“FORMIA IN INESORABILE DECLINO SE NON CÈ UN PROGETTO”, LE IDEE DELLE ASSOCIAZIONI

“Le visioni corte e il declino di Formia. Senza un progetto futuro di città si rischia il declino”, l’intervento delle associazioni

“La popolazione di Formia (e del golfo) invecchia perché si vive più a lungo e perché i giovani se ne vanno. Essi ambiscono ad occupazioni dignitose, in linea con il loro grado d’istruzione. Il territorio non riesce a trattenerli, ad offrire loro opportunità qualificanti. Cosa si potrebbe fare?

Spesso si afferma che la politica non crea posti di lavoro. Però può creare opportunità. Amministrare l’ordinario è necessario ma non è sufficiente a promuovere lo sviluppo. Per creare opportunità occorre avere una visione di città, in grado di contrastare il declino demografico e sociale. Occorre cioè lavorare per una prospettiva di medio/lungo periodo, che metta al centro i bisogni delle persone, specialmente le più fragili e anziane, e il lavoro per i giovani.

Il lavoro disponibile non può soltanto essere quello precario, legato alla movida, alla ristorazione o ai servizi di spiaggia. Formia ha bisogno di posti di lavoro stabili, ad alto valore aggiunto. Per questo le risorse presenti sul territorio e quelle future (es. centro sportivo CONI, Dono Svizzero, Nuovo Ospedale del Golfo, aree archeologiche…), attraverso un nuovo Piano Regolatore Generale, le cui tracce sono scomparse nonostante il quasi milione di euro speso negli ultimi venticinque anni, vanno correlate tra loro e, in maniera sinergica, alle destinazioni d’uso da attribuire alle ex aree industriali dismesse, evitando di ripetere altri pezzi incolore di città; all’uso di alcuni dei beni confiscati alle mafie e dei grandi contenitori di proprietà pubblica (es. ex Marina di Castellone, colonia Di Donato, ex Seven Up …); ai programmi di infrastrutturazione tecnologica dell’area industriale di Penitro; alla valorizzazione delle aree montane degli Aurunci, dei parchi regionali e delle aree archeologiche. 

Poi c’è tutta l’occupazione diretta e indotta che potrebbe derivare da un vero progetto di riqualificazione del water front cittadino. Esso deve essere oggetto di un progetto unitario di trasformazione, che deve comprendere mobilità sostenibile (viaria e ciclo pedonale) che colleghi il levante ed il ponente della città, attraverso un progetto di rigenerazione urbana dell’asse litoraneo; recupero dell’area archeologica compresa tra Caposele e il piazzale Vespucci; turismo nautico, con la realizzazione di un nuovo porto turistico a levante dell’attuale porto, anch’esso ridefinito negli usi; riqualificazione urbanistica dell’antico quartiere di Mola; progetti di rigenerazione urbana (es. ex magazzini del pesce su molo Vespucci – Freezing Fish, spostamento cantieri navali dall’area archeologica…) sulle aree litoranee disponibili.

Sono queste le sfide che deve affrontare la città (forze economiche, politiche, sociali) per evitare che si avvii inesorabilmente verso il declino”.

Lo scrivono le asssociazioni “Comunità Lazio Meridionale e Isole Pontine” e “Incontri & Confronti”.

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