DIRTY GLASS, DIFESA IANNOTTA RICUSA I GIUDICI: SALTA IL SEQUESTRO DI PERSONA A CAUSA DELLA “CARTABIA”

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Luciano Iannotta (foto da sportpontino
Luciano Iannotta (foto da sportpontino.com)

Dirty Glass, al processo che vede imputato l’imprenditore di Sonnino Luciano Iannotta succede di tutto. E il dibattimento arranca

Competenze di Tribunale (se fare il processo a Roma o a Latina), legittimo sospetto e ora anche la ricusazione del collegio del Tribunale di Latina Morselli-Sergio-Romano richiesta dalla difesa di Luciano Iannotta, rappresentata dall’avvocato Mario Antinucci.

Sembrava che il processo, seppur lentamente, avesse preso finalmente inizio a giugno scorso quando fu esaminato dal Pm della Procura/DDA di Roma, Luigia Spinelli, il commercialista che sedeva nel collegio sindacale della Pagliaroli Spa, la società che, secondo le prospettazioni della Procura di Roma e della Squadra Mobile di Latina che ha portato avanti le indagini, sarebbe stata spolpata da Luciano Iannotta prima che la stessa fallisse.

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E per la verità oggi, 23 novembre, il commercialista originario di Priverno, che doveva essere contro-esaminato dal collegio difensivo degli avvocati difensori, ha concluso la sua testimonianza. Poche le domande rivolte a lui che ha ribadito la presenza di Luciano Iannotta nella fu Pagliaroli Vetri, oggi Global Distribution, difesa dall’avvocato Renzi, parte civile nel processo odierno derivante dall’operazione “Dirty Glass”.

Solo che prima di arrivare a contro-esaminare il commercialista, il processo ha visto un’ora e mezza di battaglia giudiziaria innescata dalla difesa di Luciano Iannotta.

Come noto si tratta di uno dei processi più importanti che si svolge presso il Tribunale di Latina dove ad essere imputati sono l’imprenditore di Sonnino, Luciano Iannotta, e quelli che, dalla Direzione Distrettuale Antimafia e dalla Squadra Mobile di Latina, sono ritenuti essere i suoi sodali di un tempo, tra affari, malavita, criminalità organizzata e persino servizi segreti. Sul banco degli imputati, oltreché a Iannotta, vi sono Luigi De Gregoris, Antonio e Gennaro Festa, i carabinieri Alessandro Sessa e Michele Carfora Lettieri, Pio Taiani e Natan Altomare. Parti civili l’associazione antimafia “Antonino Caponnetto” e, per l’appunto, la curatela fallimentare della società “Global Distribution”.

I reati contestati, a vario titolo, dalla Direzione Distrettuale Antimafia, sono molteplici: in materia fiscale e tributaria, violazioni della legge fallimentare, estorsione aggravata dal metodo mafioso, intestazione fittizia di beni, falso, corruzione, riciclaggio, accesso abusivo a sistema informatico, rivelazioni di segreto d’ufficio, favoreggiamento reale,  turbativa d’asta, sequestro di persona e detenzione e porto d’armi da fuoco.

Tuttavia, gli animi della difesa di Iannotta non sono distesi anche perché, a fine settembre, c’è stata la confisca del patrimonio da 50 milioni di euro a carico dell’imprenditore di Sonnino, su cui pende un ricorso in Appello romano che si discuterà il 14 dicembre. Il problema sollevato dall’avvocato Antinucci è che il giudice relatore sarà Aldo Morgigni, che è stato Presidente del collegio di Tribunale a Latina dove, prima dell’attuale collegio presieduto dal giudice Morselli, era stato incardinato il processo “Dirty Glass”. Un motivo che, probabilmente, sarà destinatario di una eccezione.

Ad ogni modo, la prima questione avanzata dal legale di Iannotta è stata di quella di richiedere al Tribunale un rinvio dell’udienza, in modo tale che il suo assistito potesse presenziare al processo dall’Inghilterra. Iannotta, infatti, da ciò che si apprende in aula, si trova a Londra e vorrebbe essere giudicato assistendo video-collegato al suo processo.

Una richiesta non prevedibile nei confronti della quale il Tribunale ha dato atto essere pervenuta fuori udienza e senza quindi permettere di avere il tempo per decidere se ottemperare o meno; senza contare che l’imputato è libero e avrebbe potuto partecipare al processo. Scontata l’opposizione dei Pm Luigia Spinelli e Francesco Gualtieri, oggi entrambi presenti in aula. Alla fine, come invece prevedibile, il Tribunale ha respinto l’istanza perché Iannotta non ha nessun impedimento a venire in udienza: in soldoni, può prendere un aereo e venire al processo, non avendo su di sé alcuna misura cautelare. Per di più, la partecipazione al processo di Iannotta da Londra necessiterebbe la presenza, in terra d’Albione, di un ufficiale di polizia giudiziaria italiano.

