OMICIDIO GIUROIU, IL TESTE: “I MIEI FIGLI HANNO AVUTO INCUBI PER TANTO TEMPO”. IL PROCESSO IN DIRITTURA D’ARRIVO

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Salvatore e Angelo Travali
Salvatore e Angelo Travali

Omicidio Giuroiu: alle battute finali il dibattimento che vede sul banco degli imputati i fratelli Angelo e Salvatore Travali

È ripreso il processo – davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Latina presieduta dal Giudice Gian Luca Soana, a latere il Giudice Fabio Velardi, più la giuria popolare – sull’omicidio del rumeno Nicolas Adrian Giuroiu avvenuto il pomeriggio dell’8 marzo 2014 in via Macchiagrande, a Borgo Sabotino, per cui sono stati già condannati con sentenza passata in giudicato Mirko e Manuel Ranieri e Ionut Adrian Ginca.

Ad essere ascoltati oggi, 12 gennaio, gli ultimi tre testimoni della difesa dopo che, nella scorsa udienza, era stato interrogati i due fratelli Ranieri che, prevedibilmente, hanno scagionato i Travali e insultato i collaboratori di giustizia, Renato Pugliese e Agostino Riccardo, come fosse un copione già scritto.

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A interrogare i tre testimoni, il collegio difensivo composto dagli avvocati Giancarlo Vitelli, Italo Montini e Camillo Irace e il Pm Luigia Spinelli. Il primo a parlare è stato un maresciallo della Guardia di Finanza che si trovava davanti a casa del suocero vicino al luogo dell’incidente e dell’omicidio in cui ha perso la vita Nicolas Giuroiu. L’uomo ha spiegato che quell’8 marzo del 2014 sentì un boato e subito dei colpi d’arma da fuoco. Una testimonianza che fu resa anche agli agenti della Squadra Mobile di Latina che hanno condotto le indagini. Il finanziere notò due auto, tra cui una Dacia Sandero, oltreché a tre uomini e una donna. Quando uscì fuori in strada per accertarsi di ciò che era successo, il finanziere vide un uomo che si fece un segno per coprirsi il volto e che, repentinamente, saltò dentro la Dacia per andare via con il resto del gruppo.

Una versione praticamente confermata dal secondo testimone di giornata. Si tratta di un uomo che vive a Borgo Sabotino, sempre nelle vicinanze della centrale nucleare dove si consumò l’ammazzamento del rumeno (prima speronato, poi ucciso a colpi di pistola per strada, infine occultato in un terreno di campagna a Cisterna di Latina). L’uomo ha ricordato che si trovava al secondo piano della sua abitazione, mentre i figli erano in giardino a giocare a pallone. Sentì una frenata brusca, i colpi e, poco dopo, una vota affacciatosi dal terrazzo, vide due auto. Il pensiero dell’uomo, però, fu rivolto subito ai figli che giocavano in giardino. “Ero scioccato”, ha detto il testimone, chiarendo di avere avuto paura per i suoi figli viste le circostanze. “I miei figli hanno avuto incubi per tanto tempo”.

Ultimo testimone di giornata è stato Graziano Grazioli, l’uomo imputato in un altro processo per sequestro e occultamento del cadavere di Nicolas Giuroiu. Grazioli siede sul banco degli imputati nel suo processo sempre insieme ai fratelli Travali e, in quella sede, si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Oggi, però, in qualità di testimone, ma comunque imputato per reato connesso, ha deciso di raccontare la sua versione dei fatti. Un racconto confuso, illogico spesso, che non ha chiarito molto né la sua posizione né quella dei Travali che Grazioli ha detto più volte di non conoscere.

Grazioli – che all’epoca viveva di fianco alla casa della madre dei Ranieri – ha spiegato solo che, l’8 marzo 2014, ricevette una chiamata da Manuel Ranieri il quale gli diceva che sarebbe dovuto andare a prendere la sua ragazza perché lui aveva da risolvere una imprecisata questione. “Mi disse che la dovevo mettere in sicurezza”. L’uomo ha poi detto che il terreno a Olmobello, nel comune di Cisterna, dove fu rinvenuto il cadavere di Giuroiu, appartiene al padre e che lui, quel pomeriggio dell’8 marzo, andò lì insieme ai Ranieri e a due ragazze per prendere un coniglio.

A margine, per un processo che aspetta di chiudere l’istruttoria (prossima udienza per il deposito di ulteriore documentazione fissata il 9 maggio), il Pm Spinelli ha prodotto tre documenti: la condanna in primo grado per falso ideologico del 13 aprile 2022 a carico dell’ex agente della Squadra Mobile di Latina Renzo Battista; una sentenza irrevocabile della Corte d’Appello di Ancona a carico del collaboratore di giustizia Agostino Riccardo per rapina impropria del cellulare della ex compagna Francesca Zeoli e un verbale della medesima Zeoli. La condanna di Riccardo, emessa dalla corte anconetana, potrebbe rivelare peraltro che all’epoca dei fatti (2019, il collaboratore si trovasse insieme all’ex moglie in una località protetta de Le Marche.

Tre documenti, quelli sunnominati, che, dall’ottica della pubblica accusa, servono a rispondere a ciò che aveva chiesto l’avvocato Vitelli nella scorsa udienza di inizio marzo. Il legale di Angelo Travali, infatti, aveva reiterato l’acquisizione dei verbali di Riccardo, oltreché il decreto di archiviazione e la richiesta di giudizio, sui fatti che avevano coinvolto l’ex moglie Francesca Zeoli e il poliziotto, ex Squadra Mobile di Latina (ora in servizio a Milano), Renzo Battista: una vicenda imbarazzante per cui Riccardo fu denunciato per aver aggredito la ex compagna, accusata di aver intrattenuto una relazione sentimentale proprio con il poliziotto. La Corte d’Assise aveva dato il via libera all’acquisizione degli atti e disposto un eventuale nuovo video collegamento con il collaboratore di giustizia Agostino Riccardo. Il motivo di tale richiesta da parte della difesa di Travali? Sempre la credibilità o meno dell’ex affiliato ai clan Travali e Di Silvio, un modus operandi di tutte le difese nei processi in cui compaiono le sue dichiarazioni.

Ad ogni modo, conclusasi questa parentesi, la Corte d’Assise ha fatto capire che, superata l’udienza interlocutoria del 9 maggio, vuole arrivare alla chiusura dell’istruttoria e iniziare requisitoria e arringhe.

Come noto, il movente dell’omicidio, così come stabilito dalla sentenza definitiva, è che Giuroriu è stato ammazzato perché sfruttava due ragazze, facendole prostituite, legate l’una a Ginca e l’altra a uno dei due fratelli Ranieri, Manuel. Per tale ragione il rumeno fu ucciso e i fratelli Angelo e Salvatore Travali, secondo la DDA, aiutarono nell’impresa omicida i tre condannati per rafforzare sul territorio la loro forza intimidatoria. Peraltro i Ranieri, sempre secondo gli organi investigativi, erano affiliati al clan Travali tanto è che Manuel Ranieri è imputato, insieme a tutto il sodalizio retto dai due fratelli Travali, nel processo Reset che contesta l’associazione mafiosa. I Travali, nel processo, devono rispondere di concorso in omicidio con l’aggravante mafiosa, vale a dire un procedimento costola del processo Reset, stralciato nelle fasi preliminari dalla Corte d’Assise.

È probabile che prima della pausa estiva, il Tribunale di Latina emetterà la sua sentenza.

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