LUCRO E MAZZETTE AL CIMITERO DI SEZZE: SALME SPOSTATE E FATTE SPARIRE

Entrata principale del cimitero di Sezze

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Secondo il gip del Tribunale di Latina Giuseppe Cario, si trattava di una vera e propria attività permanente e spregiudicata di una banda che si appropria dei servizi cimiteriali in modo sistematico, sostituendosi in ogni modo all’ente comunale depredando l’ente pubblico ed i privati bisognosi di sepolture. Personaggio di spicco della consorteria è Fausto Castaldi, custode del cimitero e padrone assoluto che vessa coloro che richiedono le sepolture con modi spicci, senza pietà nemmeno per i defunti e i bambini sepolti.

Castaldi – scrive il Gip del Tribunale di Latina Giuseppe Cario – non facendosi scrupolo di trovare soluzioni di sepoltura in ogni modo per fare cassa, anche sbarazzandosi di salme in modo sbrigativo, persino, come dice lui stesso, “mischiando le ossa”. Laddove, per mischiare le ossa, si intende che il custode avrebbe persino spostato le salme che venivano, per l’appunto, mischiate con i resti di altri defunti risalenti nel tempo, addirittura alla Seconda guerra mondiale, anno 1944, pur di lucrare in ogni modo.

Altro modo, congegnato da Castaldi, sarebbe stato quello di far sparire i resti di salme in una cappella per trasferirne la proprietà in modo illecito, al netto del fatto che la sepoltura apparterrebbe al Comune di Sezze che assegna soltanto diritto di uso e non è commerciabile.

E ancora: il custode non si sarebbe fatto scrupolo di effettuare operazioni illecite a fini di lucro nemmeno di fronte ai resti dei bambini, “traslati” anche loro senza alcuna autorizzazione, e dietro compenso, nell’ala del cimitero destinata ai “mammocci”. Definizione coniata da Castaldi stesso.

A emergere, in questo quadro agghiacciante descritto dal giudice sulla scorta delle investigazioni dei Carabinieri di Latina, anche il contributo determinante dell’ex Responsabile del Settore 6 “Servizi al Territorio” del Comune di Sezze Maurizio Panfilio il quale, con Castaldo, “divide gli introiti illeciti intervenendo a sepolture già realizzate con determine di assegnazione che invece dovrebbero procedere la realizzazione delle stesse“.

Attorno a queste due figure, avrebbe operato una pluralità di titolari di imprese funebri – sostanzialmente le agenzie delle pompe funebri di Sezze e di parte dell’area lepina – che in modo sistematico corrispondono tangenti al fine di poter svolgere servizi a loro non consentiti, ma che sono di competenza di una società partecipata dal Comune sistematicamente estromessa: vale a dire la Spl.

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Questo vorticoso giro di affari ha fatto conseguire gravi danni di ammanchi di cassa per l’ente pubblico e profitti per i pubblici dipendenti corrotti e per gli imprenditori delle imprese funebri.

Da ultimo, conclude nella premessa l’ordinanza, non manca una trattativa surreale per l’acquisizione di somme maggiori scontando “in permuta” ossari di zinco ed i caratteri sottratti dalle lapidi: sarebbero sparite salme al fine dello svuotamento di una cappella per la successiva rivendita.

In riferimento all’ultima “surreale” trattativa, ad essere coinvolti, oltreché all’immancabile Castaldi che trattava il cimitero come fosse cosa sua, ci sono i marmisti della “Mas Marmi” Fanella. Castaldi decideva chi doveva lavorare nel cimitero e stabiliva i prezzi, facendo in molte occasioni la cresta, in barba al Regolamento stabilito dal Consiglio Comunale.

Il Regolamento dei servizi mortuari e di gestione del cimitero, adottato dal Consiglio Comunale con deliberazione n. 28 del 25 giugno 2008, stabilisce, infatti, agli articoli 4, 71, 72 e 76, alcune norme che venivano sistematicamente violate. L’articolo 4 vieta al personale di custodia di eseguire qualsiasi attività per conto di privati e ricevere compensi sotto qualsiasi forma da privati o ditte. Agli articoli 71, 72 e 76, invece, il Regolamento disciplina le modalità di individuazione delle ditte che possono eseguire all’interno del cimitero lavori di nuove costruzioni e riparazioni prevedendo che la scelta della ditta e l’incarico provengano direttamente da privato interessato all’opera all’interno di un Albo Speciale predisposto dal Comune.

Gli indagati, al contrario, scrive il Gip, “stanno gestendo il cimitero come cosa loro“.

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