OMICIDIO GIUROIU: CHIESTO L’ERGASTOLO PER I FRATELLI TRAVALI

Salvatore e Angelo Travali
Salvatore e Angelo Travali (foto da Facebook)

Omicidio Giuroiu: è arrivato alla fine il processo che vede accusati di concorso in omicidio, i fratelli Angelo e Salvatore Travali

È arrivato alla fine il processo – davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Latina presieduta dal giudice Gian Luca Soana, a latere il giudice Fabio Velardi, più la giuria popolare – sull’omicidio del rumeno Nicolas Adrian Giuroiu avvenuto il pomeriggio dell’8 marzo 2014 in via Macchiagrande, a Borgo Sabotino, per cui sono stati già condannati con sentenza passata in giudicato Mirko e Manuel Ranieri e Ionut Adrian Ginca.

A giugno scorso, i due fratelli Angelo e Salvatore Travali hanno evitato il processo parallelo per sequestro di persona del medesimo Giuroiu per cui erano imputati insieme a Graziano Grazioli, accusato di aver messo a disposizione il terreno ad Omobello, nel comune di Cisterna, in cui fu gettato il cadavere del rumeno. A far saltare il processo è stata la riforma Cartabia che ha reso improcedibile il procedimento perché manca la querela della parte offesa, in questo caso uccisa.

Nulla ha potuto, invece, la “Cartabia” far saltare il giudizio per il processo sul concorso in omicidio con l’aggravante mafiosa. Come noto, il movente del delitto, così come stabilito dalla sentenza definitiva, è che Giuroriu è stato ammazzato perché sfruttava due ragazze, facendole prostituite, legate l’una a Ginca e l’altra a uno dei due fratelli Ranieri, Manuel. Per tale ragione il rumeno fu ucciso e i fratelli Angelo e Salvatore Travali, secondo la Direzione Distrettuale di Roma e la Squadra Mobile di Latina che hanno condotto le indagini, aiutarono nell’impresa omicida i tre condannati per rafforzare sul territorio la loro forza intimidatoria. Peraltro i Ranieri, sempre secondo gli organi investigativi, erano affiliati al clan Travali tanto è che Manuel Ranieri è imputato, insieme a tutto il sodalizio retto dai due fratelli Travali, nel processo Reset che contesta l’associazione mafiosa. I Travali, nel processo, devono rispondere di concorso in omicidio con l’aggravante mafiosa, vale a dire un procedimento costola del processo Reset, stralciato nelle fasi preliminari dalla Corte d’Assise.

Il Pubblico Ministero della Procura/DDA di Roma, Luigia Spinelli, ha svolto la sua requisitoria, ripercorrendo le fasi dell’omicidio, la contestata partecipazione ad esso dei fratelli Travali e spiegando l’allure criminale che avrebbe potuto dare ai medesimi, nel contesto malavitoso pontino, facendo fuori uno che, secondo le logiche criminali, aveva sgarrato. Il magistrato, in un’ora e mezza di requisitoria, ha inquadrato le posizioni criminali dei fratelli Travali all’epoca dell’omicidio, ossia nel 2014, a Latna.

Non poteva non essere citata la sentenza irrevocabile del processo “Don’t Touch” che ha stabilito di come a Latina ci fosse un’associazione per delinquere che aveva soggiogato la città: un’associazione che, nelle aule di Tribunale, è stata cristallizzata come semplice ma che, leggendo la sentenza, presentava già tutti gli elementi di un sodalizio di stampo mafioso. Il clan era retto da Costantin “Cha Cha” Di Silvio e Angelo Travali era il capozona; successivamente i due Travali, così come ricostruito anche dal processo in corso di svolgimento denominato “Reset” (in cui si contesta l’associazione mafiosa), presero il sopravvento anche su Cha Cha per aspirazioni personali. Droga, armi, estorsioni a commercianti e professionisti, prepotenze e gente terrorizzata, a sottolinearlo più volte è stato il Pm Spinelli. Senza contare che all’epoca Angelo Travali aveva i suoi informatori in Questura e tra le forze dell’ordine che lo avvertivano delle indagini a suo carico, tra cui, come si evince in una intercettazione con Gianluca Ciprian (il narcotrafficante legato al clan Travali), anche quella sull’omicidio in concorso di Giuroiu.

