Lo spaccio dalla base operativa dei Palazzoni in Via Nervi: a capo del gruppo Valentina Travali, la donna protagonista del famigerato video-rap
“Me pare che è un giorno che vendo quella roba, so’ venti anni che vendo…“, così parla intercettata dagli investigatori Valentina Travali, considerata al centro di un sistema dedito allo spaccio e personaggio di primo piano in questa storia che gli investigatori hanno denominato, nella loro ordinanza, “Status Quo”.
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“L’attività illecita svolta dalla Travali – annota il Gip di Roma Conforti nell’ordinanza – è sicuramente fiorente, non solo tenuto conto dei cospicui rifornimenti emersi nel breve arco temporale delle indagini, ma anche perché lei stessa si vanta di poter sostenere economicamente, oltre ai propri figli, il fratello Angelo (in carcere) e la sua famiglia, la madre Di Silvio Maria Grazia, il padre Giuseppe Travalli, il fratello Alessandro Anzovino e la compagna di quest’ultimo“.
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Ad ogni modo, per il Giudice per le indagini preliminari, non si tratta di un’associazione per delinquere di stampo mafioso (il reato di aggravante mafiosa è contestato solo per gli episodi afferenti alla gambizzazione del 2014 e a un’estorsione nei confronti di un benzinaio su Via Epitaffio), nonostante sia la stessa Travali a dire in un’intercettazione: “Io non mi dissocio dal clan, tranquilli…“. Mancherebbe, secondo il Gip, una continuità tra il clan Travali/Di Silvio capeggiato da “Cha Cha” e i fratelli Travali e questo sodalizio descritto come unito alla bisogna nella vendita della droga.
Ad ogni modo, il gruppo di spaccio – investito oggi dagli arresti dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Latina guidato dal Maggiore Antonio De Lise -, dopo l’ordinanza Reset (e prima ancora, nel 2015, con gli arresti e il conseguente processo Don’t Touch), era capeggiato, secondo gli inquirenti, dal capo-famiglia Giuseppe Travali detto “Peppone lo Zingaro“, poi defunto a giugno 2021, e da Valentina Travali, condannata, sempre a giugno 2021, a sette anni di reclusione e una multa salata per spaccio.
Il suo caso fu sollevato dall’ormai noto video rap della durata di alcuni minuti in cui compariva un nutrito gruppo di giovani, i quali cantavano una canzone citando espressamente i fratelli Angelo e Salvatore Travali, detti rispettivamente Palletta e Bula, auspicando la loro scarcerazione, dopo essere stati sottoposti alla misura della custodia cautelare in carcere nell’ambito della suddetta operazione Reset (erano comunque già in carcere per la condanna scaturita dal processo Don’t Touch). Era il febbraio 2021 e quel video ebbe una eco nazionale tanto da finire su tutti i Tg e costituendo persino materia da approfondimento in noti talk show televisivi. Nel video compariva in bella vista Valentina Travali, intenta a contare i soldi: dalla perquisizione successiva eseguita dalla Polizia le furono trovati quantitativi di droga e una penna pistola calibro 22 con un bossolo all’interno dell’arma e un centinaio di cartucce di vario calibro. Per quest’ultimo fatto, la Travali è stata condannata a 2 anni di reclusione, oltreché a risultare attualmente tra gli imputati nel processo derivante dall’inchiesta “Reset” iniziato da poche settimane presso il Tribunale di Latina.
Secondo quanto risulta dall’indagine “Status Quo”, Valentina Travali avrebbe detenuto la cocaina all’interno dell’appartamento dei Palazzoni, al Lotto 46, in cui viveva con i figli, avuti da due personaggi coinvolti con lei nell’inchiesta Antimafia “Alba Pontina” (sono stati condannati tutti e tre), quando la donna viveva nel quartiere Nicolosi ed era sotto il controllo del clan Di Silvio capeggiato da Armando detto Lallà, dopo gli arresti che avevano sgominato il clan retto da Costantino Cha Cha Di Silvio e dai fratelli Angelo e Salvatore Travali (operazione Don’t Touch, anno 2015).
Uno dei dei personaggi è Mohamed Jandoubi, già detenuto per gli scippi seriali commessi in complicità con Guerrino Di Silvio, e oggi 20 aprile arrestato nella stessa operazione “Status Quo”: per gli investigatori è rimasto a tutti gli effetti un pusher affiliato al Clan Travali, oltreché ad essere l’esecutore materiale della gambizzazione del tabaccaio Marco Urbani avvenuta ad agosto 2014 per ordine di Angelo Travali.
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Secondo la DDA di Roma, quel gruppo capeggiato da Giuseppe e Valentina Travali, il cui core business era lo smercio di cocaina, aveva continuato gli affari del Clan Travali/Di Silvio avvalendosi della collaborazione di altri affiliati, tutti più o meno legati da vincoli di parentela: la madre dei fratelli Travali, Maria Grazia Di Silvio; il compagno di Shara Travali, Gianluca Campoli; la stessa Shara Travali (indagata ma non arrestata nell’operazione Status Quo); lo zio di Maria Grazia Di Silvio, Guerrino Di Silvio; l’ex compagno di Valentina Travali, Mohamed Jandoubi e la giovane ventenne Caterina Nduwimana. La base operativa era in un posto utile a controllare le eventuali azioni delle Forze dell’Ordine così da monitorarle: un appartamento Ater, occupato abusivamente e protetto da videocamere, all’undicesimo piano dei Palazzoni (le cosiddette Vele) in Via Pier Luigi Nervi 44 a Latina.
