Assoggettamento del territorio e omertà. Due concetti entrati nel codice penale ma di cui si dovrebbe parlare anche quando non è un’indagine a intervenire. Questo è il senso di una lettera anonima arrivata a luglio sulla scrivania del sindaco di Formia Paola Villa e all’indirizzo di vari dirigenti delle forze dell’Ordine di Formia: il dott. Massimo Mazio del Commissariato di Polizia, il Capitano David Pirrera della Caserma dei Carabinieri, il Tenente Mario Moscardin della Guardia di Finanza. Ultimo, ma non ultimo tra i destinatari, il giornalista formiano Adriano Pagano.
L’oggetto della lettera, sempre loro: i Bardellino, nello specifico Gustavo Bardellino di cui, proprio per Latina Tu, Adriano Pagano ha riportato le ultimissime vicende che lo hanno coinvolto in un episodio di efferata violenza: il pestaggio che la ex compagna, Vanesa Rodriguez, gli attribuisce, risalente, da nota della Questura di Latina, al 20 gennaio 2019 presso un famoso ristorante del centro (Veneziano, ndr). Per quella denuncia, Gustavo Bardellino, esponente dell’omonima famiglia residente a Formia, notoriamente legata alla criminalità organizzata campana, e nipote del boss fondatore del Clan dei Casalesi Antonio, era finito agli arresti a marzo. Poi, a fine aprile, il tribunale del Riesame di Roma, composto dal collegio presieduto dal Dott. Filippo Steidl, a latere Debora Sulpizi e Roberta Conforti, accogliendo la richiesta dei legali Pasquale Cardillo Cupo e Giovanni Cantelli, annullò la misura cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Cassino per i reati di lesioni e stalking. La Rodriguez, della quale Latina Tu ha pubblicato le foto che mostravano il suo volto tumefatto, accusa Gustavo Bardellino di averla brutalmente picchiata costringendola ad un lungo e delicato intervento chirurgico per la riduzione di ferite e fratture al volto, l’innesto di placche al titanio e oltre 40 giorni di prognosi.
Al di là dell’episodio in sé, dei Bardellino, a Formia e oltre, si sa tutto: da anni menzionati nelle relazioni semestrali della Direzione Investigativa Antimafia e nei rapporti dell’Osservatorio Tecnico-Scientifico per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio alla voce “Nomi delle famiglie, dei clan e dei gruppi criminali presenti nel Lazio citati dall’attività investigativa-giudiziaria da almeno 4 anni”, ancora oggi affermano la loro presenza nella cittadina del sud pontino, che sia un’operazione cinematografica, indirettamente tramite un personaggio di una web tv locale o un semplice parcheggio di un’automobile: dove i comuni mortali pagherebbero una multa, loro no. Almeno a quanto raccontato dall’autore della lettera anonima succitata, firmata da “Un cittadino formiano”.
“Desidero portare alla Vostra attenzione – scrive l’anonimo nella lettera che risale al 26 luglio scorso con un timbro recante la dicitura Poste Roma-Fiumicino e un francobollo da Soverato in Calabria (effettivamente due circostanze quantomeno bizzarre) – l’arroganza e la strafottenza con cui Bardellino Gustavo (ndr: definito dall’anonimo con il complimento non certo tenero di “organismo vivente”) incurante di qualsiasi senso civico si sente autorizzato a parcheggiare l’automobile che usa, una Fiat Panda, in via Lavanga tra il civico 36 e 38 (passo carrabile) sotto un bel cartello di divieto di sosta. La cosa che fa incazzare è che sono anni che questo essere ha il “parcheggio riservato” in quel posto. Prima vi parcheggiava una Mini One, ora la Fiat Panda che tra l’altro è noleggiata da una donna e non si capisce come mai l’abbia in uso giorno e notte”.
“Nonostante vi siano state chiamate per segnalare al centralino della polizia locale questo abuso non si è mai visto nessuno fermarsi e fare una multa come spesso accade in tutta la città di Formia. Eh, già, dimenticavo – prosegue l’anonimo con cipiglio amaro e sardonico – all’auto di Bardellino Gustavo non si può fare la multa mentre ai cittadini onesti che pagano le tasse e rispettano la legge sì.
