DIRTY GLASS, CASSAZIONE BACCHETTA TUTTI: TRIBUNALE DI LATINA E IMPUTATI

Luciano Iannotta (foto da sportpontino
Luciano Iannotta (foto da sportpontino.com)

Dirty Glass, proverà a iniziare il prossimo 15 giugno il processo a Iannotta&Co: nel frattempo due sentenze di Cassazione hanno respinto i tentativi di rendere illegittimo il procedimento

È uno dei processi più importanti che si svolge presso il Tribunale di Latina dove ad essere imputati sono l’imprenditore di Sonnino, Luciano Iannotta, e quelli che dalla Direzione Distrettuale Antimafia e dalla Squadra Mobile di Latina, sono ritenuti essere i suoi sodali di un tempo, tra affari, malavita e persino servizi segreti.

Il processo, a distanza di quasi tre anni dall’esecuzione dell’ordinanza cautelare, non è praticamente mai iniziato. Nessuna udienza di dibattimento nella quale si è esaminato almeno un testimone, dopo che il procedimento era stato incardinato prima presso il Tribunale di Roma, per poi tornare in quello di Piazza Buozzi, a Latina.

Sul banco degli imputati, oltreché a Iannotta, vi sono Luigi De Gregoris, Antonio e Gennaro Festa, i carabinieri Alessandro Sessa e Michele Carfora Lettieri, Pio Taiani e Natan Altomare. Parti civili l’associazione antimafia “Antonino Caponnetto” e la curatela fallimentare della società “Global Distribution”.

I reati contestati, a vario titolo, dalla Direzione Distrettuale Antimafia sono molteplici: in materia fiscale e tributaria, violazioni della legge fallimentare, estorsione aggravata dal metodo mafioso, intestazione fittizia di beni, falso, corruzione, riciclaggio, accesso abusivo a sistema informatico, rivelazioni di segreto d’ufficio, favoreggiamento reale,  turbativa d’asta, sequestro di persona e detenzione e porto d’armi da fuoco. Nel mezzo un sequestro da 50 milioni di euro recapitato a Luciano Iannotta su cui pende un ricorso per farlo annullare.

Intanto, però, ci sono da registrare due sentenze di Cassazione che hanno sgomberato il campo: il processo, se non capiterà dell’altro (non è da escludere considerato il quadro della giustizia italiana), s’ha da fare.

A stabilirlo, per prima, la sentenza di dicembre scorso con cui la Suprema Corte si è pronunciata sulla richiesta di rimessione del processo per legittimo sospetto. i giudici del Palazzaccio avevano respinto il ricorso dichiarandolo inammissibile.

Successivamente, ad aprile scorso, un’altra sentenza di Corte di Cassazione che ha deciso sul rinvio pregiudiziale proposto dal Tribunale di Latina per cui si chiedeva la competenza di Piazza Buozzi, mentre gli imputati Iannotta, difeso dall’avvocato Mario Antinucci, e i co-imputati Antonio e Gennaro Festa, assistiti dagli avvocati Cola, proponevano come sede del processo un nuovo Tribunale: Napoli.

È stato infatti il Tribunale di Latina – collegio presieduto dal giudice Laura Morselli -, con ordinanza pronunciata nel corso dell’udienza del 26 gennaio 2023, a rimettere gli atti alla Cassazione, per la risoluzione in via pregiudiziale della questione di competenza per territorio sollevata dai difensori degli imputati Iannotte, i Festa e Pio Taiani.

Sul caso, la Cassazione bacchetta anche il Tribunale di Latina sostenendo che lo stesso si è limitato “laconicamente” a scaricare la “patata bollente” della competenza territoriale ai giudici del Palazzaccio.

Secondo la Corte di Cassazione, “il giudice non ha compiuto alcuna delibazione della questione, rimettendo alla Corte di legittimità la questione della competenza senza neppure prospettare i termini della stessa, né prendendo posizione sulle argomentazioni delle parti con riguardo ai singoli reati addebitati a ciascuno degli imputati”.

“Il giudice – continua la Cassazione – avrebbe dovuto esporre le questioni, analizzarle, compiere una preliminare delibazione di fondatezza e prospettare l’impossibilità di risolverla con gli ordinari strumenti: ordinanza motivata di rigetto dell’eccezione; proposizione del conflitto, qualora ravvisi la competenza del giudice che ha trasmesso il procedimento; declinatoria, anche parziale, della competenza in favore di un terzo giudice”.

Il Tribunale di Latina, invece, “dopo avere rinviato varie volte il processo senza neppure incardinarlo, ha preferito spogliarsi della questione, investendone impropriamente la Corte regolatrice”. Pertanto la richiesta di rinvio pregiudiziale è inammissibile, al contempo “le prospettazioni delle parti, che avevano eccepito — ancora prima dell’entrata in vigore della Riforma Cartabia — l’incompetenza del Tribunale
ipotizzando vari fori alternativi, sono generiche”.

Ecco perché la Cassazione restituisce gli atti al Tribunale di Latina. Il processo potrà iniziare (forse), ma che fatica.

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