Coinvolto nell’indagine anche Maurizio De Bellis, volto noto alle cronache giudiziarie da anni, già coinvolto in operazioni anti-droga come quella denominata “Balena Bianca”, e detenuto ai domiciliari dopo essere stato arrestato a dicembre scorso per aver ceduto mezzo chilo di cocaina a un altro pusher, già noto alle cronache e rappresentante delle nuove leve dello spaccio che agiscono in zona pub. “Billy”, così come viene chiamata De Bellis, è un personaggio che da anni rientra in fatti interni al crimine pontino, destinatario peraltro di un ingente sequestro di beni e persino vittima di un attentato che, secondo i collaboratori di giustizia Renato Pugliese e Agostino Riccardo, fu recapitato alla sua villa da Massimiliano Moro nel 2008, prima di essere ucciso nell’ambito della guerra criminale pontina nel 2010 (il processo per omicidio nei confronti di appartenenti ai clan Ciarelli e Di Silvio inizierà nel prossimo mese di maggio).
Per De Bellis, in riferimento all’operazione odierna denominata “Status Quo”, gli inquirenti ipotizzando un ruolo di fornitore di cocaina per il gruppo capeggiato da Valentina Travali: una circostanza raccontata all’Antimafia anche dal collaboratore di giustizia Agostino Riccardo che parlò di De Bellis come abituale fornitore di droga (“ha sempre venduto droga già dagli anni ’90…era legato a Giuseppe Travali, poteva muovere fino a 50 chili al mese”) dei Travali, in rapporti con Angelo Travali e Gianluca Campoi. Tre gli episodi contestati dalla Procura/DDA in merito ad altrettanti cessioni di cocaina acquistata da Valentina Travali e Gianluca Campoli. Peraltro la cocaina venduta da De Bellis fu ritenuta da Valentina Travali non di qualità; solo alla terza compravendita la sostanza stupefacente fu ritenuta soddisfacente.
Uno smercio che si consuma tra il 24 e il 25 febbraio dopo gli arresti eseguiti in ordine all’inchiesta antimafia “Reset” (17 febbraio 2021) e nei giorni in cui il video rap dei Palazzoni diviene popolare con tutto il suo carico di significato criminale. I passaggi di droga sarebbero avvenuti tra Campoli e De Bellis nel parcheggio di un bar tabacchi in via Isonzo e successivamente nello slargo di fronte al ristorante “0773”: 50 euro al grammo per circa 100 grammi. La compravendita di droga non si concretizza più allo stesso modo: infatti, come lamenta Campoli in un’intercettazione captata dagli investigatori, quando a trattare era Giuseppe Travali detto “Peppone” sarebbe stato lo stesso De Bellis a recarsi in loco per fornire la droga. Ora, invece, sono gli acquirenti che devono andare dal fornitore per l’acquisto.
Ad ogni modo, quando per ben due volte la cocaina, chiamata anche “peruviana” o “colore rosa” (due diversi tipi di cocaina), non è ritenuta di qualità, Valentina Travali dice a Campoli: “Mo’ gli dici a papà (ndr: Giuseppe Travali) che lo chiama (riferendosi a De Bellis) e gli dice a sto figlio de puttana che è un figlio de puttana…bastardo figlio de puttana…io glie sparo in testa a questo…noi ci siamo messi d’accordo”.
C”è anche un terzo episodio affine in cui De Bellis avrebbe venduto a Valentina Travali e al suo gruppo mezzo chilo di cocaina. Siamo nel marzo 2021 e la droga, dopo essere stata comprata, sarebbe stata consegnata alla figlia minore di Valentina Travali, all’epoca dei fatti undicenne.
Tanti sono gli episodi di cessioni di cocaina, verso diversi consumatori, contestati, a vario titolo, ai vari appartenenti del gruppo (a farla da padrone è comunque Valentina Travali). In uno degli episodi, c’è un uomo che, per conto terzi, si presenta a casa della Travali ai Palazzoni e chiede di comprare la droga perché prima si riforniva da “Sandro…il figlio de Zof”. Si tratta di Alessandro Zof, incarcerato nell’operazione Reset insieme agli altri appartenenti del Clan Travali.
Le cessioni della droga non avvengono solo presso l’appartamento dei Palazzoni ma anche per strada, soprattutto, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, da parte dei “pusher” Mohamed Jandoubi e Guerrino Di Silvio. Entrambi, in seguito, come detto, coinvolti in diversi episodi di scippi in giro per la città. C’è un consumatore che non potendo pagare 100 euro di droga lascia in pegno a Jandoubi un computer e un telefonino in altra occasione. Uno spaccato che serve a comprendere di quanto il mercato della droga non abbia conosciuto crisi, nonostante una situazione economica pandemica.
La principale zona di spaccio era la Q4, nei ben noti Palazzoni, ma c’era anche uno smercio di droga al quartiere Gionchetto, oltreché agli episodi contestati per lo più a Jandoubi e Guerrino Di Silvio per quanto concerne la vendita al dettaglio per strada.