacente così da realizzare l’introduzione nel sistema finanziario legale tramite movimentazioni monetarie anche all’estero. In seguito sarebbe avvenuto il vero e proprio trasferimento del denaro dall’azienda vitivinicola alle società cinematografiche (Henea Productions e Union srl) controllate e gestite dal produttore con la copertura documentale di fatture per operazioni inesistenti, con particolare riferimento ad asserite sponsorizzazioni di opere filmiche, particolarmente indicate allo scopo di giustificare grosse transazioni grazie agli importanti flussi finanziari sottostanti. In una delle intercettazioni captate dagli investigatori si legge: “Perché un film può costare 200 mila ma può costare pure 50 milioni di euro”.
Infine, a chiudere il sistema di riciclaggio, secondo la DDA, ci sarebbe il ritorno del denaro a Napoli attraverso transazioni bancarie eseguite dalle società cinematografiche a beneficio di altre società ritenute riferibili alla organizzazione camorristica beneficiaria delle operazioni.
Durante le investigazioni sono state documentate movimentazioni bancarie per operazioni di riciclaggio per almeno 1.250.000 euro, pur emergendo elementi di prova in ordine alla disponibilità sistemati, di 200 mila euro al giorno da destinare a dette operazioni di mascheramento della provenienza illecita.
Le attività di indagine si sono sviluppate grazie all’integrazione dei tradizionali strumenti investigativi, quali i servizi di pedinamento, con quelli tecnologicamente più avanzati (intercettazioni telefoniche, telematiche, ambientali e video), che hanno consentito, da un canto, di monitorare direttamente il prelievo del denaro e le successive consegne al produttore cinematografico e all’azienda vitivinicola e dall’altro, essendo la captazione eseguita anche all’interno degli uffici delle società cinematografiche, la consegna fisica del denaro contante in borsoni così come – mediante le intercettazioni dei dialoghi intercorsi – di captare le considerazioni in ordine alla convenienza dei reati finanziari rispetto ad altre tipologie di reati, soprattutto in termini di rapporto costi-benefii in ragione delle diverse pene edittali previste e dei rilevanti introiti in denaro. Alla acquisizione degli elementi di prova che hanno delineato l’indagine hanno concorso anche le dichiarazioni rese da un collaboratore di giustizia intraneo al sodalizio camorristico: Umberto D’Amico detto “‘O Lion” nipote del capo clan Salvatore D’Amico.
Nell’ambito delle attività d’indagine, l’attenzione investigativa del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Roma della Guardia di Finanza è stata orientata alla ricostruzione dei rapporti economici intercorsi tra le persone fisiche e giuridiche coinvolte, consentendo l’individuazione di un complesso giro di fatture, operazioni inesistenti poste in essere per ripulire il denaro dei clan camorristici, frutto delle attività illecite.
Sulla base dell’analisi dei flussi finanziari, è stato in particolare accertato, in termini di gravità indiziarla, l’utilizzo strumentale della società operante nel campo della produzione cinematografica, con sede in Roma, che, da un lato, avrebbe emesso fatture per oltre 1,2 milioni di euro a favore di altra impresa con sede in provincia di Roma, attiva nel settore del commercio all’ingrosso di bevande alcoliche e alla quale sarebbe stata fornita la provvista in contanti per far fronte al pagamento, e, dall’altro, avrebbe ricevuto fatture per circa un milione di euro da diverse ditte localizzate in provincia di Napoli, relative a prestazioni di servizi non attinenti all’attività svolta, ma funzionali a giustificare il ritorno del denaro a quella sede. Per tali circostanze è stato eseguito il sequestro preventivo disposto dal GIP su richiesta della D.D.A. di Roma per oltre 1,5 milioni di euro in relazione alle ipotesi di reato di riciclaggio e di emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.
Il produttore cinematografico coinvolto, Daniele Muscariello, fu nominato a febbraio 2017 come Club Manager del Latina Calcio. Così Muscariello, dopo le macerie lasciate dalla gestione dell’ex deputato latinense di Fratelli d’Italia Pasquale Maietta dimessosi a novembre 2016 dopo i fatti emersi con l’inchiesta “Olimpia”, annunciava il suo arrivo nella società calcistica pontina: “Il Latina ha bisogno oggi di un nuovo progetto e di persone in grado di dare nuova linfa. Siamo partiti con umiltà e caparbietà per costruire qualcosa di importante. Questa è una società che deve diventare una casa comune per tutti i tifosi e per tutti coloro che amano il Latina e che vogliono contribuire per far crescere questo sogno. Il nostro verbo sarà sempre dare. Nessuno mai, deve danneggiare o pensare di far morire il Latina. Nella nostra città abbiamo avuto tante esperienze sportive e, in alcuni casi, non si riusciva nemmeno a sapere chi fosse il proprietario di una squadra di calcio. Penso che questa nuova opportunità rappresenti un passaggio culturale forte e vincente. L’auspicio che faccio è quello di costruire, grazie anche alle istituzioni, e ai tifosi un percorso valido e duraturo nel mondo del calcio che conta. Sono i principi sani dello sport che devono essere condivisi. Assicuro che questo lavoro verrà fatto quotidianamente perché il Latina Calcio ha in sé le idee e i valori dello sport sano. Per questo chiedo alle istituzioni cittadine e a quelle nazionali, di intervenire, di essere garanti di un progetto serio e concreto, dove ogni sforzo collettivo per cogliere, sostenere e valorizzare i segnali positivi per il rilancio produca opportunità di crescita sociale, e rafforzi i valori dello sport, deve essere incoraggiato e non interrotto».
Un’esperienza che non durò molto visto che il Latina, dopo un tentativo di acquisto da parte dell’imprenditore di Anzio Angelo Ferullo, fallì il 9 marzo 2017 per passare poi nelle mani di Benedetto Mancini che chiamò il Latina “Mens Sana Latina”. L’imprenditore, che ha da poco acquistato all’asta il Catania, non portò a compimento l’acquisto e il Latina, a maggio 2017, mancò l’iscrizione al campionato di Serie C. Il resto è storia che non comprende più né Mancini, né Ferullo né Muscariello. Mancini e Ferullo sono sotto processo, insieme a Pasquale Maietta, Paola Cavicchi e Antonio Aprile per un mancato versamento dell’Iva: la Procura contesta loro un’evasione dell’imposta sul valore aggiunto da parte del Latina Calcio in riferimento alla dichiarazione del 2016 per una cifra di 1,2 mln di euro. Entrambi sono stati coinvolti anche nel secondo filone di Arpalo.
Ad ogni modo, Muscariello, in un’intervista rilasciata a “Il Quotidiano del Lazio” a dicembre 2019, nel ricordare le sue precedenti esperienze sportive nel Latina Calcio e persino nell’As Roma, parlò della sua passione per il cinema che lo ha spinto “a fondare tre case cinematografiche, ognuna con delle caratteristiche ben precise; la Henea Productions, dedicata a suo figlio Hermes, la Union Film e la Waves Entertainment a Toronto”. Una passione che secondo l’Antimafia celava rapporti indicibili, violenze e affari sporchi.