Questo essere (perché definirlo uomo sarebbe un insulto a tutta la specie) – continua il misterioso cittadino formiano – che si permette di picchiare impunemente e sfregiare una donna di un noto ristorante di Formia, la fa franca grazie alle nostre leggi, si permette il lusso di girare in auto parlando al cellulare senza cintura di sicurezza e parcheggiare dove più gli aggrada (via Vitruvio Bar Tirreno, Largo Paone Zanzibar sul marciapiede) tanto lui è “Bardellino la gente ha paura, fa quello che vuole”. E le nostre forze dell’ordine dove sono? Non vedono mai niente? Qualcuno addirittura si intrattiene con lui nei bar! Possibile che queste cose non vengono alle orecchie di chi ci amministra e chi si occupa della nostra sicurezza?”
Poi, il cittadino formiano anonimo interpella direttamente Paola Villa: “Signora Sindaca, mi rivolgo a Lei che ha fatto della lotta a questi delinquenti un estremo baluardo per la nostra città (visto che i suoi predecessori hanno sempre consentito di tutto) come Ella stessa si descrive “senza bavaglio” (ndr: il nickname del Sindaco di Formia sul social Facebook). Perché il bravo cittadino che lavora, percepisce uno stipendio, paga le tasse, fa la dichiarazione dei redditi, cerca di rispettare le regole, puntualmente viene contravvenzionato dai suoi uomini e donne (come è giusto che sia) e questo prodotto della nostra società la fa sempre franca?
Concludo ringraziando – scrive l’anonimo, vergando le ultime inequivocabili parole del suo pensiero – tutte le istituzioni che dagli anni 80/90 hanno consentito il proliferare di questo tumore nella nostra perla del tirreno, terra raccontata, vissuta, visitata da persone del calibro di Marco Tullio Cicerone, Hans Christian Andersen, i Reali d’Inghilterra, Torquato Tasso, Marco Vitruvio Pollione ecc. solo per citare alcuni dei più famosi. Oggi la nostra perla si è tramutata in una bruttura alla ribalta nazionale solo per storie e vicende di camorra legate quasi sempre anche indirettamente alla famiglia Bardellino. Grazie, grazie, grazie. Un cittadino formiano“.
Il Sindaco Villa, dopo aver letto la missiva/esposto, ha scritto un sollecito ai Vigili Urbani per chiedere chiarimenti in merito. Al netto delle azioni che saranno messe in campo o meno, il quadro che delinea l’anonimo restituisce un ambiente che, per utilizzare le parole dell’incipit del presente articolo, è assoggettato e, sopratutto, omertoso. Il cittadino che ha scritto questa lettera non mente, non solo perché abbiamo verificato da più fonti, ma perché ha corredato la lettera con tanto di foto.
Eppure, egli stesso, l’anonimo formiano, non ha il coraggio della denuncia che viene demandata alle Istituzioni ancorché a un giornalista. Nel ribadire che i Bardellino fanno ciò che vogliono, anche lui involontariamente glielo permette rinunciando alla sua identità.
Certo, è audace scrivere di una famiglia legata tradizionalmente alle cosche camorristiche, inserita in numerose indagini (per la verità evaporate praticamente nel nulla), ma è impossibile non chiedersi: fino a quando tutto questo potrà reggere? Possono i giornalisti di periferia continuare nella denuncia, quando sono sottopagati, o per nulla pagati? E gli amministratori con gli appartenenti alle forze dell’ordine più illuminati e di buona volontà, siamo veramente sicuri che siano sostenuti e non emarginati?
Il sistema, va detto a malincuore, non è controbilanciato e questo, i potenti del nostro territorio (come quelli di altre terre, poiché la situazione è identica da Aosta a Palermo), lo sanno. E se ne giovano, coadiuvati anche da cinici e attempati negazionisti che, sulla stampa, con sicumera e arroganza, dettano l’opinione pubblica della provincia da un trentennio, forti dell’assenza di concorrenza, dei legami economici e politici, e irrobustiti da una certa piaggeria che colpisce anche i più giovani speranzosi di un posto al sole (che probabilmente non vedranno mai).
Bardellino è un nome che a Formia fa tremare, oggi lo sappiamo solo un po’ di più.