Non è finita qui perché, dopo che il Tribunale ha avvertito che è pervenuta dal perito una richiesta di proroga per la trascrizione delle intercettazioni, accordata dal medesimo Tribunale, è intervenuta di nuovo una questione che era rimasta sub judice.

A Iannotta, De Gregorsi, Altomare e Taiani, infatti, tra le varie accuse, viene loro contestato il reato di sequestro di persona. Già a gennaio scorso, il rischio che il capo d’imputazione potesse saltare era risultato concreto, in ragione dell’entrata in vigore della cosiddetta Legga Cartabia che prevede la non procedibilità nel caso in cui non vi sia una querela della vittima, in questo caso delle due vittime.

Secondo gli inquirenti, infatti, a maggio 2018, Iannotta avrebbe sequestrato, in un capannone della Akros (una delle società della galassia dell’imprenditore), a Sonnino, due persone, tra cui l’impiegato della Corte dei Conti, Fabio Zambelli, anche lui, in un primo momento, indagato nella stessa indagine Dirty Glass per corruzione. Il 14 maggio 2018 Iannotta, Altomare, Pio Taiani e De Gregoris avrebbero rinchiuso nel capannone Zambelli e il rappresentante di materiale per ufficio ed apparecchiature elettromedicali, Pierpaolo Tomaino: ossia i due soggetti che, secondo Iannotta&Co, avrebbero potuto garantirgli una via facile per un l’aggiudicazione di un appalto in Regione Lazio.

Nel corso di quello che gli investigatori della Squadra Mobile ritengono essere stato un vero e proprio blitz, vi sarebbero stati schiaffi e persino un paio di colpi sparati da Iannotta, uno dei quali non sarebbe andato troppo lontano dal volto di Zambelli. A un tratto Iannotta, intercettato dagli investigatori dice: “Ammazza uno dei due” e l’altro lo implora: “No Luciano, no Luciano, aspetta”.

Una volta liberati, i due si interrogarono sul da farsi: denunciare o no? Alla fine decisero di non fare niente tanto è che, ottobre 2022, nel corso di una delle udienze del processo a Latina, si è appreso che Zambelli, parte offesa, aveva rinunciato a costituirsi parte civile.

Ora, dopo verifica della Squadra Mobile di Latina, il Pm Spinelli ha dato conto che effettivamente non è stata sporta nessuna querela, motivo per cui, da legge Cartabia, l’imputazione è improcedibile d’ufficio. Salta quindi, così come deciso oggi dal Tribunale di Latina, il reato di sequestro di persona (capo 14), sebbene rimanga in piedi quello dell’uso delle armi (capo 15). Chiaramente le difese avrebbero voluto che anche la detenzione delle armi fosse espunta dal processo, ma il reato è scampato dalla tagliola della “Cartabia”: quel tipo di reato rimane procedibile d’ufficio.

Altra questione, però, è arrivata sulle intercettazioni. La difesa di Iannotta ha chiesto che le intercettazioni inerenti il sequestro di persona, in quanto reato improcedibile, fossero eliminate dalla trascrizione. Praticamente, le intercettazioni non avrebbero potuto più fare parte del processo: quindi nessuna domanda su di esse e di conseguenza nessuna eventuale formazione della prova.

Il collegio del Tribunale, però, ha ragionato diversamente, accordando l’opposizione dei Pubblici Ministeri: se è vero che Iannotta, De Gregoris, Taiani e Altomare non avranno processo sul sequestro di persona con la formula del “non doversi procedere”, è vero anche che, rimanendo in piedi l’uso delle armi, connesso al reato estinto dalla “Cartabia”, quelle parole captate dagli investigatori fanno parte dell’economia del processo in una ottica generale e occorrono nel dibattimento. Apriti cielo.

L’avvocato Antinucci, che difende Iannotta, dopo aver appreso della decisione del Tribunale, ha chiesto la ricusazione dell’intero collegio del Tribunale: via i giudici Laura Morselli, Simona Sergio e Paolo Romano “perché avrebbero leso i principi di terzietà”. Sarà il Presidente del Tribunale di Latina a decidere. Secondo il legale proprio perché l’uso delle armi è legato al sequestro di persona, le intercettazioni devono essere escluse.

Il processo è comunque proseguito, nonostante tutto. Dopo il breve contro-esame del commercialista, dal quale l’avvocato di Iannotta si è astenuto in attesa della decisione sulla ricusazione da lui proposta, è iniziato, alle ore 17, l’esame di un altro testimone dell’accusa: il curatore fallimentare della Global Distribution, ex Pagliaroli Spa. Prossimo appuntamento al 14 marzo 2024.

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