Il pontino Claudio Durigon, senatore della Lega di Matteo Salvini, torna al Ministero del Lavoro incassando la nomina di sottosegretario
È stata resa pubblica da poche ore la lista dei 31 sottosegretari nominati scelti dal Consiglio dei Ministri del Governo Meloni. Al centro dell’attenzione mediatica nazionale vi sarà sicuramente la nomina di Vittoria Sgarbi, il critico d’arte più noto come ospite televisivo tra un insulto e una “capra”. Ma alle lande pontine risulterà ancora più degna di nota la terza nomina di Durigon.
Non una novità per il latinense Claudio Durigon, nella scorsa legislatura deputato e confermato per la coalizione di centrodestra – stavolta al senato – alle ultime elezioni politiche del 25 settembre, nel collegio uninominale (e blindato) di Viterbo.
Durigon, infatti, era stato già sottosegretario al Ministero del Lavoro quando al dicastero c’era Luigi Di Maio. Era un’altra era politica e si trattava del Governo Conte I caduto in seguito al famigerato Papeete di Salvini. Successivamente, sempre nella scorsa legislatura, Durigon ebbe l’altra nomina importante, in qualità di sottosegretario, al Ministero Economia e Finanze nel Governo dei cosiddetti “Migliori” a guida Mario Draghi.
Una carriera in rampa di lancio anche alla luce delle cariche di partito di peso quali Commissario della Lega a Roma e, dal dicembre 2020, coordinatore regionale della Lega nel Lazio. Una carica che tuttora ricopre e che fa sì che Durigon risulta un uomo di riferimento per il leader Matteo Salvini. C’era anche Durigon nei vertici del centrodestra quando, prima delle elezioni del 25 settembre, si mettevano a punto gli assetti di coalizione in vista delle Politiche che hanno sancito la vittoria di Giorgia Meloni e la costituzione di un governo tra Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia.
E uomo di riferimento per Salvini lo è sempre stato anche al di là di quell’agosto del 2021 quando Durigon pronunciò quella frase goffa, imbarazzante e grave sul Parco Falcone e Borsellino di Latina per cui il neo-sottosegretario al Lavoro, nel ministero retto dalla “tecnica” Marina Elvira Calderone, propose la rimozione del nome per ripristinare l’intitolazione (in passato, in realtà, mai concretizzata dal punto di vista degli atti amministrativi) al fratello del Duce, Arnaldo Mussolini.
Come noto, Durigon fu costretto alle dimissioni il 26 agosto 2021 dopo quelle frasi improvvide e il polverone mediatico conseguente sbarcato anche sui network nazionali, ma mai fu accantonato da Salvini il quale mantenne per lui le cariche interne al partito e continua da sempre a considerarlo uomo di fiducia, nonostante la Lega, in provincia di Latina (e in Italia), abbia subito una debacle elettorale.
Claudio Durigon non ha mai pensato a mollare e dopo aver imposto nel collegio plurinominale di Latina la latinense Giovanne Miele, diventata deputata, oggi ottiene il posto di prestigio come sottosegretario di un ministero che sente suo. Talmente suo che è considerato dai quadri della Lega esperto del mondo del lavoro e padre putativo della cosiddetta “quota 100”.
Ma Durigon non è solo il gaffeur del Parco Mussolini, anzi in realtà quell’inciampo è poca cosa rispetto alle sue menzioni in indagini dell’Antimafia di Roma e soprattutto nell’essere stato fautore di una nomina scomodissima recapitata a un giovane latinense, al momento sotto processo nel procedimento “Scarface”, che vede alla sbarra il clan di Giuseppe “Romolo” Di Silvio a cui si contesta il 416 bis, e vieppiù ritenuto dalla stessa DDA di Roma e dalla DDA di Reggio Calabria, prestanome di un imprenditore in rapporti accertati con la ‘ndrangheta.
Il riferimento, tanto per essere chiari, è all’uomo ritenuto prestanome di Sergio Gangemi, Simone Di Marcantonio, che nel 2018, poco prima di approdare in Parlamento, Durigon da leader dell’Ugl nominò come dirigente del sindacato laziale. E non mancano, nella faretra reputazionale di Durigon, anche i rapporti con il faccendiere Natan Altomare, personaggio dalle tante sfaccettature, vicino ad un tempo a soggetti come Costantino “Cha Cha” Di Silvio e Gianluca Tuma, e in seconda battuta all’imprenditore al centro dello scandalo “Dirty Glass” Luciano Iannotta, l’ex Presidente del Terracina Calcio e, prima delle indagini dell’Antimafia, vertice indiscusso di Confartagianato, che avrebbe pagato alla Lega di Durigon un appartamento durante la campagna elettorale del 2018.
Senza contare, l’affermazione portata in evidenza dall’inchiesta di Fanpage quando Durigon disse a un interlocutore che la Lega aveva nominato un generale della Guardia di Finanza (ndr: Zafarana) in risposta a una possibile preoccupazione per le indagini su soldi e investimenti opachi del Carroccio.
Rapporti indicibili o comunque mai spiegati per cui né da lui né dalla Lega nazionale e locale, né dal suo sindacato di riferimento è arrivato non una dichiarazione ma nemmeno un sibilo di chiarezza e trasparenza.
Eppure, nonostante un curriculum che poteva imbarazzare, passata la buriana del parco Mussolini, nessuno ricorda più niente e Durigon a distanza di poco più di un anno è di nuovo sottosegretario, dopo peraltro essere stato rieletto senatore.