SOLDI, AFFARI E PASSAMONTAGNA: IL VIDEO AI PALAZZONI CHE INNEGGIA AI TRAVALI

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Trap Travali

Giovanissimi che maneggiano soldi, cultura da urban legend e i fratelli Travali come miti: è la canzone di genere trap pubblicata su Internet e ambientata al lotto 47 dei Palazzoni in Viale Nervi

C’è una donna che conta il denaro: si riconosce una Travali (ndr: Valentina, in foto sotto) nota a cronache, inchieste (Alba Pontina e Reset) e processi come pusher. E poi ci sono i pischelli, col cappello ben attillato, che si passano i soldi e li contano fieri di appartenere a un flusso di affari ininterrotto che, a quanto si evince da linguaggio, tono e slang, non ha perso fascino. Giubbotti senza maniche marcate Armani, contanti facili e rifiuto di qualsiasi altro tipo di mondo che è talmente distante che non può che osservare qualcosa che non sa.

Levo le catene, passo nel quartiere, bandiere bianconere passa un Carabiniere“, così comincia la canzone dei giovanissimi (ascoltala sotto) che, a colpi di montaggio-video, racconta la vita nel quartiere ex Q4. Da tempo, sulle carte urbanistiche, Q4 non significa più niente, perché questo pezzo di città si chiamerebbe Nuova Latina, ma nessuno della zona né alcun latinense lo conosce così. E se questa sia la nuova Latina non si sa, ciò che è certo è che si tratteggia uno spaccato lontano mille anni luce dalle polemiche su carta stampata, da inchieste e processi che hanno incastrato clan e pezzi di clan contestando il 416 bis. Uno spaccato completamente avulso e che il mondo degli adulti e, soprattutto, dei borghesi di città conoscono poco e niente tra catene d’oro, passamontagna, gesti del taglia gola, colpi di pistola simulate e persino didietro che roteano e twerkano come Elettra Lamborghini. Riferimenti giovanili troppo spesso dimenticati e forse mai conosciuti: la violenza come arma di difesa e la donna ridotta a “puta ti sc..o in tuta“.

Rispetto la strada, faccio una rapina a mano armata…no contatti, solo contanti…c’ho un amico e di sicuro non è pentito“. Un’altra delle strofe più significative di questa “ode” a un certo mondo da strada, dove il reato fa uomo e il rimando al pentito significa l’infame, il rigetto di ciò che la storia di Latina ha offerto da almeno 4 anni a questa parte: i primi collaboratori di giustizia della palude dove, solo pochi anni fa, la parola “pentito” significava, al massimo, cronaca giudiziaria meridionale o cinema di denuncia.

Epperò il pentito ex amico è un modello da respingere, secondo la canzone “Zona” dei giovanissimi “TR4”. Dai Palazzoni, il noto complesso latinense in Viale Nervi che si staglia sulla Pontina, non lontano dal rudere dell’ex Icos, “è un attimo…voglio un attico” – cantano i trapper – “siamo dei ragazzi popolari pensiamo agli affari“.

E ancora il rimando al mondo dei clan sinti – “mi chiama Papù al telefonino” -, un nome che a Latina, nonostante non si comprenda bene quale sia il rimando del testo, significa Antonio Di Silvio, il deceduto capostipite della famiglia dell’omonimo clan rom di Gionchetto e imparentato anche con i fratelli Travali la cui presenza aleggia nella canzone e nel video per poi, come vedremo, culminare in esso.

Palazzoni di Viale Nervi, Latina

Se sei in zona mia faccio gang gang gang, se sei in zona tua faccio bang bang bang, no non tradisco un fratello, giro il cappello…c’ho in mano un ferro pronto pe’ fa’ macello” è lo scimmiottare il linguaggio della strada, con gesti di pistole che sparano mixati col rumore dei colpi che partono. Azioni che evocano violenza e desiderio di sopraffazione contro una supposta banda rivale, ossia quelli che si credono “Pablo” (ndr: Escobar) ma al massimo vendono fumo “a qualcuno che sente il profumo“.

