PROCESSO A GINA CETRONE E I DI SILVIO: RINVIATA DEPOSIZIONE DI RENATO PUGLIESE

Renato Pugliese
Renato Pugliese, uno dei due collaboratori di giustizia nel processo Alba Pontina

Operazione Scheggia: il processo a carico di Gina Cetrone, l’ex marito Umberto Pagliaroli e i Di Silvio è stato rinviato per problemi di collegamento tecnico con il pentito ex affiliato al clan sinti Renato Pugliese

Oggi, nell’aula della Corte d’Assise del Tribunale di Latina, avrebbe dovuto deporre di nuovo il collaboratore di giustizia Renato Pugliese che, con l’altro pentito Agostino Riccardo, entrambi con un passato prima con il sodalizio Don’t Touch (Cha Cha e i Travali), e in seguito con il clan Di Silvio di Campo Boario, hanno dato vita all’inchiesta e, quindi, ai processi denominati Alba Pontina.

Costola di quell’inchiesta è l’operazione denominata Scheggia che vede alla sbarra, a vario titolo, per estorsione, atti di illecita concorrenza e violenza privata, aggravati dal metodo mafioso, l’ex consigliere regionale del Pdl Gina Cetrone, il suo ex marito Umberto Pagliaroli, Armando “Lallà” Di Silvio e i figli Gianluca e Samuele, tutti e tre processati in “Alba Pontina”. I figli Gianluca e Samuele hanno già rimediato, col rito alternativo, condanne in Appello.

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L’operazione “Scheggia” scattò lo scorso 29 gennaio quando la Squadra Mobile di Latina ha dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Roma, Antonella Minunni, su richiesta della Direzione Distrettuale di Roma.
La Polizia pontina ricostruì che nell’aprile del 2016, Gina Cetrone e l’ex marito Umberto Pagliaroli, quali creditori nei confronti di un imprenditore di origini abruzzesi, in relazione a pregresse forniture di vetro effettuate dalla società Vetritalia srl, società a loro riconducibile, richiedevano l’intervento di Samuele Di Silvio, Gianluca Di Silvio (definiti nell’ordinanza “pericolosi, scaltri, spregiudicati e senza scrupoli”) e Agostino Riccardo (oggi collaboratore di giustizia) per la riscossione del credito in questione, previa autorizzazione di Armando Di Silvio detto “Lallà”, capo dell’associazione di stampo mafioso a lui riconducibile. Secondo l’ordinanza del gip di Roma, Lallà “si conferma, infatti, capo e promotore dell’associazione e ha una caratura criminale davvero eccezionale. È lui che risolve le questioni sorte all’interno della consorteria, che decide la ripartizione dei profitti illeciti, anche nelle estorsioni in esame. Rappresenta il punto di riferimento per tutti, colui che dice la prima ed ultima parola su ogni questione così come nei patti che l’organizzazione criminale stipula con esponenti politici“. 

Oltreché alle estorsioni contestate – una direttamente a Cetrone e Pagliaroli, un’altra solo a quest’ultimo, ma entrambe con l’ausilio del Clan Di Silvio -, gli investigatori hanno riscontrato alcuni illeciti connessi a competizioni elettorali nella provincia di Latina.

Nel dettaglio, Riccardo e Pugliese, proprio su determinazione di Cetrone e Pagliaroli, avrebbero costretto alcuni addetti al servizio di affissione dei manifesti elettorali di altri candidati alle elezioni comunali di Terracina del giugno 2016, ad omettere la copertura dei manifesti della candidata Gina Cetrone, costringendoli ad affiggere i propri manifesti solo in spazi e luoghi determinati, in modo che i manifesti di quest’ultima fossero più visibili degli altri.

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Storie già delineate nell’ordinanza, firmata sempre dal gip Minunni, che nel luglio 2018, portò alla carcerazione di Lallà, la moglie Sabina De Rosa, i figli e tutti gli affiliati del clan di Campo Boario.

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Oggi, come detto, davanti al collegio penale presieduto dal giudice Francesco Valentini del Tribunale di Latina, in collegamento da una località protetta, avrebbe dovuto esserci Renato Pugliese le cui dichiarazioni – e quelle di Riccardo – hanno dato vita, direttamente o indirettamente, per ora, ad almeno quattro inchieste: Alba Pontina, Arpalo (imputati Maietta e altri), Dirty Glass (Luciano Iannotta e altri) e, per l’appunto, Scheggia.

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D’altra parte, a confermare la veridicità delle dichiarazioni di Pugliese e Riccardo, non ci sono solo le investigazioni, le intercettazioni e le altre attività di polizia ma, da ultimo, anche l’interrogatorio dell’imprenditore di Latina Franco Cifra, sottoposto agli arresti domiciliari in seguito all’inchiesta Dirty Glass (e poi liberato dal Tribunale del Riesame di Roma), che nell’interrogatorio di garanzia davanti sempre al gip romano Antonella Minunni ha dichiarato che Pugliese e Riccardo si occupavano di campagne elettorali per conto di politici e imprenditori. C’era la campagna elettorale, c’erano le amministrative 2016 ha detto Cifra, titolare dell’omonimo bar di Latina loro attaccavano i manifesti e facevano campagna, propaganda elettorale per tanti imprenditori. Ma questo lo sanno tutti. Venivano al bar coi manifesti. Quante volte sono venuti e abbiamo fatto i pacchetti di cornetti o le paste per portare ai proventi elettorali, ma non è che io gli chiedevo “do li porti?” o “i soldi che mi stai a dà so provento di illeciti?”.

Ad ogni modo, oggi, per questioni tecniche di connessione, Pugliese non è stato ascoltato. Di solito, un collaboratore di giustizia come lui, da tempo residente in una località segreta, per le deposizioni in collegamento audio-video viene trasferito in strutture carcerarie o altri Tribunali. Questa volta non è stato possibile adeguarsi per la deposizione che era molto attesa, dal momento che più volte Renato Pugliese ha parlato, sia nei verbali resi alla DDA e alla Polizia di Latina, che nel processo “Alba Pontina”, dei contesti elettorali in cui era presente Gina Cetrone.

L’udienza è stata rinviata alla prossima settimana, martedì 10 novembre ore 10,30.

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