L’accusa, inoltre, ha preso a prestito anche le dichiarazioni di uno dei condannati per l’omicidio Giuroiu, vale a dire il rumeno Adrian Ginca il quale, con il suo avvocato, in un primo momento (siamo nel 2014) aveva ammesso la presenza della Smart bianca guidata da Angelo Travali sul luogo del delitto consumato ormai nove anni fa. Una dichiarazione poi ritrattata, per cui Ginca è al momento a processo per calunnia nei confronti degli investigatori che lo ascoltarono dopo la consumazione dell’omicidio. E d’altra parte, ricorda il Pm, anche quando Ginca è stato ascoltato in questo processo, il rumeno conosceva particolari – la rivalità tra i Travali e Di Silvio, sponda Armando detto “Lallà” – di cui solo i Ranieri avrebbero potuto metterlo a conoscenza, dimostrando di conoscere il contesto.

Ci sono solidi elementi per la partecipazione dei Travali all’omicidio Giuroiu, compreso l’occultamento del cadavere, eseguito per rafforzare la loro posizione sul territorio. Così ha concluso il Pm Spinelli chiedendo per entrambi l’ergastolo.

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Nel corso del processo, come ha ricordato il magistrato, sono stati ascoltati come testimoni i collaboratori di giustizia, Agostino Riccardo e Renato Pugliese. Il Pm Spinelli, oggi, prima della requisitoria, ha depositato due sentenze di primo grado che hanno condannato Riccardo e Pugliese per episodi estorsivi con l’aggravante mafiosa. Testimonianze valorizzate per il fatto che entrambi, all’epoca dei fatti, erano affiliati al clan dei due fratelli e sapevano i loro segreti.

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L’omicidio Giuroiu, d’altra parte, fu particolarmente efferato: il pomeriggio dell’8 marzo 2014 in via Macchiagrande, a Borgo Sabotino, l’auto della vittima di nazionalità rumena venne speronata da un’altra auto, dopodiché Giuroiu fu sequestrato e trasferito su un’ulteriore macchina. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il rumeno fu ucciso la sera stessa e il suo corpo fu occultato in una vasca preposta alla raccolta di liquami all’interno di un’azienda agricola di Cisterna nella disponibilità di Grazioli.

Nel corso delle udienze è stato proiettato anche il video dell’inseguimento che ha portato alla fine di Giuroiu. Siamo nel 2014, 8 marzo: nel video, alle 16:31 e 38 secondi, si vedono due auto che si affiancano in Strada Alta a Borgo Sabotino: una è la Dacia Sandero di Ranieri/Ginca e l’altra è la Toyota di Giuroiu. Dopo venti secondi, alle 16:31 e 58, ci sono ulteriori due auto (estranee al delitto) che percorrono la strada medesima, ma frenano e cambiano senso di marcia tornando indietro. È in questo momento che gli investigatori notano che altre auto che arriveranno dopo la Sandero e la Toyota si fermano e vanno indietro, proprio perché la strada si trovava ostruita dalla suddetta Toyota di Giuroiu speronata dal terzetto Ranieri/Ginca. La Toyota, infatti, verrà ritrovata sulla strada, lasciata lì.

Alle 16:35 e 54 secondi, così come mostra il video, arriva l’auto di Angelo Travali, ossia la Smart bianca. La particolarità dell’auto di Travali, rispetto alle smart in commercio all’epoca, è che risulta completamente bianca senza le più usuali variazioni di colore.

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Dopo la requisitoria, sono iniziate le aringhe difensive da parte degli avvocati difensori Giancarlo Vitelli e Camillo Irace per Angelo Travali e Italo Montini per Salvatore Travali e delle parti civili: l’associazione antimafia “Antonino Caponnetto” e il Comune di Latina. Entrambe le parti civili si sono associate alla richiesta della pubblica accusa; la “Caponnetto”, tramite l’avvocato Lica D’Amico, ha chiesto il risarcimento di 50mila euro.

Dopo l’arringa difensiva dell’avvocato Vitelli, durata circa un’ora e mezza, il processo è stato aggiornato al prossimo 7 novembre. In quella data ci saranno le arringhe degli avvocati Montini e Irace, le repliche del Pm Spinelli e, infine, la Corte d’Assise si riunirà in camera di consiglio per emettere la sentenza.

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