OPERAZIONE ALBA BIANCA: LA FILIERA DELLA COCAINA RETTA DA 3 ALBANESI A CORI

Operazione antidroga “Alba Bianca”: eseguite 10 misure cautelari per traffico di cocaina. 14 gli indagati tra Cori, Velletri, Sicilia, Campania e Marche

Nelle prime ore della mattinata i Carabinieri del Comando Provinciale di Latina, a Cori, Velletri, Napoli, Butera (Caltanissetta) e Porto San Giorgio (Fermo), hanno arrestato otto persone (tutti pregiudicati albanesi) e notificato altre due misure cautelari emesse dal G.I.P. presso il Tribunale di Roma Emanuele Attura, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia. Uno dei destinatari del provvedimento non è ancora stato rintracciato. Un’inchiesta imponente con 104 capi d’imputazione a partita a febbraio 2019 con l’arresto di un pusher del gruppo.

L’attività di indagine – ha scritto il gip del Tribunale di Roma nell’ordinanza di custodia cautelare a carico dei destinatari odierni – ha consentito di dimostrare l’esistenza di un’organizzazione, finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, strutturata, stabile e organizzata in maniera verticistica, caratterizzata da ruoli delineati e operativa in Giulianello di Cori e Cori”.

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Era a Cori che operavano i promotori del sodalizio dedito al traffico di cocaina. Si tratta dei tre fratelli di nazionalità albanese, Elton Kanani, Algert Kanani e Alfred Belba (domiciliato a Napoli), veri e propri gestori dell’attività illecita: si occupavano, infatti, di mantenere i rapporti con i fornitori dello stupefacente, organizzavano la vendita della droga, controllavano la cessione della sostanza stupefacente da parte dei pusher e raccoglievano il denaro provento dell’attività di spaccio. Elton Kanani, dopo che una cliente di Cori fu fermata a Colleferro con la droga, era fuggito in Belgio per arrivare in Albania da dove continuava a gestire l’organizzazione criminale con il fratello Algert Kanani (sebbene sia finito in precedenza ai domiciliari: condannato e liberato con la sospensione della pena) e il fratellastro Alfred Belba. Il figlio di Elton Kanani, reclutato come spacciatore, fu arrestato a luglio 2019 per poi patteggiare la pena nel febbraio 2020.

I tre fratelli avevano individuato anche le basi logistiche in cui nascondere e confezionare le dosi e reperivano, in Italia, ma sopratutto in Albania, nuovi pusher da inserire nell’associazione. I fornitori del gruppo erano altri due cittadini albanesi, Ermal Arapaj detto “Ufo” gestore di un “Compro Oro” (pregiudicato residente a Porto San Giorgio nelle Marche) e Erald Kuka (pregiudicato residente a Velletri, per lui i domiciliari), mentre il capo zona della piazza di spaccio di Cori è stato individuato nell’altro albanese Klajdi Mata il quale, oltre a gestire i pusher, aveva il ruolo da intermediario tra i predetti fornitori e i vertici dell’organizzazione rappresentato da Elton Kanani, Algert Kanani e Alfred Belba. Gli altri arrestati sono il fratello di Mata, Spiro, 22 anni, trovato, stamani, in possesso di 30 grammi di cocaina ma non indagato in “Alba Bianca”; Juri Macali, residente a Cori; Ardit Kapedani, attualmente ai domiciliari a Butera in Sicilia (arrestato ad aprile 2019) e Vilajet Koci (domiciliari).

Tra gli indagati ci sono anche due italiani, seppur con ruoli più marginali rispetto ai traffici del sodalizio: una 45enne di Cori, Francesca Coluzzi, destinataria della misura cautelare dell’obbligo di firma e un 24enne, sempre di Cori, William Giammatteo, che ora si trova indagato a piede libero. Agli obblighi di firma anche Daniel Hysa, mentre risultano indagati anche altri due albanesi: Fiorelo Kanani (figlio di Elton) e Fjorab Cela.

Le indagini, effettuate attraverso servizi sul territorio, intercettazioni e sequestri, sono iniziate a febbraio del 2019, dopo l’arresto di uno spacciatore del gruppo. In seguito a quell’arresto, gli investigatori hanno ricostruito la filiera della cocaina e i ruoli dei singoli componenti del sodalizio. I Carabinieri del Reparto Territoriale di Aprilia, insieme a quelli della Stazione di Cori, coordinati dalla DDA di Roma, hanno captato circa 40-50 telefonate al giorno così da provare tutte le cessioni di cocaina.

Il traffico messo in piedi dai tre fratelli albanesi arrivava a far guadagnare al sodalizi 2mila euro al giorno, 60mila al mese. Gli investigatori hanno monitorato 40-50 telefonate al giorno ricevute dagli albanesi. Gli acquirenti sono di ogni categoria: da imprenditori a commercianti fino agli agricoltori della zona, tutti tra i 30 e i 40 anni. Tutti sapevano che gli spacciatori controllati dal sodalizio albanese stazionavano tra Giulianello a Cori, nella centralissima Piazza Signina fino alle vie di periferia. Un volume di affare, e “neve” per l’appunto, che per centri così piccoli risulta davvero impressionate, tanto è che i rapporti con altri connazionali e fornitori si estendevano anche ad Artena, San Cesareo e Roma.

Scelti come punti di spaccio locali pubblici ed esercizi commerciali (ma non mancano le consegne a domicilio), l’attività della banda, che non temeva i concorrenti a Cori perché in possesso di “roba” più buona, aveva trovato il modo di occultare la droga sotterrandola non prima di averla sigillata nelle più classiche buste.

Gli affari non si fermavano mai anche quando scattava qualche arresto perché il gruppo riusciva a controllare lo spaccio dai domiciliari o dall’estero dove, ad esempio, uno dei fratelli Kanani si era rifugiato reclutando altri pusher tanto il flusso del commercio andava spedito. Quando uno spacciatore finiva nelle maglie della legge, veniva sostituto subito utilizzando per di più la “cantera” albanese come il figlio di Kanani, Fjorelo, spedito in Italia per controllare la piazza di Cori.

E non mancano neanche nel sodalizio i problemi e le risoluzioni alla maniere di una vera gang criminale quando nascono dissidi con i fornitori. “L’aumento della richiesta di stupefacente e le incomprensioni nate con Arapaj Ermal dovute ad un tardivo pagamento di una parte di stupefacente – sottolineano gli inquirenti – costringe i vertici alla ricerca di un nuovo fornitore, che veniva individuato da Kanani Algert e Belba Alfred in Kuka Erald detto Il Sale“.

Successivamente, nel viaggio verso Roma, le cimici piazzate dagli investigatori captano la disponibilità di Algert Kanani e di Belba a prendere, per prova prova, addirittura mezzo chilo di cocaina. Belba: “Ma prenderai un chilo? prenderai tanto?”. Algert Kanani: «No, solo mezzo…ora per ora solo mezzo… mando quel ragazzo… si prende 500 euro”.

Come detto, ci sono anche i rapporti di forza da preservare e lo si vede quando uno del gruppo sgarra. “Macali Juri si era reso irreperibile a seguito di problemi avuti con un uomo di Artena (soprannominato il Rosso), ma che questi ha desistito a seguito dell’intervento di Kanani Algert e Belba Alfred che gli hanno riferito che il Macali Juri è un loro uomo. Quanto sopra testimonia la forza dell’organizzazione, che difende i sodali, ricevendo dagli stessi la massima lealtà“. Questa era la legge inquietante del gruppo albanese che controllava Cori.

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