Non chiamate la police se non volete il bis, sempre nella street con la tuta del Paris, stai tranquillo Zio tutto passa in fretta…Garba…Palletta l’ho scritto anche sui muri della cameretta Zio Bula esce in fretta“. Così in uno dei passaggi finali della canzone che non concede altro spazio geografico e sociale se non quello di un orizzonte di una banlieu (non a caso è citato il Paris Saint Germain, la squadra di Parigi) che piano piano è venuta su anche a Latina senza che i pontini se ne accorgessero e, se lo hanno fatto, hanno preferito girare la testa dall’altra parte. Perché, questo, da sempre, e ora ancor di più, è per una parte che ci vive “i Palazzoni”: un microcosmo pieno di equilibri, storie e leggi sbagliate ma ritenute giuste e inviolabili, prima che un quartiere in un nudo e freddamente geometrico piano urbanistico.

Giovani (tra di loro si riconosce un nipote dei Travali e un loro cognato) che, almeno da questo video, non hanno che pochi e bastevoli riferimenti: Palletta, ossia Angelo Travali, il fratello Salvatore, per l’appunto Zio Bula, che “esce in fretta” e “Garba” inteso come l’altro fratello dei due, Alessandro Anzovino detto anche Ciba e anche lui arrestato nella recente Operazione Reset. Due miti per questi giovanissimi, niente affatto criminali che marciscono in carcere e a cui ora è contestato il reato di associazione mafiosa. Non interessa a questi giovani i quali non lo sanno neanche che là fuori c’è un mondo da scoprire. Preferiscono lo stagno dove sono re o quantomeno dove ambiscono a diventarlo: qui ci sono dei punti fermi (i Travali), là fuori non scorgono niente. Una totale e tombale incomunicabilità con una politica cittadina che manco per sbaglio coglie il punto della situazione (è nato un gruppo politico di destra sociale della zona che neanche si avvicina all’immaginazione di questi giovani dei Palazzoni): pensare sin da ora a un processo culturale, altro che pensosi e inutili dibattiti sullo skatepark o il nome da dare ai Giardinetti. E una società civile, compresa la scuola, sempre più divisa, con la pandemia che ha ridotto, ancor di più, a zero la possibilità di interscambio sociale tra classi diverse.

Francesco Viola
Francesco Viola (foto da Facebook)

In un’altra canzone di TR4, uscita l’anno scorso, titolata Bazooka, tra i commenti anche quello di Francesco Viola (“Spaccate”, dice ai giovanissimi), braccio destro dei Travali e loro genero, e anche lui arrestato nella recente Operazione Reset (condannato in via definitiva nel processo Don’t Touch) e sul groppone l’accusa di far parte di un clan mafioso.

Ma niente sermoni. Non servono, soprattutto a queste latitudini dove il Comune di Latina vuole riqualificare, insieme all’Ater, tutto il complesso con il progetto di rigenerazione urbana “A gonfie vele”. Solo che i residenti non l’hanno mai chiamate Vele, per tutti qui quei palazzi si chiamano Palazzoni e la questione non segna solo una stortura nominale ma tutta la distanza del mondo tra Istituzioni e vita reale.

Era qui, in Viale Nervi, che in una casa Ater, Angelo Travali si era ricavato le sue case abusive, era qui che il Clan “Don’t Touch” nascondeva alcune armi nell’anonimo appartamento di una anziana insospettabile. Tracce, segni e vite che non hanno vergato la distanza con le nuove leve ma che, al contrario, continuano a fare proseliti: via il pentito ex amico perché Zio Bula esce in fretta.

AGGIORNAMENTO – Dopo l’uscita di questo articolo, il video è stato rimosso. Il filmato è stato acquisito dalle autorità competenti.

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